Gruppo di lavoro “Cultura – Scuola – Associazioni”

Un po’ di storia…..

Sull’origine della festa c’è una falsa leggenda da sfatare perché di fatto questa data viene spesso collegata a due episodi storici.

Il primo si riferisce ad un incendio che scoppiò all’interno di una fabbrica a New York dove alcune operaie avevano iniziato una protesta contro le inumane condizioni in cui erano costrette a lavorare. I datori di lavoro avevano bloccato l’uscita per evitare che la protesta si estendesse. Quando l’incendio scoppiò le 134 operaie (la maggior parte immigrate) bloccate all’interno del capannone morirono.

L’altro evento storico a cui molte volte si fa riferimento è la Rivoluzione Russa. L’otto marzo del 1917 molte operaie russe protestarono contro lo zar per ottenere pane e pace.

In realtà la prima Giornata Nazionale della Donna fu festeggiata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti. La data venne scelta per ricordare uno sciopero di lavoratrici tessili newyorchesi che richiedevano migliori condizioni di lavoro.

Nel 1910 in occasione del Congresso Internazionale Socialista a Copenhagen, si decise di accogliere una mozione istituendo la Giornata Internazionale della Donna, per promuovere i diritti delle donne e contribuire alla campagna in favore del suffragio universale.

Soltanto nel 1921 si pensò ad un’unica data internazionale, l’otto marzo.

E solo a partire dal 1975, Anno internazionale della donna, si ottenne il riconoscimento della celebrazione ufficiale da parte dell’ONU che, nel 1977, dichiarò l’8 marzo “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.

Il simbolo della festa

In Italia, a partire dal 1944, la mimosa è il simbolo di questa ricorrenza. L’idea della mimosa fu proposta da Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei (ex partigiana), partecipanti all’UDI (associazione femminile nata nel 1944 e tuttora impegnata in attività di difesa e promozione dei diritti della donna).

La mimosa sboccia normalmente nei primi giorni di marzo e da sempre è considerato un fiore economico e molto resistente.

Perchè festeggiare?

Molti sono i traguardi che sono stati raggiunti in questi anni di rivendicazioni a partire dal diritto di voto, ma molti sono gli obiettivi ancora da raggiungere per la piena realizzazione dei diritti umani delle donne.

L’UNDP, Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha diffuso, a marzo dello scorso anno, il report Tackling Social Norms che indaga le disparità di genere nel mondo attraverso un indice specifico, il Gender Social Norms Index (GSNI), che misura il modo in cui i pregiudizi sociali ostacolano la parità di genere in settori come la politica, il lavoro e l’istruzione.

Il report ha riguardato 75 Paesi che, insieme, accolgono l’80 per cento della popolazione globale, raccogliendo informazioni, statistiche e sondaggi sull’applicazione e la percezione dei diritti di genere, basandosi su indicatori socio demografici e di benessere (come per esempio il livello scolastico, le opportunità di lavoro, il tasso di mortalità per parto, la capacità di leadership etc.).

Lo studio è un momento di riflessione per chiederci se veramente si raggiungerà la parità di genere nel 2030 come stabilito dal programma d’azione dell’Agenda Onu 2030 sottoscritto da 193 paesi.

Il progetto dell’Onu vuole promuovere il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e nello specifico gli obiettivi  4 (Istruzione di qualità) e 5 (Uguaglianza di genere)

Per quanto riguarda l’obiettivo 4 l’ONU ha chiesto a tutti gli Stati Membri di promuovere l’educazione della prima infanzia e raggiungere l’uguaglianza educativa a livello di genere.

In quest’ottica la casa editrice Zanichelli ha redatto delle linee guida per  promuovere la parità di genere nei libri, per superare una visione del mondo stereotipata, con ruoli predeterminati dall’appartenenza a un genere, a un’etnia o da diverse abilità. E’ un lungo cammino, in cui si cerca di superare la disparità sociale rappresentando in modo paritario i generi, evidenziando il contributo del genere femminile al sapere, usando un linguaggio inclusivo e condannando il sessismo linguistico (perché le parole sono importanti!)

https://www.zanichelli.it/chi-siamo/obiettivo-dieci-in-parita

L’obiettivo 5 si prefigge di eliminare ogni discriminazione contro le donne, promuovere la loro partecipazione alla vita sociale e politico-economica, eliminare ogni forma di violenza nei loro confronti e tutelare la loro salute.

https://unric.org/it/obiettivo-5-raggiungere-luguaglianza-di-genere-ed-emancipare-tutte-le-donne-e-le-ragazze/

E’ innegabile che nell’ultimo decennio sono stati fatti passi da gigante ma c’è ancora molto da fare, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove la possibilità di studiare non è incentivata e dove il fenomeno delle spose bambine non permette a queste di emanciparsi dalla famiglia.

Fortunatamente ci sono dei segnali positivi di rappresentanze femminili in istituzioni internazionali: Christine Lagarde BCE, Ngozi Okonjo-Iweala leder WTO, Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea….ma non basta.

La pandemia di Covid ha peggiorato la situazione. Secondo gli ultimi dati Istat su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne. La pandemia ha allargato il problema della disparità di genere: dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne. L’emergenza sanitaria ha amplificato un fenomeno già conosciuto e che si aggiunge allo svantaggio del carico di lavoro non remunerato; le donne lavorano in settori messi in ginocchio dalla crisi pandemica e sono le prime vittime della crisi economica a causa dei loro contratti più precari e di posizioni aziendali meno “sicure”. Il reddito medio delle donne è il 59,6% di quello degli uomini a livello complessivo, ha recentemente dichiarato Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria del Ministero dell’Economia e creare delle infrastrutture di supporto come ad esempio una maggiore offerta di asili nido può favorire una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

Anche l’Unicef per festeggiare l’8 marzo promuove “8 azioni per l’8 marzo” perché per sconfiggere gli stereotipi ciascuno deve fare la sua parte:

1.Riflettiamo e mettiamo in discussione i nostri pregiudizi.

2.Incoraggiamo ogni bambina/o nella nostra vita a perseguire i propri sogni al di là degli stereotipi di genere.

3. Reagiamo di fronte ai commenti sessisti e discriminatori.

4. Informiamoci su questioni di genere ascoltando diversi punti di vista.

5.Condividiamo il carico di lavoro domestico.

6. Diffondiamo una cultura del consenso imparando a parlarne tra e con i giovani.

7. Ascoltiamo, non giudichiamo e crediamo alle persone che hanno subito violenza di genere.

8. Firmiamo la petizione dell’UNICEF per consentire a bambine e ragazze di essere maggiormente protette e protagoniste del cambiamento.

https://8marzo.unicef.it/?utm_source=sitoistituzionale&utm_medium=modulo_lancio&utm_campaign=festadonna_01032021_LD_LW05_MLFD

Ora tocca a noi farci promotori dell’uguaglianza di genere, combattendo gli stereotipi e sottolineando la preziosa ricchezza nella diversità.