di Antonio Dalla Stella
Sono trascorsi 15 mesi dall’inizio della pandemia, un periodo lunghissimo, troppo lungo per non lasciare il segno nella società e purtroppo anche nella nostra piccola realtà. E’ da questa riflessione che trae spunto l’idea di una indagine demografica.
Uno studio che, da un lato ci aiuta a capire “come eravamo” e come si è modificata la nostra società nel tempo; dall’altro ci fornisce utili elementi per interpretare …. “dove stiamo andando ? ”.
L’indagine si avvale di uno studio sulla composizione della popolazione al 31/12/1990 (30 anni fa), che, abbinato ai dati odierni, ci consente dei raffronti significativi:
- popolazione totale suddivisa per sesso:

da una maggioranza di sesso femminile del 1990 (632), si è passati ad una maggioranza, sia pur lieve, di sesso maschile nel 2020 (653).
- popolazione suddivisa per classi di età:

da notare, soprattutto, l’incremento del numero delle persone oltre i 65 anni; si è infatti passati da 196 a 311 che corrispondono ad un incremento in percentuale sul totale dei residenti dal 15,7 % del 1990 al 24,0 % nel 2020.
Se andiamo poi a scomporre il numero delle persone con più di 65 anni troviamo che:

i maschi sono passati dai 77 del 1990 ai 148 del 2020 (più 71 unità pari a + 92%); le femmine pur rimanendo nel 2020, per questa fascia di età, più dei maschi (163 contro 148) hanno registrato un minore incremento percentuale da 119 del 1990 a 163 nel 2020 (+37% pari a 44 unità); complessivamente (+ 115 unità pari a + 58,7%).
L’aumento delle persone oltre i 65 anni, ha conseguentemente incrementato, in 30 anni, l’indice di “aspettativa di vita” di ben 8 punti medi, passando dai 74 anni medi del 1990, agli 82 anni del 2020, così suddiviso:

Questo aumento delle persone oltre i 65 anni, abbinato alla diminuzione della natalità registrata negli ultimi anni, condiziona pesantemente l’incremento dell’ “indice di vecchiaia”, ossia nel rapporto tra la popolazione anziana (maggiore di 65 anni) e la popolazione giovanile (da 0 a 14 anni) che infatti passa da 1,2 a 2:
nel 1990 ogni 100 ragazzi c’erano 120 anziani,
nel 2020 ogni 100 ragazzi ci sono 200 anziani.
Uno squilibrio tra giovani e anziani preoccupante, soprattutto guardando al futuro.
Fondamentale a questo punto diventa l’azione di rilancio e gli interventi previsti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) o “NEXT GENERATION ITALIA”, un piano rivolto alle nuove generazioni a sostegno di famiglie, genitorialità e questione giovanile.
Come ha detto Mario Draghi: “il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre […] privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.
Prima di concludere l’analisi dei dati della nostra realtà apriamo una finestra nel mondo per capire cosa succede quando si parla dell’indice di “età media” (ossia della struttura per età della popolazione), ecco alcuni esempi:
Stato abitanti età media
Nigeria 210 milioni 15,2 anni
Etiopia 117 milioni 17,6 anni
Congo 91 milioni 18,5 anni
Egitto 104 milioni 24,7 anni
L’età media del continente africano è di 19 anni con una popolazione di 1 miliardo e 216 milioni di persone.
Sono numeri che fanno riflettere, soprattutto guardando al futuro e all’impatto che possono avere nelle Politiche migratorie.
- l’Europa ha un’età media di 43,7 anni
- l’Italia di 45 anni
- Calvene di 46,4 anni.
Tornando alla nostra realtà, destano preoccupazione gli ultimi numeri che ci riguardano da vicino:
- il decremento degli abitanti (dai 1335 del 2010 ai 1296 a fine 2020)
- la diminuzione delle nascite registrata negli ultimi anni (7 nati nel 2019, 3 nati nel 2020)

La diminuzione della natalità, l’aumento delle persone anziane, la diminuzione del numero degli abitanti generano in prospettiva una serie di criticità:
- criticità nel futuro della scuola elementare (servono nuove idee e nuove collaborazioni)
- criticità nelle politiche di sostegno alle persone anziane (necessità di fare rete)
- criticità nei servizi disponibili (indispensabile rendere più attrattivo il paese)
il 2021 ed i prossimi 2/3 anni saranno decisivi per il futuro di Calvene; ma partendo dalla conoscenza e consapevolezza dei fatti (questa analisi demografica ci può essere d’aiuto) sarà possibile promuovere azioni significative e incisive nella giusta direzione.
Fonti dei dati:
- i dati del 1990 sono ricavati da uno studio personale effettuato a supporto della pianificazione del territorio (Piano abitativo di zona Maglio) (con incarico di Assessore all’Urbanistica)
- i dati 2020: ricavati dalla richiesta informazioni del 7 aprile 2021 prot. 1195