Sito Ufficiale del Gruppo Consiliare "Vivere Calvene" (Giugno 2019 - Maggio 2024)

Mese: Maggio 2021

Indagine demografica Calvene ieri…. Calvene oggi…. e domani ?

di Antonio Dalla Stella

Sono trascorsi 15 mesi dall’inizio della pandemia, un periodo lunghissimo, troppo lungo per non lasciare il segno nella società e purtroppo anche nella nostra piccola realtà.         E’ da questa riflessione che trae spunto l’idea di una indagine demografica.

Uno studio che, da un lato ci aiuta a capire “come eravamo” e come si è modificata la nostra società nel tempo; dall’altro ci fornisce utili elementi per interpretare …. “dove stiamo andando ? .

L’indagine si avvale di uno studio sulla composizione della popolazione al 31/12/1990 (30 anni fa), che, abbinato ai dati odierni, ci consente dei raffronti significativi:

  • popolazione totale suddivisa per sesso:

da una maggioranza di sesso femminile del 1990 (632), si è passati ad una maggioranza, sia pur lieve, di sesso maschile nel 2020 (653). 

  • popolazione suddivisa per classi di età:

da notare, soprattutto, l’incremento del numero delle persone oltre i 65 anni; si è infatti passati da 196 a 311 che corrispondono ad un incremento in percentuale sul totale dei residenti dal 15,7 % del 1990 al 24,0 % nel 2020.

Se andiamo poi a scomporre il numero delle persone con più di 65 anni troviamo che:

i maschi sono passati dai 77 del 1990 ai 148 del 2020 (più 71 unità pari a + 92%); le femmine pur rimanendo nel 2020, per questa fascia di età, più dei maschi (163 contro 148) hanno registrato un minore incremento percentuale da 119 del 1990 a 163 nel 2020 (+37% pari a 44 unità); complessivamente (+ 115 unità pari a + 58,7%).

L’aumento delle persone oltre i 65 anni, ha conseguentemente incrementato, in 30 anni, l’indice di “aspettativa di vita” di ben 8 punti medi, passando dai 74 anni medi del 1990, agli 82 anni del 2020, così suddiviso:

Questo aumento delle persone oltre i 65 anni, abbinato alla diminuzione della natalità registrata negli ultimi anni, condiziona pesantemente l’incremento dell’ “indice di vecchiaia”, ossia nel rapporto tra la popolazione anziana (maggiore di 65 anni) e la popolazione giovanile (da 0 a 14 anni) che infatti passa da 1,2 a 2:

  nel 1990 ogni 100 ragazzi c’erano 120 anziani,

  nel 2020 ogni 100 ragazzi ci sono 200 anziani.

Uno squilibrio tra giovani e anziani preoccupante, soprattutto guardando al futuro.

Fondamentale a questo punto diventa l’azione di rilancio e gli interventi previsti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) o “NEXT GENERATION ITALIA”, un piano rivolto alle nuove generazioni a sostegno di famiglie, genitorialità e questione giovanile.

Come ha detto Mario Draghi: “il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre […] privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.

Prima di concludere l’analisi dei dati della nostra realtà apriamo una finestra nel mondo per capire cosa succede quando si parla dell’indice di età media” (ossia della struttura per età della popolazione), ecco alcuni esempi:

Stato              abitanti         età media

Nigeria        210 milioni         15,2 anni

Etiopia         117 milioni         17,6 anni

Congo           91 milioni          18,5 anni

Egitto           104 milioni       24,7 anni

L’età media del continente africano è di 19 anni con una popolazione di 1 miliardo e 216 milioni di persone.

Sono numeri che fanno riflettere, soprattutto guardando al futuro e all’impatto che possono avere nelle Politiche migratorie.

  • l’Europa ha un’età media di 43,7 anni
  • l’Italia di 45 anni
  • Calvene di 46,4 anni.

Tornando alla nostra realtà, destano preoccupazione gli ultimi numeri che ci riguardano da vicino:

  • il decremento degli abitanti (dai 1335 del 2010 ai 1296 a fine 2020)        
  • la diminuzione delle nascite registrata negli ultimi anni (7 nati nel 2019, 3 nati nel 2020)

La diminuzione della natalità, l’aumento delle persone anziane, la diminuzione del numero degli abitanti generano in prospettiva una serie di criticità:

  • criticità nel futuro della scuola elementare (servono nuove idee e nuove collaborazioni)
  • criticità nelle politiche di sostegno alle persone anziane (necessità di fare rete)
  • criticità nei servizi disponibili (indispensabile rendere più attrattivo il paese)

il 2021 ed i prossimi 2/3 anni saranno decisivi per il futuro di Calvene; ma partendo dalla conoscenza e consapevolezza dei fatti (questa analisi demografica ci può essere d’aiuto) sarà possibile promuovere azioni significative e incisive nella giusta direzione.

