Sito Ufficiale del Gruppo Consiliare "Vivere Calvene" (Giugno 2019 - Maggio 2024)

Mese: Aprile 2021

Progetto innesto Via Roma con Provinciale

Nel rispetto dell’impegno assunto con gli elettori, a seguire, un nuovo aggiornamento dell’attività amministrativa del Gruppo consiliare “Vivere Calvene”

Intervento del Consigliere Marco Sartori nel Consiglio comunale del 29 dicembre 2020

tavola di progetto n. 4 relativa all’opera pubblica denominata: “Sistemazione e messa in sicurezza dell’innesto di via Roma con S.P. 68”.

Nel dicembre dello scorso anno, alla presentazione del progetto di massima, avevamo fatto la seguente osservazione: ci permettiamo di segnalare come il parametro base assunto in fase progettuale, ossia la velocità massima ammessa in centro abitato di 50 km/h vada, secondo noi, ridotta a 30 km/h, contribuendo così in modo determinante alla soluzione del problema, soprattutto nell’ambito sicurezza considerando la presenza di “traffico pesante, bilici e autotreni, che continuano ad aumentare”.

Introdurre i 30 km/h nella parte rialzata dell’incrocio non comporta alcun disagio alle persone di Calvene, in quanto rallentano in modo automatico per immettersi in Via Roma, come pure le persone che, da Via Roma, si immettono nella Provinciale.

Il limite dei 30 km/h serve solo a far rallentare le auto ed i mezzi pesanti che percorrono la Provinciale, da Caltrano verso Lugo e da Lugo verso Caltrano, troppo spesso a velocità sostenute. 

Testualmente, dalla relazione tecnica “la strada è interessata da un notevole carico di traffico di attraversamento, che tende a mantenere alte le velocità, con una importante quota parte di traffico pesante”.   

Indubbiamente il progetto in esame introduce delle migliorie alla viabilità e pone rimedio ad alcune situazioni, ma siamo convinti che questo non basti.

Abbiamo guardato con attenzione tavole e documenti del progetto, ecco a seguire le nostre osservazioni, le osservazioni del Gruppo consiliare “Vivere Calvene”: 

  • il rialzo della piattaforma dell’incrocio di 7 cm, può non essere sufficiente ad abbassare la velocità ad un limite di sicurezza
  • la nuova visuale, in uscita da Via Roma, ricavata con l’arretramento del muro sul lato nord-est dell’incrocio, si basa su una distanza di arresto calcolata di 55,10 mt., corrispondente alla marcia su strada pianeggiante, di un veicolo con Massa di 1.250 kg (più o meno un’auto) alla velocità di 50 km/h. Questa distanza di arresto può non essere sufficiente per i mezzi da 20 o 30 ton che solitamente vi transitano
  • è necessario pertanto, a nostro avviso, introdurre, nell’area oggetto d’intervento, il limite di velocità a 30km/h; questo consentirebbe di ridurre ulteriormente le criticità in uscita da via Roma in direzione est (Lugo), e le criticità in uscita da Via dell’Emigrante in direzione ovest Caltrano (perché anche in questo caso, la visuale per il conducente che si trova nella sua automobile,  in uscita da Via dell’Emigrante a tre metri dalla linea di arresto dallo STOP che deve girare verso Caltrano, è nella condizione limite di sicurezza intorno ai 50/ 55 mt.)
  • il limite dei 30 km/h renderebbe inoltre più sicure le due uscite dai passi carrai privati
    • quello di ingresso/uscita dalla corte, posta a sud, al centro dell’incrocio
    • quello a nord-ovest che, con l’allargamento della strada, si ritrova con lo scivolo sul marciapiede
  • segnaliamo la criticità del rialzo della piattaforma stradale a ridosso del passaggio pedonale, sul lato est dell’incrocio, si propone di spostare il rialzo a destra prima dell’incrocio con Via dell’Emigrante
  • segnaliamo inoltre le criticità che possono essere introdotte con la soluzione dell’area, ad uso pubblico, ricavata dall’abbattimento dell’edificio all’angolo:
    • le persone in sosta, sedute nelle panchine, vengono esposte ad inquinamento dai gas di scarico dei veicoli che si fermano all’incrocio
    • le persone in sosta, possono creare occasione di distrazione per i conducenti dei veicoli in transito

Si propone pertanto di togliere l’area di sosta ad uso pubblico, costruendo il solo muro ad angolo con scritta “Calvene” ed utilizzare il risparmio di spesa per installare, come promesso un anno fa, la pensilina per gli studenti che attendono il Bus nella zona di fermata a destra dell’uscita di Via dell’Emigrante, arredando l’area di attesa e liberando così la visuale per le auto in uscita da Via dell’Emigrante in direzione Lugo. Infine, per completare l’organizzazione dell’area, si propone di ricavare un’area a parcheggio all’inizio di via dell’Emigrante (a destra, prima dei cassonetti, già area pubblica) per i clienti del Negozio e del Bar, oltre che per i residenti.

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Documentazione fornita a seguito richiesta di informazioni, del 31 dicembre 2020 prot. 4277, del consigliere Antonio Dalla Stella:

tavola di progetto n. 4 relativa all’opera pubblica denominata: “Sistemazione e messa in sicurezza dell’innesto di via Roma con S.P. 68”.

