…. ma dove stiamo andando ?
a cura del Gruppo Consiliare “Vivere Calvene” – Febbraio 2021 –

“La terra non è nostra proprietà, ci è data in prestito dai nostri nipoti: togliere futuro a chi verrà è un crimine contro l’umanità.”
50 anni di sviluppo industriale incontrollato stanno mettendo in ginocchio il pianeta Terra.
Il cambiamento climatico innescato non ci consente più di ignorare la realtà. Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno, il punto critico, il limite oltre il quale l’equilibrio della terra potrebbe essere compromesso.
La terra si stà riscaldando e questo è un dato inconfutabile e l’innalzamento della temperatura globale favorisce la formazione di eventi atmosferici estremi. Più fa caldo, più si sciolgono i ghiacci ai poli, e più si sciolgono i ghiacci, più si innalza il livello del mare. Questo è quello che stà accadendo lungo molte coste di tutto il mondo, dove vivono seicento milioni di persone: Bangladesh, India, Thailandia, Vietnam, senza dimenticare i problemi di casa nostra come l’ultima “aqua granda” a Venezia. Inoltre, l’acqua del mare che sale, compromette lentamente la qualità dell’acqua dolce, riempiendo l’acquifero di acqua salata.
Più fa caldo e più aumentano le possibilità, in certe aree, di desertificazione rendendo impossibile anche la vita degli animali e con essi la vita dell’uomo che si trova nelle condizioni di dover abbandonare per sempre le proprie case. Diventano così realtà i migranti ambientali. Senz’acqua non c’è vita.
Come non bastasse… abbiamo violato e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e altri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le comunità che vi abitavano, in Congo, in Amazzonia, nel Borneo, in Madagascar, in Nuova Guinea, con l’insediamento di industrie minerarie estrattive e costruendo nuovi insediamenti urbani.
Per non parlare dello spazio….la vigilia di Natale di 52 anni fa (24 dicembre 1968, l’abbiamo ricordato nella pubblicazione dello scorso anno) la missione Apollo 8 portava, per la prima volta, un equipaggio umano in orbita attorno alla Luna. Anders esclamò “oh mio Dio! Guarda che immagine! È la terra che sorge. Wow, è proprio bella”. Si avvertiva in quelle parole il bisogno dell’uomo di inchinarsi davanti alla potenza del creato.
A 50 anni di distanza dai dati disponibili, pare che orbitino intorno alla terra più di 8 mila tonnellate di detriti spaziali, pari a quasi 30 mila oggetti volanti di oltre dieci centimetri, le cui dimensioni consentono di essere tracciati da terra.

Una casa fragile “la nostra terra” limitata da uno strato superficiale che va da 10.000 metri sotto il livello del mare a 10.000 metri al di sopra di esso; solo 20 km che racchiudono l’unico luogo dell’universo, ad oggi conosciuto, all’interno del quale esiste la vita, che noi con il nostro sviluppo incontrollato stiamo compromettendo.
Dall’aria che respiriamo, ormai talmente inquinata che soffoca città e pianure, soprattutto nei mesi invernali, ai mari dove galleggiano tonnellate di plastica. Le stime prevedono che entro il 2050 la quantità di plastica nei mari quadruplicherà. Una sconvolgente realtà è l’immensa quantità di plastica che col tempo si è concentrata formando un’isola galleggiante nel Pacifico tra la California e le Hawaii, grande ormai come la Francia.