Fonti dei dati:

  • i dati del 1990 sono ricavati da uno studio personale effettuato a supporto della pianificazione del territorio (Piano abitativo di zona Maglio) (con incarico di Assessore all’Urbanistica)
  • i dati 2020: ricavati dalla richiesta informazioni del 7 aprile 2021 prot. 1195

Dedicato a Mario Rigoni Stern nel centenario della nascita

di Roberta Binotto

“Lasciata la piccola casa del Prà del Giglio dove aveva trovato rifugio con i suoi in quel maggio del 1916, camminava per la nuova strada militare che risaliva a tornanti le pendici dell’Altipiano. Andava con passo lesto, sorpassando reparti di soldati euforici che intasavano la via, incrociava camion 18B.L. e XVter che scendevano strombazzando dalle retrovie, autoambulanze e carriaggi, ma in tutto e in tutti c’era uno spirito di pace che si manifestava luminoso come una mattina d’aprile anche se le nebbie si aggruppavano sui fianchi dei monti”.

Inizia così una delle prime pagine dell’Anno della Vittoria che noi Calvenesi abbiamo sempre sentito un po’ nostro perché ambientato a Prà del Giglio dove la famiglia del giovane Matteo trova rifugio durante gli anni del conflitto.

Ricordo bene da bambina quando assistetti alla presentazione di questo libro presso la vecchia biblioteca di Calvene. Alla domanda del perché avesse scelto di ambientare la prima parte del libro proprio a Prà del Giglio, Rigoni Stern rispondeva candidamente che raramente egli aveva sentito un nome così bello e poetico come Prà del Giglio.

Immagino che puntando l’occhio su un punto piccolo piccolo della mappa dell’altipiano di Asiago (come soleva chiamarlo lui, Altipiano e non altopiano) in mezzo a una linea tutta curve che indicava l’impervietà della strada, la lettura di un nome come “Prà del Giglio” l’aveva d’un tratto illuminato. E sì perché forse noi Calvenesi a volte dimentichiamo di quanto le nostre contrade più antiche e fuori mano esercitino un fascino ammaliatore a chi le scopre per la prima volta. Lo stesso Rigoni Stern non è certo rimasto indifferente a questo fascino e ha voluto descrivere la strada che da Prà del Giglio porta in Altopiano. Si tratta di una vecchia mulattiera chiamata Sojo dea Cavala che si arrampica su per il Costo Magro. Terra bella ma difficile, il nome lo dice chiaramente.

Anche nel libro Le stagioni di Giacomo viene citato il Prà del Giglio. “Una sera di fine maggio Irene disse a Giacomo del suo desiderio di andare ai piedi delle montagne dove la sua famiglia era stata profuga nel Sedici. Abitavano in una casetta dentro un prato tutto circondato da ciliegi selvatici, ontani e betulle: il Prà del Giglio, era chiamato. […] Di questo posto avevano parlato suo fratello e suo nonno prima che morisse: – Vorrei proprio vederlo. Che ne diresti di andarci noi due? […] La strada migliore era quella per il costo fino a Caltrano; poi da Caltrano bisognava raggiungere Calvene e lì chiedere del Prà del Giglio. La strada più breve passava per la Barental, Granezza, Malga Mazze e Monte di Calvene. […] A Monte chiesero la strada, e poi ancora ai Capozzi e al Maso; arrivarono infine, dopo aver passato il valloncello…”

Rigoni Stern è uno di noi perché come noi ama il posto in cui viviamo e ne apprezza la semplicità. Conosce le leggi della natura, ne descrive con dovizia di particolari i cambiamenti e le sue inesorabili leggi. Memorabile quando in Uomini, boschi ed api scrive: “Vorrei che tutti potessero ascoltare il canto delle coturnici al sorgere del sole, vedere i caprioli sui pascoli in primavera, i larici arrossati dall’autunno sui cigli delle rocce, il guizzare dei pesci tra le acque chiare dei torrenti e le api raccogliere il nettare dei ciliegi in fiore”.

