Internet è diventato essenziale per avere una vita sociale, ma internet nasconde tante insidie: bugie, disinformazione sistematica, tuttologi da tastiera che scaricano in rete violenza, odio, fake news.
I social media rappresentano una nuova era in quanto rendono molto più intenso e invadente il processo di confronto sociale, soprattutto per i più giovani, che sono “quasi sempre online”, in un periodo importantissimo della loro vita nel quale si stà formando l’identità personale, l’espressione, la morale.
Diventa pertanto urgente una revisione, una normativa a tutela dei cittadini, sulle modalità con cui viene trattata l’informazione in rete. Se il nostro futuro è digitale, spetta anche a noi pretendere delle regole che ci proteggano.
Mentre l’industria tradizionale trasforma le materie prime in prodotti, nel mondo digitale qualcuno si impadronisce dei nostri dati comportamentali e ci guadagna. Come? … La tecnologia informatica è ormai ovunque, e lo sarà sempre di più. La maggior parte delle APP per smartphone richiedono il nostro posizionamento anche quando non è necessario al servizio che offrono, semplicemente perché è estremamente remunerativo saperlo, a beneficio delle aziende di marketing. Un modo per catturare i nostri spostamenti, i nostri comportamenti.
Facebook monitorando post, immagini, interazioni e navigazione, può capire quando una persona si sente stressata, ansiosa, nervosa, stupita, contenta; l’intelligenza delle macchine processa tutti i nostri dati comportamentali creando prodotti predittivi, pensati per intuire cosa sentiremo, penseremo e faremo ora e in un futuro prossimo.
Queste operazioni mettono in pericolo il diritto di agire liberamente; sono forze esterne che operano al di fuori della nostra consapevolezza in grado di influenzare, modificare e condizionare il nostro comportamento. Le persone usate come oggetto di ricerca.
Siamo davanti a un bivio. Da una parte ci serviamo del digitale per una informazione che contribuisca davvero a migliorare la vita e che sia compatibile con un ordine sociale democratico, dall’altra il digitale può diventare a servizio del potere sia pubblico che privato.
A seguire i due esempi: il primo, del digitale strumento di potere gestito da un Governo; il secondo, il digitale strumento di potere in mano a privati.
Un governo stà sviluppando un sistema di “credito sociale”. Lo scopo è fare leva sui dati personali per migliorare il comportamento dei cittadini. L’obiettivo è fare in modo che ogni cittadino lasci una scia di dati, rintracciabili, partendo dalle impronte digitali, dalla lettura facciale e da altre caratteristiche biometriche. Il sistema traccia i comportamenti “buoni” e “cattivi” in una serie di attività sociali e finanziarie, assegnando automaticamente ricompense e punizioni per formare un comportamento volto alla “costruzione della sincerità” nella vita economica, sociale e politica.
Il digitale in mano a privati: l’umanità si è dapprima organizzata in tribù, poi in città e in seguito in nazioni, ora la fase successiva possibile dell’evoluzione sociale, secondo i guru dei social, sarà la “comunità globale”, (es: Facebook). La “comunità globale” interconnessa che fornirà informazioni e ne supervisionerà gli obiettivi.
Vogliamo veramente andare in questa direzione?
Già oggi ne vediamo conseguenze e deviazioni nel comportamento dei giovanissimi e non solo. Gli smartphone sono strumenti in grado di creare le condizioni di “non distogliere mai lo sguardo”, in forma di like, condivisione, commenti e ogni nostro agire lascia dietro di sè una scia di informazioni.
Dal manuale “il Capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff : “Quando parlo ai miei figli o a un pubblico giovane, cerco di renderli consapevoli con queste parole “un tempo la parola “ricerca” significava avventura alla scoperta di sé stessi ora non è giusto che la nostra voglia di connessione, empatia e informazione venga sfruttata per terzi fini. Non è giusto che ogni nostro movimento, ogni emozione, parola e desiderio siano catalogati, manipolati e poi indirizzati verso un futuro già deciso per far guadagnare qualcuno.”
La conclusione della ricerca scientifica è molto drastica: l’uso esasperato dei social non produce benessere…. “chi usa i social media in modo ossessivo dovrebbe smettere e concentrarsi maggiormente sui rapporti nel mondo reale”.
La prossima emergenza di cui nessuno parla – dopo la pandemia – sarà la cybersecurity. Durante la riunione dei ministri della difesa dell’Unione Europa, un ragazzo è riuscito a collegarsi, entrare in riunione e bloccare l’intervento del ministro finlandese. Ma se uno può entrare tranquillamente nelle supersegrete riunioni online dei ministri della Difesa vi immaginate che cosa può accadere in un mondo che ormai è governato dall’intelligenza artificiale, internet delle cose, la manifattura 4.0 e la rivoluzione digitale? Si parla ancora poco di cybersecurity; è indispensabile prepararsi per tempo perché, altrimenti, la mancanza di sicurezza digitale sarà un danno per tutta la nostra comunità forse persino più grave della pandemia.