Ricordiamo il 25 aprile Festa della Liberazione con una pagina della “Resistenza a Calvene”

In occasione del centenario della nascita di Meri Testolin

Commemorazione del Prof. Liverio Carollo

La targa che oggi viene scoperta in onore di Silvano Testolin e di Meri è stata posta nella loro casa natale soprattutto per iniziativa del Gruppo Silva che opera tra Mortisa, Calvene, e le aree circumvicine. Suo obiettivo: tenere vivi e trasmettere gli ideali della Resistenza. Il gruppo gestisce il Sentiero partigiano di Granezza, quello delle Pietre Spezzate alle Lore, gestisce l’interessante Museo della Resistenza di Mortisa (vi invito vivamente a visitarlo). Il Gruppo ha intenzione di curare quest’anno una pubblicazione su Silva nel centenario della nascita; in essa si propone anche un sentiero sui luoghi che videro la sua tragica fine.  Il gruppo Silva lavora anche con le scuole portando classi di alunni sui citati sentieri.  Un gruppo attivo insomma.

Silvano Testolin (Fifi), classe 1915, abitava qui ed apparteneva ad una famiglia antifascista di vecchia data. Durante il ventennio I suoi componenti dovettero perciò in buona parte emigrare. Ci fu una vera e propria diaspora. Erano in sette fratelli. Due dei tre fratelli più anziani andarono in Francia. Un altro, Egisto, fu in Albania dove morì. Da ricerche condotte dall’amico Francesco Brazzale so che è Medaglia di Bronzo al V. M. Anche Silvano fu a lungo all’estero, in Francia, poi in Africa a combattere con la Legione Straniera. Forse dovette prendere questa decisione per non essere consegnato dai francesi alle autorità fasciste. Ebbe dalla Francia una Coix de Guerre. Tornato in Italia, dopo l’8 settembre 1943, assieme alla sorella Meri, infaticabile staffetta, e al fratello più giovane, Gerolamo- Momi, fu il primo ad organizzare nuclei di Resistenza a Calvene. Uno dei primi poi a salire con Silva nel Bosconero. Fifi svolse cioè in Calvene il ruolo che a Fara fu di Arnaldi, che a Thiene fu di Chilesotti e Falco, a Zugliano di Fabris Alfredo, a Marano di Silva. Fu cioè punto di riferimento, guida per quei militari e quei giovani che non volevano servire in armi i fascisti e gli invasori tedeschi.

Tutti sappiamo come Silvano finì: in Granezza, durante una marcia di perlustrazione assieme a Falco (Testolin Fulvio), fu dilaniato da una granata che portava attaccata alla cintura. Lunga la sua odissea tra gli ospedali della pedemontana, tutti impauriti a ricevere un “bandito” così celebre e ricercato. Morì dissanguato all’ospedale di Thiene sotto falso nome. Da allora Silva chiamò “Silvano Testolin” il suo battaglione di montagna.

La sorella Meri, unica donna tra sei fratelli maschi, fu staffetta della Mazzini, prima con Fifi e poi con Silva.  Nelle lunghe distanze la ragazza si muoveva in treno, ma in zona usava la fedele bicicletta. Era a Vicenza, sui Berici, dove Chilesotti organizzava gli aviolanci degli Alleati. Portava messaggi, ordini, vestiario, armi a Novoledo, a Fara, in Rialto, dai Boschiero, dove agiva Arnaldi, a Marano, a Calvene e su in Granezza dopo che Silva con Falco, Fifi, Fabris e Talin aveva costituito il battaglione partigiano di montagna. Meri rischiò la vita nella primavera 1944. Militi della X Mas l’avevano presa e battuta senza pietà. Volevano conoscere i nascondigli di Fifi e del fratello Momi. Meri resistette tenacemente e i fratelli furono salvi. Solo l’intervento del parroco di allora (don Pietro Costa) salvò Meri dalla fucilazione in piazza a Calvene.

La targa che oggi abbiamo scoperto è dunque dedicata a Fifi, ma io dico anche a tutta la famiglia Testolin, anzi a tutte queste contrade alte di Calvene (Cioda, Campanela) che durante la Resistenza occultarono bunker – rifugio per i partigiani. Bunker strategici, perché resi sicuri da uscite verso la Chiavona o verso i campi e i versanti boscagliati che scendono dai Binoti e Pradelgiglio. Tra queste case occhi vigili di donne, di ragazze, di bambini perfino, erano sempre in all’erta a cogliere qualcosa di insolito, qualche avvisaglia di pericolo.

Perfino i due mulini di Calvene (el Mulineto, in basso, e quello de Pierela, in alto) svolsero un ruolo rilevante in quei due anni tragici di Resistenza.

Il Mulineto era il luogo di raccolta dei giovani della Pedemontana renitenti alla leva fascista. Nella primavera estate 1944 moltissimi cercavano rifugio su in Granezza da Silva. Solitamente giungevano da Thiene e dintorni, di notte, scavalcando le Bregonze, perché era un tragitto più defilato e sicuro. Per il sentiero della Pria Fosca e dei Ciossi o per quello dei Magan scendevano al Majo e al Mulineto. Qui sostavano e si rifocillavano e poi, guidati da accompagnatori, via verso Granezza. Andavano su per il Grumale, per la Val Porca, per contrà Monte, Meletta e il Vanzo.