Ma dove stiamo andando?…..
Il tempo che rimane è oramai poco. L’appello di Greta Thunberg : “mi state rubando il futuro. I politici diano priorità alla questione climatica, si concentrino sul clima per trattarlo come una vera crisi” è di una attualità disarmante. I potenti della terra sanno benissimo che Greta ha ragione dalla prima all’ultima parola: lo ripete da anni anche “la scienza”.
Ma prevale l’idea di andare avanti sottovalutando le conseguenze che sono all’orizzonte, coltivando l’illusione che si tratti di un’eventualità lontana, astratta, irrealizzabile. Qualcosa che potrà accadere solo nel futuro remoto, quando nessuno di noi ci sarà più.
Prima che sia troppo tardi è indispensabile cambiare le modalità della crescita con un’azione globale coordinata. Bene l’Europa che si stà muovendo in questa direzione e “obbliga” i paesi membri a ripensare una crescita economica basata sull’innovazione, la ricerca, una crescita che sia inclusiva, redistributiva e sostenibile dal punto di vista ambientale, spingendo verso l’abbandono di carbone e petrolio a favore di energia solare.
Purtroppo gli eventi, del 2020 e di questo inizio 2021 con la pandemia in atto, hanno distolto l’attenzione dal tema dei cambiamenti climatici; ma questo è un tema fondamentale che deve ritornare prioritario perché ……. tutto è collegato.
L’inquinamento atmosferico, la cattiva qualità dell’aria, favorisce anche il diffondersi della pandemia da Coronavirus.
Dall’origine della nostra specie, circa duecentomila anni fa, all’anno 1804 la popolazione mondiale è cresciuta fino a raggiungere un miliardo di abitanti. Tra il 1804 e il 1927 è aumentata di un altro miliardo; nel 1960 ha raggiunto i tre miliardi; e da allora è cresciuta di un miliardo ogni tredici anni circa. Nell’ottobre del 2011 eravamo sette miliardi, nel 2024 la stima è di otto miliardi di persone e probabilmente arriveremo a nove miliardi prima che si preveda un appiattimento della crescita.
David Quammen nel suo saggio predittivo del 2012 dal titolo “Spillover” scriveva: “In una popolazione in rapida crescita, con molti individui che vivono addensati e sono esposti a nuovi patogeni, l’arrivo di una nuova epidemia è solo questione di tempo. E’ ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia (il famigerato Big One) quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi.”
L’ipotesi di nove anni fa sembra diventata realtà, potrebbe essere il Covid-19, la malattia da Coronavirus che causato ormai più di 100 milioni di contagi e più di 2,5 milioni di decessi.
In latino virus significa veleno; il Covid-19 è un virus che si diffonde per via aerea, dunque altamente trasmissibile ed è per questo che è riuscito a fare, in poco tempo, il giro del mondo. Il Covid-19 è una malattia molto pericolosa che deve essere affrontata con misure preventive adottate da tutte le persone.
Le azioni di noi singoli hanno un grande effetto sul fattore di trasmissione; con il nostro agire (lavarsi spesso le mani, usare la mascherina, mantenere il distanziamento fisico, usare gel disinfettante) possiamo fermare o accelerare l’evoluzione della pandemia; possono salvare la nostra vita e quella degli altri.
Quel che accadrà dipenderà da tutti noi.
E in futuro ? … Molto è stato fatto nel campo della ricerca ma molto rimane ancora da fare; questa pandemia ha evidenziato ancora una volta la fragilità del sistema sanitario mondiale e la criticità di questo modello di sviluppo.
“confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, in allevamenti intensivi dove è facile che gli animali siano esposti a condizioni poco igieniche e a patogeni provenienti dall’esterno (dai ratti ai pipistrelli) e che si contagino tra loro. In tali condizioni i patogeni hanno opportunità di evolvere e assumere nuove forme in grado di infettare gli esseri umani tanto quanto maiali, mucche e altro. Molti di questi animali li bombardiamo con dosi profilattiche di antibiotici e di altri farmaci, non per curarli ma per farli aumentare di peso e tenerli in salute il minimo indispensabile per arrivare vivi al momento del macello, tanto per generare profitti. In questo modo, con l’uso di antibiotici, favoriamo l’evoluzione di batteri resistenti.”
Più volte il giornalismo d’inchiesta ha evidenziato le deviazioni pericolose degli allevamenti intensivi incontrollati; necessitano ora nuove e stringenti regole che garantiscano modalità di allevamento, provenienza e sicurezza alimentare e magari da parte nostra rivedere l’alimentazione riducendo il consumo di carne.
Va rivisto il ruolo fondamentale dell’OMS, (l’Organizzazione Mondiale della Sanità); vanno migliorate le basi scientifiche, per migliorare la capacità di risposta. Ciò significa sapere quali tipi di virus tenere sotto osservazione, essere in grado di riconoscere uno spillover (passaggio del virus dall’animale all’uomo) anche in luoghi remoti, prima che si trasformi in un’epidemia e avere capacità organizzative per bloccare le epidemie localizzate prima che diventino pandemie.
E in Italia, per non trovarsi impreparati, è indispensabile dotare il sistema sanitario nazionale di un piano di intervento ben strutturato. Questo è il momento di costruire la Sanità del domani al servizio di tutti i cittadini, rafforzare la sanità sul territorio, investire nelle persone, nelle università, nella ricerca, con tecniche e tecnologie avanzate.
Chiediamo alla Politica, con la “P” maiuscola, a tutti i livelli, di dimostrarsi all’altezza della situazione e saper usare correttamente le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa.
Questo virus e la crisi che stà provocando, ci costringe ad andare all’essenziale e a rivedere le nostre priorità, individuali e sociali. Abbiamo bisogno di solidarietà e fiducia reciproca che sono le basi di un patto sociale e vanno costruite e alimentate giorno per giorno.
Serve una rinnovata voglia di Vivere, “Vivere una nuova normalità”, occorre impegno consapevolezza, equità e solidarietà, soprattutto tra generazioni.

con la collaborazione del “Gruppo di lavoro” della Lista “Vivere Calvene”