Il Referendum è uno strumento con il quale i cittadini possono chiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge.

Attraverso il referendum il cittadino partecipa attivamente alla decisione politica, la integra, la modifica, la abroga, o esprime comunque un parere su un determinato tema. Con il referendum il cittadino, oltre ad essere più attivo e partecipe, acquisisce responsabilità e consapevolezza diventando protagonista del processo democratico del proprio Paese. 

Perché il referendum sia valido deve essere raggiunto il quorum di validità e cioè devono partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto (50 % +1).

Perché la norma oggetto del referendum stesso sia abrogata deve essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi (50 % + 1).

Domenica 12 giugno dalle 7 alle 23 si vota per i referendum abrogativi sulla giustizia.

Informazioni sui Referendum in votazione (5 schede).

Due quesiti riguardano questioni di diritto penale.

1) Scheda arancione riguarda il quesito che modifica art. 274 del codice di procedura penale, restringendo i casi in cui si possono disporre misure cautelari nei casi di reati non gravi.

  • Secondo i promotori (voto SI), così si riduce il numero di indagati e imputati che finiscono in carcere senza essere stati ancora processati.
  • Secondo i contrari (voto NO), questa modifica rischia di generare l’effetto contrario, riducendo la possibilità di applicare misure cautelari in casi in cui è fondamentale agire con urgenza.

2) Scheda rossa riguarda l’abrogazione della legge Severino in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo per persone condannate in via definitiva (e in alcuni casi non definitiva) per reati di mafia, terrorismo e reati gravi contro la pubblica amministrazione.

  • Secondo i promotori (voto SI), questo automatismo va eliminato e restituita al giudice la valutazione di aggiungere nella sentenza la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
  • Secondo i contrari (voto NO), la legge Severino andrebbe modificata per correggere alcuni elementi (come la sospensione della carica degli amministratori locali anche con sentenza non passata in giudicato), ma non cancellata del tutto.

Tre quesiti riguardano la vita interna dell’ordine giudiziario: come sono eletti i magistrati nel loro organo di rappresentanza, come sono giudicati per gli avanzamenti di carriera, e i ruoli che possono rivestire.

Questi tre quesiti sono attualmente oggetto di dibattito in Parlamento.

È infatti in corso di approvazione la riforma dell’ordinamento giudiziario, già passato alla Camera e ora in discussione al Senato.

3) Scheda verde prevede l’abrogazione dell’obbligo di raccolta delle firme, tra le 25 e le 50, per il magistrato che vuole candidarsi al Consiglio superiore della magistratura (Csm).

  • Secondo i promotori (voto SI), in questo modo si riduce il peso dei gruppi associativi, le correnti, nella scelta dei singoli magistrati che decidono di candidarsi al Csm e che così saranno più liberi di farlo.
  • Secondo i contrari (voto NO), già la riforma dell’ordinamento giudiziario prevede questa modifica, quindi il referendum è una mera ripetizione.

4) Scheda grigia prevede l’abrogazione del divieto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari, che si occupano della valutazione della professionalità dei magistrati.

  • Secondo i promotori (voto SI) il diritto di voto di un soggetto terzo rispetto ai magistrati nel collegio renderà più equilibrata la valutazione della loro professionalità.
  • Secondo i contrari (voto NO), i magistrati non possono dipendere professionalmente dal giudizio anche degli avvocati, che potrebbero avere ragioni professionali di contrasto con i magistrati del loro distretto e quindi penalizzarli.

5) Scheda gialla riguarda introduzione della separazione tra la carriera di Giudice e quella di Pubblico ministero.

  • Secondo i promotori (voto SI) questo riequilibra il sistema della giustizia, evitando commistioni tra il magistrato che giudica e che deve essere imparziale e quello che invece rappresenta la pubblica accusa.
  • Secondo i contrari (voto NO), non esiste un problema di commistione tra le due figure professionali. Anzi la separazione delle funzioni isola il pubblico ministero e riduce la possibilità dei magistrati di aumentare la loro esperienza professionale attraverso lo svolgimento di funzioni diverse.

Fonte informazioni da “L’Essenziale”