Il Mulino di Pierela, nella parte più elevata del paese, era vicino all’imbocco dei sentieri per la montagna. Lì si macinava il mais per la polenta dei partigiani di Granezza. Mais che veniva dalla Pedemontana, dal Thienese. Solo della Brigata Mazzini, nell’estate 1944, di “ribelli” ce n’erano più di duecento. Tutti ragazzi dai 18 ai 23 – 24 anni, tutti affamati e da sfamare. Il Mulino de Pierela nel 1944 – 45 era gestito da due donne: donne coraggiose. I fascisti mica erano scemi, avevano capito che macinavano per i ribelli. Diffidate a farlo e controllate durante il giorno, si ingegnavano a macinare di notte. E poi la farina, ancora col buio, per il sentiero di Corona o per quello dei Cavrari e de’a Sima de Cudin, si avviava verso la montagna.

Abbiamo dunque bunker sorvegliati da donne, da vecchi, da ragazzi, abbiamo donne che quasi nell’oscurità si affannano di notte intorno alle macine, sfidando violenze, battiture, l’incendio della casa stessa… Tutto ciò dimostra che la Resistenza non fu una rivolta di soli militari o di renitenti alle armi, ma una rivolta più sentita, più profonda, di popolo.

Oggi abbiamo scoperto una targa. Non deve essere vista come una targa-ricordo, ma come testimonianza che anche qui c’è un presidio di resistenza democratica. Un avvertimento per dire che c’è gente che vigila, che sta sulla breccia. Perché il fascismo non è morto! Il fascismo non è una parentesi nella storia, una ubriacatura di passaggio che ha avuto un inizio e che ha avuto una fine. Il fascismo è una costante nella storia. E lo è perché è una costante dentro il nostro animo. Più o meno latente, in ognuno di noi c’è una componente di fascismo, un magma che nei momenti difficili, di crisi tende ad emergere.

Quante volte non proviamo insofferenza verso le discussioni lunghe della politica, viste spesso come rissose, inconcludenti e inutili per il bene comune.

Quante volte si sente dire che andrebbe bene un’autorità forte, capace di decisione, che saprebbe in poco tempo risolvere le situazioni con un colpo netto senza star lì a districare i nodi con la pazienza delle dita.

Quante volte osserviamo che la giustizia è lunga, non funziona e sentiamo dire che ci vogliono sentenze, esecuzioni esemplari.

 E’ indubbio che anche la politica ha le sue colpe. Però questa rabbia, sfiducia, rancore verso la politica non devono trasformarsi in chiusure, in atteggiamenti di indifferenza. Pensiamo che attualmente c’è una percentuale del trenta per cento e più che neanche va più a votare!

Ora tutto questo non è fascismo, ma è un humus che favorisce la sua crescita. Che è una crescita subdola, silenziosa come quella di certe malattie che le scopri quando sono già in uno stadio avanzato. Per questo bisogna restare vigili e reagire, dentro di noi soprattutto, alla sfiducia, al pessimismo, all’indifferenza

La targa afferma che Fifi e Meri hanno contribuito a costruire la pace di cui noi oggi godiamo. Ed è vero. E questa pace dobbiamo assolutamente mantenerla perché è il bene più grande che abbiamo dopo la libertà. E’ quella che in settanta anni ci ha permesso di vivere quieti, costruire benessere per noi e per i nostri figli.

Bisogna mantenerla. Tante sono le strade attraverso le quali si mantiene la pace, ma ne dico alcune perché sono quelle su cui più possiamo incidere e  che attualmente mi sembrano più pregnanti, vista la situazione che viviamo:

Pace significa umiltà e rispetto, riconoscere che i problemi, specie oggi con il mondo che si fa piccolo, sono complessi e che per affrontarli occorre l’aiuto di tutti. Allora ci vuol rispetto verso chi la pensa diversamente da te. Anche nell’avversario infatti c’è sempre un risvolto di verità. Quanto bambinesche sono quella affermazioni che oggi vanno per la maggiore: io sono nel giusto, tu invece ci porti alla catastrofe, io vedo lontano, tu sei bendato; il bianco tutto da me, il nero tutto da te. Non funziona così: occorre collaborare (pur nelle opinioni diverse) perché nei rapporti sociali, nella vita, nelle vicende umane non è mai tutto bianco o tutto nero, prevalgono di gran lunga le sfumature, i chiaroscuri.

  • Pace oggi, significa sforzarci ad unire l’Europa, perché Europa vuol dire unione di forze per affrontare problemi vastissimi, di dimensioni globali che un tempo non esistevano: ad esempio il clima e l’ambiente, le migrazioni, le pandemie, l’economia ramificata nei veri continenti, la delinquenza che si organizza, quella sì, a livello europeo e internazionale. Queste emergenze (e sono solo alcune) le affronterà l’Italia con le sue sole forze, o la Croazia, o l’Olanda o la Gran Bretagna da sola? Ognuno capisce che è ridicolo.
  • Pace oggi significa rispetto per lo straniero (altro tema caldo).

I partigiani hanno combattuto per affossare il nazifascismo e le turpi leggi razziali del 1938 (approvate, badate bene, nell’indifferenza dei più!). Ma vedete che il razzismo non è morto. Vedete oggi che un’anziana signora di nome Segre, deve muoversi con la scorta solo perché è di discendenza ebraica. Roba da matti! Impensabile solo sette – otto anni fa.

Com’era facile essere antirazzisti quando i diversi erano lontani! Mi ricordo da insegnante com’era facile con gli allievi fare letture sull’Apartheid del Sudafrica e accusare con disprezzo i cinici razzisti bianchi che rifiutavano, ghettizzavano, sfruttavano i poveri neri.

