di Cinzia Sartori

Il 25 novembre 2023 è un appuntamento  in cui il mondo si unisce per combattere la violenza di genere e promuovere l’uguaglianza. Questa giornata non è solo una data commemorativa ma deve essere un momento per riflettere ed agire.

La violenza di genere non conosce confini geografici, economici, etnici e sociali; è un problema globale che affligge milioni di donne in tutto il mondo.

La violenza di genere è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e persistenti nel mondo, anche i paesi dell’Unione Europea non fanno eccezioni.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su tre nel mondo ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nella sua vita, di coercizione economica o psicologica (compreso lo stalking e il mobbing).

La lotta contro la violenza di genere non può non prendere in considerazione la promozione dell’uguaglianza di genere, un diritto basilare (obiettivo n°5 dell’Agenda 2030),  per la costruzione di una società equa e inclusiva.

L’11 maggio 2011 a Istanbul si è firmato un Trattato Internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Questo accordo, noto anche come Convenzione di Istanbul, si propone attraverso le 4 P:

(Prevenzione, Protezione e sostegno delle vittime, Perseguimento dei colpevoli e Politiche Integrate) di prevenire la violenza, accompagnare e sostenere le vittime e impedire l’impunità dei violenti.

Il 10 maggio 2023 il Parlamento europeo ha espresso voto favorevole per l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione.

L’Articolo 1 dichiara che la convenzione ha l’obiettivo di

proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;

–  contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la  cooperazione internazionale e la concreta parità tra i sessi.

L’Unione Europea ha proposto, dieci anni dopo la Convenzione di Istanbul, una Direttiva (  atto giuridico che stabilisce un obiettivo che i paesi dell’UE devono conseguire) sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica che  cerca di regolamentare le lacune giuridiche relativamente alla violenza online contro le donne.

Secondo un’indagine americana condotta del PEW Research Center,  il 33% delle donne con meno di 35 anni, contro solo l’11% degli uomini della stessa fascia d’età, ha subito molestie online. E molto spesso la violenza online fa da corollario alla violenza subita dalle vittime nella vita reale.

Secondo il report settimanale del Ministero dell’Interno sugli omicidi volontari dall’inizio dell’anno al 12 novembre 2023 sono 102 le donne uccise, di cui 82 ammazzate in ambito familiare- affettivo. A questo numero dobbiamo purtroppo aggiungere il nome di Giulia Cecchettin,  uccisa dal suo ex fidanzato.

La radice dei delitti di genere e la violenza sulle donne è culturale

La violenza in rete contro le donne si può presentare sotto varie forme:

La cyber sorveglianza: consiste nel monitorare segretamente attraverso uno spyware (un app spia) i dispositivi mobili delle vittime controllando telefonate, localizzazione, fotografie, messaggistica e le attività sul web dell’ utente.

Il cyberstalking  è un reato di persecuzione che sfrutta la tecnologia per molestare e intimidire le sue vittime attraverso l’invio di messaggi minacciosi, con contenuti offensivi  che minano la sicurezza e la serenità della vittima.

Il revenge porn (porno vendetta) è uno dei crimini in ascesa legato all’uso della tecnologia. Consiste nella diffusione, pubblicazione  in rete di contenuti multimediali sessualmente espliciti senza il consenso della persona cui si riferiscono.

Il cyberbullismo e le cyber molestie contro donne e ragazze sono una forma di molestia che colpisce le donne attraverso l’hate speech, ovvero l’uso di un linguaggio minaccioso, offensivo, denigratorio che denota la totale  mancanza di rispetto verso la donna e che trova libero sfogo in rete grazie all’anonimato .

L’associazione Parole OStili, nata a Trieste nell’agosto 2016, ha l’obiettivo di “responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile; si rivolge a tutti i cittadini consapevoli del fatto che virtuale è reale, e che l’ostilità in Rete ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone”.

La Polizia Postale ha redatto un breve vademecum per le donne vittime di violenza online:

https://www.commissariatodips.it/approfondimenti/cyberstalking/consigli/index.html

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito presenterà questa settimana il piano “Educare alle relazioni” un progetto nella lotta contro la violenza di genere affinché l’educazione nelle scuole (in accordo con l’educazione in famiglia) diventi strumento di prevenzione, spazio per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza, supporto alla risoluzione non violenta dei conflitti.

Ci auguriamo che sia un primo passo attraverso il quale il mondo politico metta da parte le divisioni e lavori insieme con un obiettivo condiviso.

                                            ===============

Poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres dedicata a tutte le vittime di femminicidio in America Latina (e non solo)

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.