Antonio Dalla Stella

Il Donbass è una parte dell’Ucraina orientale suddivisa in tre regioni, Donetsk, Luhansk e Dnipropetrovsk a circa 700 km da Kiev. L’instabilità del Donbass ha radici profonde, ma fu nel 2014 quando la Russia invase la Crimea, la penisola dell’Ucraina meridionale, oggi Repubblica autonoma ma di fatto federata alla Russia, che gruppi nostalgici dell’ex Unione Sovietica, finanziati da Mosca, riuscirono a prendere il controllo di una parte del territorio dichiarandone l’indipendenza e chiedendo la secessione dall’Ucraina attraverso un referendum. Referendum, non riconosciuto a livello internazionale, che secondo gli organizzatori si chiuse con grande maggioranza a favore dell’indipendenza. Dopo la dichiarazione di indipendenza, nel maggio 2014, iniziò il conflitto con l’Ucraina che causò più di 13.000 morti; civili in fuga e città abbandonate.

Gli scontri si fermarono temporaneamente con gli accordi di Minsk, siglati nel 2015 da Russia e Ucraina.

Gli accordi prevedevano il ritorno delle regioni ribelli all’Ucraina, in cambio di maggiore autonomia. Ma gli accordi non furono mai rispettati, tra l’indifferenza dei grandi e la paura di ritorsioni.

Vi sono poi ragioni storiche, culturali ed etniche. In queste regioni, la cultura russa è dominante, a scuola si studia la versione sovietica della storia, in televisione i canali trasmettono programmi in lingua russa e anche la chiesa ortodossa locale si è staccata da quella ucraina per legarsi a quella della madre Russia accrescendo, sempre più, la tensione tra Russia e Ucraina.

Nel 2018 il «Concilio di unificazione» riunito a Kiev ha sancito la nascita di una Chiesa ortodossa nazionale ucraina autocefala, cioè indipendente dal Patriarcato di Mosca. Il riconoscimento della Chiesa ucraina da parte del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha rappresentato una spaccatura drammatica nel mondo ortodosso. 

Una ferita che non rappresenta un deterrente alla guerra, ma una ferita dentro le società, difficile da risanare.

E’ in questa complessa situazione, che la diplomazia vaticana cerca di mediare tra i contendenti.


…E arriviamo a questi ultimi giorni in cui Putin ha riconosciuto unilateralmente la Repubblica di Donetsk e la Repubblica di Luhansk e fatto entrare i suoi carri armati.

L’invasione dell’Ucraina, perché di questo ora si tratta, non si è fermata nel Donbass, ma è proseguita con l’obiettivo di arrivare a Kiev e stabilirne il controllo russo.

Esprimiamo con forza “Solidarietà al popolo ucraino e ferma condanna all’invasione russa”.

…. La guerra è entrata in Europa.

E’ indispensabile, prima che sia troppo tardi, fermare questa guerra, mettendo in campo ogni strumento di mediazione possibile.

Va stabilito un negoziato su tutti i fronti per trovare un compromesso verso la Pace, prima che l’escalation della guerra prenda definitivamente il sopravvento.

Lo stà facendo Papa Francesco, con la visita di ieri all’Ambasciata russa presso la Santa Sede, deve continuare a farlo l’Europa, con l’impegno dei vertici europei, del Presidente della repubblica francese Macron, del Cancelliere tedesco Scholz e l’Italia con la credibilità internazionale acquisita negli anni da Draghi.

Ognuno di noi può dare il proprio sostegno partecipando alle Manifestazioni indette a favore della Pace.

“Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.   

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Raccolta Materiale in aiuto alla popolazione Ucraina promossa da Associazioni LiberaMente e Pro Loco Calvene

Domenica 6 marzo 2022 dalle 9.00 alle 12.00 Sala polivalente

https://www.viverecalvene.it/wp-content/uploads/2022/03/RACCOLTA-MATERIALE.pdf

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