Ma adesso che gli stranieri li abbiamo in casa, quante diffidenze, quanta difficoltà a conviverci! Certo l’immigrazione incontrollata deve finire. Non possiamo accogliere tutti sempre. Anche perché l’Africa, con la natalità in esplosione che ha, ci sommerge cinquanta volte. E’ un problema complicatissimo che va affrontato, minimo, in chiave europea. Ma intanto gli stranieri che sono qua? Che lavorano qua. Che hanno i figli a scuola con i nostri? Vogliamo evitare fratture, paure, vogliamo la pace? Allora dovremo far loro apprezzare il nostro paese. Che si affezionino un po’ a questo paese.

Io levo tanto di cappello a quelle associazioni di volontariato, anche a Thiene e a Calvene, che raccolgono le donne straniere (donne, badate bene, non uomini, perché sono le donne che poi educano i figli) per insegnare loro l’italiano. Che poi non è solo insegnamento, ma rapporti umani, conoscenza, amicizia, dialogo, superamento delle paure reciproche.

Vogliamo il dialogo, la pace? Bastano anche semplici gesti. Cominciamo a salutare lo straniero, la straniera che incontriamo per strada. Come è difficile salutare chi viene da fuori! Ma che formidabile segnale di rispetto e di accettazione è il saluto.

Lo spirito della Resistenza, i nobili principi della nostra Costituzione vanno oggi interpretati alla luce di queste novità che avanzano e che ci circondano. Questo vuol dirci la targa di Fifi e di Meri.

Insomma, la sostanza è che occorre, sforzo e impegno, essere vigili, partecipare, vincere l’indifferenza (che è il male più subdolo) perché la Costituzione, anche se è la più bella del mondo (come dice Benigni), non è un edificio completato, è un cantiere aperto, una casa in costruzione. E la malta per andare avanti con i lavori vedete che, in buona parte, ce la forniscono ancora oggi i nostri partigiani.

Informazioni sul Consiglio comunale del 29 marzo 2021

Sono trascorsi ormai due anni dalle elezioni amministrative e nel rispetto dell’impegno assunto con gli elettori ecco un aggiornamento sull’attività amministrativa del Gruppo consiliare “Vivere Calvene”.

A seguire, i nostri interventi:

Intervento del Consigliere Antonio Dalla Stella sul punto dell’Ordine del giorno “Approvazione rendiconto di gestione 2020”

Nell’ultima seduta del Consiglio comunale abbiamo discusso del Bilancio di previsione 2021, stasera siamo chiamati ad esprimerci sull’altro importante documento che regola le attività dell’Ente, ossia sul Rendiconto della gestione 2020.

Per esprimere il nostro voto è necessario ricordare alcuni fatti che hanno caratterizzato il 2020 e lo faremo, come sempre, con le nostre osservazioni e proposte.

 Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia:

nella conferenza dei Sindaci dell’Unione Montana del 21 ottobre 2020, i Sindaci decidevano, di comune accordo, di revocare la delega per i Servizi Sociali all’Unione Montana, per poter restituire le deleghe ai Comuni stessi con decorrenza 1 gennaio 2021.

La revoca, decisa ad ottobre, è stata portata in Consiglio comunale, a Calvene, il 29 dicembre 2020. Il Consiglio ha deliberato, la revoca stessa, con delibera n. 33 dove stà scritto “dato atto, pertanto, che il Comune di Calvene, con decorrenza dal 1^ Gennaio 2021, riassumerà la titolarità della funzione sociale (a titolo esemplificativo e non esaustivo: servizi di assistenza sociale, assistenza domiciliare, integrazione rette in strutture di cura e accoglienza, servizi per conto della Regione Veneto, servizi per conto ULSS, altri progetti in ambito sociale, ecc.)”  alla nostra domanda posta “su come si intende procedere per la gestione dei servizi sociali” la risposta del Sindaco è stata che “questi servizi devono essere garantiti e di essere, per il momento, in fase di valutazione”.

Fase di valutazione; era il 29 dicembre e il servizio a carico del Comune doveva iniziare tre giorni dopo, il primo di gennaio. Un argomento così importante meritava, da solo, un Consiglio comunale, almeno un mese prima del passaggio delle deleghe, visto che lo si sapeva dal 21 ottobre.

La stessa sera, del 29 dicembre, mezz’ora dopo il Consiglio, si è riunita la Giunta che con D.G. n. 72 dà “indirizzo alla Responsabile dell’Area Amministrativa, per l’affidamento e la ridefinizione dei contratti relativi all’assistenza sociale e domiciliare, a decorrere dal 1^ gennaio 2021”; servizio che è poi iniziato il 21 gennaio.

La mancanza di dibattito su un argomento così importante, che interessa tutta la comunità, è stata un’altra occasione, mancata, di come promuovere, insieme, il futuro di questo essenziale servizio.

Sempre nell’Area delle politiche sociali:

il Covid è stato il terribile protagonista del 2020 e lo sarà ancora per gran parte del 2021. Non aver mai iscritto l’argomento all’ordine del giorno dei Consiglio Comunale, se non in occasione della presentazione del nostro ordine del giorno, votato all’unanimità ma poi disatteso dalla maggioranza, è stato a nostro avviso un fatto molto grave, non giustificabile vista l’importanza dell’argomento stesso che riguarda, anche in questo caso, l’intera comunità. Un dibattito avrebbe aiutato a porre le basi, a prepararsi, a ragionare su quali strumenti mettere in campo, su come costruire una rete sociale attiva in grado di leggere i bisogni del territorio, rilevare le nuove povertà, in un periodo in cui c’è molta solitudine e marginalità. Una rete sociale attiva a supporto delle Famiglie, dell’Assistente Sociale e dell’Amministrazione comunale.

