di Silvia Binotto

Negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, il piccolo paese di Calvene fu protagonista di un piano di modernizzazione davvero significativo, al quale partecipò anche una figura fondamentale nel panorama dell’ingegneria e dell’architettura nazionali.

Tra il 1906 e il 1907 l’ingegnere Arturo Danusso della società torinese Porcheddu Ing. G. A. progettò il nuovo ponte sull’Astico, in cemento armato e ad arco ribassato, sostituendo definitivamente il precedente ponte ligneo abbattuto da una piena del torrente nel maggio del 1905.

Arturo Danusso (da GIOVANNARDI 2009)

Arturo Danusso nacque a Priocca d’Alba, in provincia di Cuneo, il 9 settembre 1880, da una famiglia della piccola borghesia. Il padre Ferdinando era insegnante di fisica e matematica presso un Istituto Tecnico di Genova, dove Arturo trascorse i primi anni d’infanzia. All’età di soli quattro anni Arturo divenne orfano del padre: con la madre Paolina e il fratellino Ernesto (nota 1) si trasferì da Genova, prima a Priocca d’Alba e poi definitivamente a Torino, dove iniziarono una vita segnata dalle ristrettezze e dalle difficoltà economiche.

A Torino, grazie all’aiuto del parroco della Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, conosciuto tramite il parroco di Priocca, la madre di Arturo trovò un appartamento in via Baretti, 36 nelle vicinanza della Scuola degli Ingegneri del Valentino.

Per guadagnare qualche soldo in più Paolina trasformò l’appartamento in una pensione per i giovani studenti della Scuola degli Ingegneri: tra questi soggiornó in casa Danusso anche il giovane studente sardo Giovanni Antonio Porcheddu (1860-1937), una figura fondamentale nella futura vita lavorativa di Arturo.

Nonostante le difficoltà economiche, il giovane Danusso si dimostrò sempre forte, tenace ed intelligente, tanto da ottenere una borsa di studio del Collegio delle Province (nota 2) con cui riuscì a pagare l’iscrizione alla Scuola d’Applicazione per Ingegneri di Torino. Frequentò così il biennio della Facoltà di Matematica e poi la Scuola d’Applicazione del Castello del Valentino (nota 3).

Anche all’Università Arturo si fece notare per le sue doti: studente modello e primo del suo corso, terminò gli studi alla giovane età di 22 anni, conseguendo il 29 agosto 1902 la laurea con lode in ingegneria civile.

Nel frattempo Giovanni Antonio Porcheddu, terminati gli studi, fondò con non poche difficoltà un’impresa di costruzioni in cemento armato: una novità assoluta nel panorama dell’edilizia italiana, Porcheddu infatti fu il primo licenziatario del brevetto Hennebique (nota 5).

Saldati i debiti per la pigione con la madre di Danusso, Porcheddu propose ad Arturo di lavorare per la sua società: per iniziare a guadagnare e rendersi così indipendente dalla madre, Arturo accettò l’offerta. Ben presto, però, iniziò a non sentirsi completamente a suo agio nel lavoro, provando la sensazione di essere stato assunto da Porcheddu solo per fare un favore alla madre Paolina. Arturo decise quindi di provare altre strade: vinse il concorso bandito dalle Ferrovie Meridionali e si trasferì a Benevento. In occasione di un ritorno a Torino, fu accolto benevolmente da Porcheddu che gli rinnovó la proposta di lavorare per lui.

Chiariti i disagi della prima esperienza, i due ingegneri fecero un accordo per una nuova collaborazione.

“Si ebbe allora un periodo di eccezionale attività: ottimi ingegneri, fra loro cordialmente affiatati, vi collaborarono, inserendo nella feconda corrente di pensiero le loro particolari fisionomie di studiosi e progettisti. L’ingegnere Porcheddu, occupato nella direzione generale di quella che ormai era divenuta una grande impresa […], scelti con cura i propri collaboratori lasciava loro libertà d’azione. Così quello fu, per tutti noi che vi passammo fervidamente parecchi anni, una scuola di rara efficacia, in un tempo in cui la teoria diceva ben poco in confronto di quello che la pratica aveva osato con felice arditezza…”, così ricordava lo stesso Arturo il periodo alla società Porcheddu, in uno scritto in occasione della morte di Giovanni Antonio Porcheddu, pubblicato nella rivista “Il cemento armato” (n. 11, Novembre 1937, Milano).

Grazie alle sue spiccate qualità Arturo Danusso divenne fin da subito uno dei collaboratori di punta dell’ufficio tecnico della Società Porcheddu Ing. G. A.: impadronitosi della moderna tecnica di progettazione con il sistema Hennebique firmó numerose opere dove la tradizione italiana fu salvaguardata, ma nel frattempo il “moderno” veniva aggiunto.