Con la sua scrittura semplice e profonda, ha definito i contorni della nostra identità locale e ci ha fatto provare il senso di appartenenza alla comunità e alla sua storia e un sentimento di rispetto per la natura e per le persone descritte nei suoi libri. Egli ha saputo narrare delle stagioni, del bosco e della vita di montagna in modo estremamente umile, con l’obiettivo, come diceva spesso, di “fare compagnia alla gente”. In lui si sente la saggezza del montanaro, dell’uomo comune che comunica messaggi di valore universale con incredibile semplicità, per essere alla portata di tutti. Penso alla dignità del lavoro fatto bene, qualunque lavoro sia. Diceva una cosa sola ai ragazzi nelle scuole: “leggete, lavorate, camminate e andate per le montagne. Una volta che avete letto un mio libro, sarei felice di sapere che siete andati a camminare in quel luogo e avete provato i miei stessi sentimenti” vedendo i primi crochi spuntare dalla neve e sentendo il canto del cuculo ai primi di aprile.

“Sarebbe bello che un giorno, leggendo un mio racconto – ha lasciato scritto Rigoni Stern – qualcuno potesse individuare il luogo e provare i miei stessi sentimenti e le mie stesse sensazioni”.

Queste parole sembrano prese alla lettera dall’Associazione Cammini Veneti che ha lanciato l’idea di un percorso che tocchi i luoghi letterari citati da Rigoni Stern nelle sue opere, da Vicenza ad Asiago, per chi frequenta l’Altopiano e per coloro che amano le opere di Stern e ne apprezzano l’insegnamento e cercano ancora quassù le sue tracce, l’aria pulita che ha respirato, i saperi che ha tramandato e i sentimenti che ha condiviso.

Cammini Veneti mira a creare dei percorsi che per l’appunto abbiano una forte matrice culturale e che colleghino luoghi significativi nella vita di personaggi decisivi per la nostra cultura e particolarmente attenti all’ambiente e al paesaggio. Cammini Veneti ritiene che il riappropriarsi delle proprie radici consenta di acquisire un maggior equilibrio, quando ci si allontana dal proprio microcosmo quotidiano, per scoprire l’altrove.

Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Stern (Asiago, 1° novembre 1921) e quale modo migliore di ricordarlo e celebrarlo se non tramite un cammino a lui dedicato.

Il “Cammino Rigoni Stern” prevede il passaggio anche per Calvene, come da mappa:

è in corso la posa della segnaletica, con targhe/direzione e segnali con colori bianco/rosso che indicano la via da seguire.

Sarebbe interessante se il Cammino potesse diventare una opportunità per Calvene; una opportunità di valorizzazione ambientale e valorizzazione del patrimonio artistico.

Un suggerimento che vorremmo proporre all’Associazione Cammini Veneti che cura la Guida del Cammino:

giunti al Ponte di ingresso al paese di Calvene, fate una breve deviazione a destra, di soli 500 mt e salite al paese, avrete l’opportunità di:

  • visitare la bella Chiesa Arcipretale del 1852 che conserva all’interno opere dell’antica Pieve risalenti al XII e XV sec.
  • visitare il Capitello di San Rocco (detto anche “della Peste” del 1575)
  • trovare ristoro e approvvigionamento

per poi riprendere il percorso originale in direzione contrada Maglio (del 1500) e giungere al Ponte sul Torrente Astico (gioiello ingegneristico della Pedemontana Vicentina del 1907/8)”.

L’essere inseriti nel “Cammino Rigoni Stern” potrebbe consentire, in prospettiva, piccole forme di sviluppo dell’economia locale, come avviene in tanti luoghi d’Italia; entrare a far parte del sistema di “ospitalità diffusa e valorizzazione dei piccoli centri della Pedemontana”.

Alcune foto, con Mario Rigoni Stern tra i ragazzi di Scuola, in occasione dell’inaugurazione del Giardino Alpino nel maggio del 2006.

“Nell’ambito del Sentiero storico-naturalistico del Monte Corno (m. 1383), subito a nord del Rifugio, è stato creato un giardino botanico alpino che ospita, in diversi ambienti montani quali rupi calcaree, faggete, peccete, ghiaioni, pascoli e pozze, oltre 350 specie vegetali appartenenti alla flora subalpina, fra cui una vasta gamma di felci e piante officinali. È proprio da qui che si affacciano nella pianura Giacomo e Irene, nel libro Le stagioni di Giacomo, nella loro visita ai luoghi del periodo in cui erano profughi”.

Alcune opere per approfondire il rapporto di Mario Rigoni Stern con la natura:

Il bosco degli urogalli, Einaudi, 1962

Uomini, boschi e api, Einaudi, 1980

Amore di Confine, Einaudi, 1986

Arboreto selvatico, Einaudi, 1991

Le stagioni di Giacomo, Einaudi, 1995

Sentieri sotto la neve, Einaudi, 1998

Inverni lontani, Einaudi, 1999

Aspettando l’alba e altri racconti, Einaudi, 2004

Stagioni, Einaudi, 2006

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