Il 2020 poteva essere l’anno della coesione sociale; sono proprio questi i momenti in cui la comunità deve ritrovarsi unità per esprimere il meglio di sé.  Avevamo suggerito di dar vita ad una Consulta delle Associazioni per non disperdere il ricco patrimonio associativo costruito nel tempo e riconosciuto a Calvene anche dai paesi limitrofi. Una Consulta delle Associazioni, che coinvolga altre realtà importanti, quali la Parrocchia e la Cooperativa Radicà, una collaborazione in grado di unire tutte le forze del Volontariato per affrontare insieme questo difficile periodo. Anche il Comitato Biblioteca, più volte richiesto ma mai deliberato, presente e organizzatore di eventi culturali in molti paesi, ma non a Calvene, poteva esserne un valido promotore di aggregazione. Nulla è stato fatto.

La coesione sociale è lo strumento base per la costruzione del Bene Comune.

Un’ultima considerazione:

Nel 2020 lo Stato ha trasferito al Comune di Calvene, per prevenire e gestire l’Emergenza Coronavirus, 15.800 euro a “sostegno delle Famiglie” e altri 45.500 euro quale “contributo per l’esercizio delle funzioni fondamentali”.

Attendavamo, qui, stasera in occasione del rendiconto 2020 una relazione informativa sulla destinazione delle risorse messe a disposizione da Stato e dai Cittadini per l’emergenza Covid-19; non a chi sono state destinate, ma per quali finalità sono state impiegate, è questione di trasparenza.

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Intervento del Consigliere Marco Sartori sul punto dell’Ordine del giorno “Approvazione rendiconto di gestione 2020”

Il mio contributo all’analisi del rendiconto di gestione 2020 si soffermerà sulle due Missioni:

  • Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità
  • Missione 8 – Assetto del Territorio ed Edilizia abitativa

Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità

Innesto di Via Roma con la provinciale, ne abbiamo parlato più volte; la progettazione ha ignorato i nostri suggerimenti del dicembre 2019, suggerimenti che abbiamo puntualmente riproposti e implementati, nel Consiglio del 29 dicembre 2020, in fase di approvazione del progetto. A questo proposito ci si aspettava che in quella sede, per un progetto così importante, di 440.000 euro, che riguarda tutta la comunità, vi fosse, in Consiglio comunale, una illustrazione dettagliata del Progettista supportata dalla proiezione della planimetria (o dalla consegna ai consiglieri della tavola del Progetto definitivo-esecutivo) in modo da consentire l’apertura di un dibattito costruttivo ed esaustivo.

E’ questione di metodo.

Viabilità montana: nel 2020 lo Stato ha erogato al Comune di Calvene 50.000 euro per efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. I 50.000 euro sono stati usati per il ripristino del manto stradale in località Malleo, in un intervento di manutenzione ordinaria.

Altri 40.000 euro, prelevati da avanzo di amministrazione, erano stati usati nel 2019 per il rispristino del manto stradale dopo la località Monte. I due fatti sono collegati; due ripristini resisi necessari viste le condizioni deteriorate dell’asfalto.

La strada, che porta in montagna, è una strada fragile che mal sopporta il traffico di mezzi pesanti, attuali e futuri, soprattutto dopo località Monte dove permangono tuttora zone con criticità.

Negli ultimi anni, a seguito di un progetto di edificazione di una stalla con fienile a nord della Località Monte, (da precisare che il progetto è stato rilasciato dalla Regione senza l’assenso del Comune), la strada ha subito il transito di numerosi mezzi pesanti, soprattutto autobetoniere cariche di cemento, visto che le strutture dei fabbricati sono state realizzate in cemento armato e, questo transito, ha sicuramente contribuito al deterioramento del fragile manto stradale. Per non parlare della planimetria di progetto, esposta lungo la strada dove insiste il cantiere, dove si evince che la stalla è circondata da una vistosa e ampia zona a pascolo, con animali al pascolo, zona che in realtà non c’è.

Francamente quella planimetria, è una presa in giro.

Siamo del parere che l’argomento meriti un approfondimento, per poi coinvolgere la Regione e, con dati alla mano, chiedere un congruo contributo, a fondo perduto, per la sistemazione della strada che sale alle Malghe.

Missione 8 – Assetto del Territorio ed Edilizia abitativa

il 2020 doveva essere l’anno che portava a soluzioni le tante situazioni pendenti nel settore dell’Urbanistica. Lo sviluppo del paese passa attraverso strumenti urbanistici aggiornati; da troppo tempo i cittadini attendono il nuovo Piano degli Interventi.

E intanto gli abitanti di Calvene continuano a diminuire, al 31 dicembre 2020 i residenti erano 1296, dieci anni fa, nel 2010 eravamo 1.334, un calo di ben 38 unità. E altri giovani se ne stanno andando.

Calvene non può più aspettare.

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A questi nostri interventi non è stata data alcuna risposta e si è passati subito alla votazione. Votazione che ha visto il nostro voto contrario.