A soli 27 anni firmó il progetto per il ponte sul torrente Astico a Calvene (1907-1908): un’opera di straordinaria importanza anche se all’apparenza non sembra, in quanto mai prima di allora fu costruito un ponte con un arco così ribassato.

Progetto definitivo per il ponte sull’Astico di Calvene inviato con lettera del 29 maggio
1907 dalla Società Porcheddu agli ingegneri Quirino Dalla Valle e Adelchi Zuccato (da
LIVERANI 2010/2011)

“… Previsto per veicoli leggeri è vissuto felicemente attraverso due guerre, che non gli risparmiarono carichi ben maggiori”, così lo ricordava Arturo stesso. Il ponte sull’Astico fu forse il “prototipo” principale per il Ponte del Risorgimento di Roma, realizzato solo quattro anni più tardi (i lavori iniziarono nel 1908 e terminarono nel 1911). Il Ponte del Risorgimento fu progettato da Porcheddu con la supervisione di Hennebique e la stretta collaborazione di Danusso.

A Danusso si devono numerose opere e progetti, tra cui la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia (nota 5).

Arturo lavorò fino ai 35 anni per la ditta Porcheddu, vinse poi nel 1915 il concorso per la cattedra di Meccanica Strutturale presso il Regio Istituto. Superiore a Milano (poi Politecnico), dove insegnò fino al 1950, ottenendo fama e notorietà negli ambienti scientifici accademici, tanto da affiancare alla sua brillante carriera accademica anche il lavoro di consulente. Fece infatti parte delle commissioni di valutazione dello stato strutturale della Torre di Pisa, della Mole Antonelliana e della Cattedrale di Milano.

Dopo 35 anni di insegnamento lasciò la cattedra nel 1950 e nel 1955 fu nominato professore emerito.

“Fu docente insigne, dalla parola al tempo stesso piana ed elevata, che fondata su basi scientifiche e tecniche, portava in aula il riflesso di un’attività scientifica e professionale di alto livello e, soprattutto, il riflesso di un’intensa vita spirituale nutrita di profonda meditazione e di non meno profonda umiltà”, con queste parole il suo studente Pietro Locatelli ricordava Arturo Danusso, il quale morì infine a Milano il 5 dicembre del 1968.

Padre del cemento armato assieme al collega Giovanni Antonio Porcheddu, Arturo Danusso ha lasciato nel paese di Calvene un gioiello ingegneristico dal valore inestimabile, un ponte simbolo di modernizzazione e unità.

NOTE AL TESTO

Nota 1: Il fratellino Ernesto morì a soli tre anni nel 1886 per difterite.

Nota 2: Il Collegio delle Province era una borsa di studio di £. 70 mensili per 10 mesi l’anno. Per ottenerla era necessario superare la licenza liceale con la media del 7 e presentarsi nella sede dell’Università per un ulteriore esame di licenza, aggravato da altre prove di fisica, matematica, filosofia e dal componimento in latino. Arturo riuscì 3° su 80 e mantenne la borsa di studio per tutto il corso universitario, ciò significò avere la media del 27, fare tutti gli esami a luglio, non avere nessun voto inferiore al 24.

Nota 3: Il Castello del Valentino è un’antica residenza sabauda. Nel 1864 l’edificio divenne sede del Regio Museo Industriale e dal 1880 ospitò i laboratori di idraulica della Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri. Nel 1906 la Regia Scuola di Applicazione e il Regio Museo Industriale furono fuse dando origine al Regio Politecnico di Torino.

Nota 4: Il sistema prende il nome dal suo inventore, François Hennebique (1842-1921) che fu inizialmente riconosciuto come l’inventore del calcestruzzo armato, sistema edilizio che brevettò nel 1892.

Nota 5: Il campanile di San Marco a Venezia crollò al suolo il 14 luglio 1902: la struttura implose sotto il proprio peso e lasciò un cumulo di polvere. L’alto valore storico e architettonico dell’edificio impose una fedele ricostruzione, la struttura interna però poteva essere alleggerita e resa così più resistente, grazie all’utilizzo del cemento armato.

BIBLIOGRAFIA

Giovannardi F., Arturo Danusso e l’onere delle prove, 2009.

Liverani M., Il ponte di Calvene sull’Astico (1907, A. Danusso). Architettura e costruzione. Tesi di laurea magistrale di Ingegneria e Tecniche del costruire, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Anno Accademico 2010/2011.