Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario

Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso. La scelta nazista, con le leggi di Norimberga e quella fascista, che la seguì, di creare una gerarchia umana fondata sul mito della razza, fornì i presupposti per la persecuzione e il successivo sterminio di sei milioni di ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere. Nei campi di sterminio trovarono la morte ebrei, prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, testimoni di Geova, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose.

Il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati ne fu l’estrema conseguenza.

Primo Levi: a commento del suo libro “Se questo è un uomo”

Nei mesi in cui questo libro è stato scritto, e cioè nel 1946, il nazismo e il fascismo sembravano veramente senza volto: sembravano ritornati al nulla, svaniti come un sogno mostruoso, giustamente e meritatamente, così come spariscono i fantasmi al canto del gallo. Come avrei potuto coltivare rancore, volere vendetta, contro una schiera di fantasmi?

Non molti anni dopo, l’Europa e l’Italia si sono accorti che questa era una ingenua illusione: il fascismo era ben lontano dall’essere morto, era soltanto nascosto, incistato; stava facendo la sua muta, per ricomparire poi in una veste nuova, un po’ meno riconoscibile, un po’ più rispettabile, più adatta al nuovo mondo che era uscito dalla catastrofe della seconda guerra che il fascismo stesso aveva provocata.

Devo confessare che davanti a certi visi nuovi, a certe vecchie bugie, a certe figure in cerca di rispettabilità, a certe indulgenze, a certe connivenze, la tentazione dell’odio la provo, ed anche con una certa violenza: ma io non sono un fascista, io credo nella ragione e nella discussione come supremi strumenti di progresso, e perciò all’odio, antepongo la giustizia”.

Parole di ieri, attuali più che mai.

Purtroppo, ancora una volta, la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo viene calpestata e negati i suoi principi.

Guerre di aggressione, repressioni ottuse, esecuzioni sommarie, il riemergere, alimentato dall’uso distorto dei social, dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo, del revisionismo storico che nega la veridicità di alcuni avvenimenti del periodo nazista e fascista sono segnali sempre più preoccupanti.

E noi, cosa possiamo fare, come possiamo reagire a questi eventi?

La strada la troviamo nelle parole del Presidente Mattarella, in occasione della proclamazione di Pesaro quale capitale della cultura 2024:

Attraversiamo una stagione difficile, per molti aspetti drammatica, in cui l’uomo sembra, ostinatamente, proteso a distruggere quel che ha costruito, a vilipendere la propria stessa dignità.

Le guerre che si combattono ai confini d’Europa ci riguardano.

Ci riguardano perché l’Europa, rinata nel dopoguerra, ha iscritto la parola pace nella sua identità.

L’Europa è tornata a vivere con la pace e nella pace.

Ma la pace è anche un grande tema che riguarda la cultura.

La cultura è un lievito che può rigenerare la pace.

Perché la cultura è paziente semina, specialmente nelle nuove generazioni.

Perché la cultura è beneficamente contagiosa e permette di riflettere sulla storia per non ricadere negli errori del passato.

Cultura è conoscenza. Ma anche coscienza.

Ci vogliono intelligenza e coraggio per battere strade nuove”.

Un impegno oggi ci unisce e ci chiama. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo”.

Per non dimenticare

Yad Vashem – Gerusalemme – Memoriale olocausto

Antonio Dalla Stella

====================================================