Al punto dell’ordine del giorno “Variazione al Bilancio di previsione 2021” abbiamo chiesto alcuni chiarimenti in riferimento a due Voci oggetto di variazione:

  • Voce “contributo dallo Stato per investimenti di 50.000 euro” alla domanda se il contributo fosse finalizzato, come i precedenti, a finalità di efficientamento energetico o interventi nel campo della sicurezza e in questo caso la nostra osservazione è stata che va rispettata la destinazione, la risposta è stata che saranno destinati ad asfaltare strade.   E’ un vero peccato dover tornare ancora su questo argomento per ricordare che “i contributi finalizzati vanno usati per le finalità previste”. Ci sono interventi sul risparmio energetico o sulla sicurezza (pedoni e ragazzi che sono costretti a percorrere via Roma in mezzo alla strada per la mancanza del marciapiede), che abbiamo proposto da tempo.  Calvene è l’unico paese che non ha un marciapiede lungo la via principale a tutela dei pedoni.   E’ questione di scelte, c’è chi preferisce tenersi i soldi in cassa e chi invece decide di investirli, creare lavoro, creare sicurezza ai cittadini, rendere Calvene più attrattivo. Noi siamo per questa seconda ipotesi. Si poteva fare il marciapiede e altri investimenti e si poteva asfaltare, bastava decidere di assumere un mutuo, la disponibilità finanziaria c’è e i tassi di interesse non sono mai stati così bassi.
  • Voce di “spesa di 15.000 euro per incarichi professionali esterni” alla domanda a quali incarichi fossero destinati, la risposta è stata “Ufficio Tecnico”; ma sono incarichi esterni, sono per la variante di piano? o altro? risposta: “Ufficio Tecnico”.

In sintesi, i Consiglieri comunali non devono sapere cosa ha in mente la Giunta.

Come è questione di trasparenza riferire al Consiglio le entrate da erogazioni liberali e la relativa destinazione.

Intervento del Consigliere Dino Polga al punto “approvazione regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale”.

Richiamando l’art 44 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale e delle Commissioni:

chiediamo la “Questione sospensiva” 

art 44: “La questione sospensiva consiste nella richiesta motivata che la trattazione dell’argomento sia rinviata ad altra seduta”

Motivazioni: “il regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale” di cui stasera si chiede l’approvazione, è un Regolamento corposo e articolato che merita, a nostro avviso, un adeguato approfondimento, che non è stato possibile fare visti i tempi ristretti a disposizione e visti gli altri importanti argomenti previsti in questo Consiglio comunale.

Cosa diversa se il testo del Regolamento fosse pervenuto ai Consiglieri almeno dieci giorni prima del Consiglio o meglio ancora se il Regolamento fosse stato discusso, come succede da prassi in tanti Comuni, da una Commissione consiliare, di cui chiediamo la nomina.

Queste le motivazioni della richiesta di sospensiva.

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Era una richiesta di “buon senso” tenuto conto che:

  • l’ordine del giorno del Consiglio era datato mercoledì 24 marzo e gli atti messi a disposizione, nelle ore d’ufficio, dal 24 marzo;
  • giovedì 25 Uffici chiusi per festa del Patrono;
  • venerdì mattina presa di visione degli atti (9 argomenti nell’ordine del giorno e un regolamento di 70 articoli con tabelle tariffarie), tecnicamente impossibile esaminarli;
  • lunedì il Consiglio comunale.

La richiesta è stata respinta ed è stata chiamata la votazione per l’approvazione del Regolamento: il nostro voto, a questo punto, non poteva che essere un voto contrario.

  Gruppo Consiliare “Vivere Calvene”

Il Ponte sull’Astico di Calvene: gioiello ingegneristico della Pedemontana Vicentina.

Parte prima Fase Progettuale e costruttiva

Silvia Binotto

Il ponte di Calvene sull’Astico, che unisce il paese alle contrade meridionali di Pralunghi, Chiossi e Magan, fu per molti anni il ponte ad arco più ribassato mai costruito e al tempo della sua costruzione, avvenuta tra il 1907 e il 1908, rappresentava una tra le migliori strutture ideate e mai realizzate in cemento armato, spiccando per la sua struttura snella e leggera, unica nel campo dell’ingegneria strutturale. Purtroppo non valorizzato come dovuto (nei suoi pressi infatti sarebbe interessante la posa di un pannello informativo) rappresentò al tempo della sua costruzione un’opera di incredibile arditezza: fu costruito in cemento armato, sostituendo così il precedente ponte ligneo distrutto dalla piena dell’Astico nel maggio del 1905, quando ancora l’uso del materiale non era regolamentato da precise normative, non erano nemmeno previsti criteri di verifica e ci si affidava alla garanzia fornita dai brevetti e alla professionalità dei progettisti.

Vengono qui ricostruite brevemente le vicende storiche più significative relative alla costruzione del ponte sull’Astico: utile e fondamentale è stata la tesi “Il ponte di Calvene sull’Astico (1907, A. Danusso). Architettura e Costruzione” dell’Ing. Marco Liverani – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Ingegneria, Laurea Magistrale in Ingegneria e Tecniche del costruire, A.A. 2010/2011, gentilmente prestatami dal geometra Giovanni Pozzan, per 25 anni Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Calvene, il quale fornì personalmente al laureando copia della documentazione presente negli archivi comunali.

A Calvene, nel maggio 1905 le continue piogge provocarono un ingrossamento del torrente Astico, che danneggiò irrimediabilmente il ponte ligneo che collegava le contrade a sud-ovest con il resto del paese: Pralunghi, Chiossi e Magan. Fu allora necessario per l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Sig. Pietro Brazzale, occuparsi del problema e decidere per la costruzione di un nuovo ponte. Molti furono i problemi che si presentarono: come ricostruire il ponte sull’Astico? Sempre in legno, e quindi un giorno probabilmente il problema di un eventuale suo danneggiamento da parte delle piene dell’Astico si sarebbe ripresentato, oppure in altro materiale, più resistente come il cemento armato che in quegli anni iniziava ad essere più frequentemente impiegato anche in Italia? Come affrontare l’ingente spesa e come reperire le risorse necessarie? E ancora, a chi affidarsi per la progettazione e l’esecuzione dell’opera?

L’Amministrazione non aveva particolari pretese circa la ricostruzione dell’opera, se non rispettare le quote già esistenti e possibilmente sfruttare le “spalle” non danneggiate dalla piena del maggio 1905, per poter così ridurre i costi complessivi. Inoltre la scelta del materiale ricadde sul cemento armato, che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, conobbe grande impiego in Europa grazie al sistema Hennebique[1]. Per la progettazione del nuovo ponte l’Amministrazione di Calvene si affidò allo studio tecnico dell’ingegnere civile Quirino Dalla Valle di Thiene, poi divenuto Studio Tecnico Ingegneri Quirino Dalla Valle e Adelchi Zuccato. Lo studio però non si presentava ancora “pronto” per poter progettare un ponte in cemento armato, in quanto non possedeva ancora il brevetto per l’utilizzo del materiale. Così il 6 agosto 1905, l’ingegnere Zuccato inviò una raccomandata allo Società Porcheddu di Torino[2] (la raccomandata originale è conservata presso l’archivio stesso della Società, depositato presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica – DISEG del Politecnico di Torino).

Desiderando un Comune del Circondario avere dei dati sul costo e sulle condizioni di pagamento per un ponte in cemento armato […]”  l’ingegnere Adelchi Zuccato continua fornendo i dati su come dovrà essere costruito il ponte, larghezza, altezza e numero di “luci”, ovvero pilastri di sostegno, precisando che con la suddetta raccomandata il Comune di Calvene non intendeva assumersi verso la Ditta torinese nessun obbligo di tipo contrattuale. Iniziano così i rapporti tra la Società Porcheddu di Torino e lo studio Thienese, in rappresentanza del Comune di Calvene, per la definizione in primis del progetto del nuovo ponte da costruire sul torrente Astico, ma anche dell’esecuzione dei lavori di verifica, che porteranno poi alla costruzione del ponte ad un’arcata in cemento armato sul torrente Astico, ancora oggi presente, recentemente ristrutturato e consolidato[3], e rappresentante un’opera pubblica unica in tutto l’Alto Vicentino. Cospicuo fu anche lo scambio epistolare tra Comune e Società Porcheddu, per concordare modi e tempi di pagamento. Dagli scambi epistolari si può stabilire come, almeno in principio, lo studio thienese Dalla Valle propose la tipologia e la struttura architettonica del ponte, chiedendo alla Società Porcheddu solamente la redazione di un progetto tecnico e strutturale su un impianto architettonico in pratica già stabilito, ma destinato a subire notevoli modifiche: da un’iniziale proposta di un ponte a più campate si giunse alla progettazione di un ponte ad unica campata ad arco fortemente ribassato. In seguito ad un sopralluogo avvenuto tra l’agosto e il settembre del 1906, l’ingegnere Arturo Danusso della Società Porcheddu elaborò il progetto per il nuovo ponte sul torrente Astico, in cemento armato e ad una sola arcata di 32.50m. Con lettera del 17 settembre 1906 l’ingegnere Arturo Danusso specificò che il costo dell’arcata fosse di lire 8000, il costo invece per il rinforzo delle “spalle” già esistenti di lire 5500, e precisò inoltre che il prezzo era riferito solo ed esclusivamente alle opere in cemento armato, non alle opere provvisionali di organizzazione e di sistemazione del sito, compito esclusivo del Comune di Calvene. Iniziò un vero e proprio iter per la contrattazione del prezzo totale della spesa prevista per la costruzione del nuovo ponte: da una parte il Comune di Calvene, di cui lo studio thienese si fece portavoce, cercava di abbassare i costi complessivi e si adoperava per richiedere allo Stato “il sussidio governativo, in base alla legge 13 Luglio 1905, n. 400[4]”, dall’altra la Società Porcheddu che proponeva di arrotondare la cifra a lire 13000.

La situazione mutò ancora in seguito a nuove vicende: le piene autunnali del 1906 causarono danni irreparabili anche a una delle due spalle “sopravvissuta” alla precedente alluvione del 1905. Questo comportò un’ulteriore modifica del progetto e inevitabilmente un altro rialzo del prezzo da parte della Società torinese e continue trattazioni economiche tra l’Amministrazione Comunale e la Società stessa. Infine, con lettera datata al 30 luglio 1907, il Comune di Calvene accettò la proposta della Società Porcheddu ovvero uno sconto del 2% sul totale, a patto che il Comune stesso si impegnasse ad effettuare i pagamenti con estrema puntualità (per un totale dunque di lire 13720).

Iniziarono così i lavori per la costruzione del nuovo ponte in cemento armato ad arco ribassato, non senza problemi dovuti alle frequenti piogge dell’autunno 1907. Il 23 maggio 1908 furono effettuate le prove di carico statiche e dinamiche che diedero ottimi risultati. Le prove avvennero alla presenza del progettista del ponte stesso, l’ingegnere Arturo Danusso che in lettera datata 23 maggio 1908 scrisse: “L’arcata presentò una perfetta elasticità […]. Quanto al pagamento, che io mi presentai in Comune a sollecitare, mi disse il Sindaco che è già avvisato per uno di questi giorni la visita del Genio Civile per riconoscere l’esistenza dell’opera e accordare il sussidio governativo[5] (che tardava ad arrivare).” Furono utilizzati due carri da 30 quintali a un asse, ma per precauzione si fece passare un solo carro vuoto all’inizio. La prova di collaudo fu ampiamente soddisfacente e mise in risalto non solo la stabilità della struttura ma anche la sua grande e perfetta elasticità.

Domenica 25 ottobre 1908 si tenne la cerimonia di inaugurazione del nuovo ponte, presenziata dall’Onorevole Commendatore Attilio Brunialti: per l’occasione l’Amministrazione Comunale volle invitare l’ingegnere Porcheddu o un suo illustre rappresentante. Giunse da Torino la notizia secondo la quale “Non rispondemmo subito alla Sua lettera sperando di poter aderire all’invito e di intervenire alla simpatica riunione, che presenta per noi uno speciale interesse. Cosicché è con vero rincrescimento che dobbiamo oggi comunicare alla S. V. l’impossibilità di compiere la gita a Calvene nel giorno indicato, come avremmo vivamente desiderato; rincrescimento tanto maggiore in quanto ci tocca rinunziare al piacere di ascoltare l’eloquente parola dell’On. Brunialti. Scriviamo però a al n/ Rappresentante per codesta Provincia sig. Ing. Priuli-Bon, affinché, potendo, voglia procurarsi il piacere di assistere all’inaugurazione, del che potrà dare avviso direttamente alla S.V.”.

Il ponte sull’Astico di Calvene fu prototipo per il ponte del Risorgimento (1911) sul Tevere a Roma, di cui avremo modo di parlare nel prossimo articolo con l’approfondimento su Arturo Danusso, progettista del “nostro” ponte.


[1] Il sistema prende il nome dal suo inventore: François Hennebique (Neuville-Saint-Vaast, 26 aprile 1842 – Parigi, 7 marzo 1921) che fu inizialmente riconosciuto come l’inventore del calcestruzzo armato, sistema edilizio che brevettò nel 1892.

[2] Giovanni Antonio Porcheddu (Ittiri, 26 giugno 1860 – Torino, 17 ottobre 1937), ingegnere italiano che introdusse in Italia la tecnica delle costruzioni in cemento armato. Fu il primo ad intuire la validità del Systéme Hennebique (cioè il conglomerato cementizio armato internamente con profilati di ferro disposti e rafforzati con apposite staffe), del quale ottenne già nel 1892 il brevetto per il suo utilizzo, primo in Italia.

[3] Dopo oltre novant’anni d’utilizzo il ponte presentava segni di logoramento, causati sicuramente dagli agenti atmosferici ma anche e sicuramente dall’incremento delle sollecitazioni superiori a cui è sottoposto ogni giorno. Fu quindi necessario un intervento di ristrutturazione e di consolidamento statico: i lavori iniziarono il 12 luglio 2004 e terminarono il 15 novembre 2004. Si intervenne su più punti: immediato intervento manutentivo sulle strutture, recupero e salvaguardia degli elementi costruttivi; aumento della portata dei carichi in transito da 5,00 t. a 45,00 t.; adeguamento della viabilità veicolare e pedonale e superamento delle barriere architettoniche; rispetto della tradizione popolare del paese stesso mediante valorizzazione dell’antico ponte.

[4] Lettera dello Studio Dalla Valle alla Società Porcheddu del 9 ottobre 1906. Le legge a cui fa riferimento l’Ingegnere Zuccato nella medesima lettera si riferisce ai provvedimenti “a sollievo dei danneggiati dalle alluvioni del primo semestre 1905…” (https://www.gazzettaufficiale.it/).

[5] In base alla Legge 13 Luglio 1905 n. 400 il Comune di Calvene ottenne come sussidio governativo per la ricostruzione del ponte sull’Astico lire 8250,00.

Fig. 1 Primo progetto architettonico per il ponte sull’Astico a Calvene, con quattro campate.
Progetto inviato dalla Società Porcheddu nel settembre 1905 allo studio thienese Dalla
Valle-Zuccato (da LIVERANI 2010/2011)
Fig. 2 Ulteriore progetto architettonico per il ponte sull’Astico a Calvene, con due campate.
Progetto inviato dalla Società Porcheddu nell’ottobre 1905 allo studio thienese Dalla
Valle-Zuccato (da LIVERANI 2010/2011)
Fig. 3 Progetto definitivo per il ponte sull’Astico di Calvene inviato con lettera del 29 maggio
1907 dalla Società Porcheddu agli ingegneri Quirino Dalla Valle e Adelchi Zuccato (da
LIVERANI 2010/2011)
Il Ponte prima della ristrutturazione dell’estate 2004

Piena dell’Astico durante i lavori di ristrutturazione e consolidamento statico (estate 2004)

Il Ponte dopo l’intervento di ristrutturazione e consolidamento

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