Cinzia Sartori

Ha ancora senso nel XXI secolo celebrare una giornata dedicata alle donne?

Celebrare questa data vuol dire continuare, anno dopo anno, a rivendicare i diritti acquisiti e le sfide ancora aperte per colmare il divario di genere, ma anche mettere l’accento su che cosa significhi essere donna oggi nella vita pubblica, sociale, economica e nella sfera quotidiana.

Il Report biennale sulla situazione del personale maschile e femminile in Veneto, predisposto dalla Consigliera Regionale di Parità, Francesca Torelli e previsto dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna entrato in vigore nel 2006, analizza il mondo del lavoro delle aziende venete con oltre 50 dipendenti, le assunzioni, le promozioni, le retribuzioni e i pensionamenti.

I dati parlano chiaramente: la differenza retributiva tra uomini e donne rimane alta soprattutto nelle posizioni dirigenziali, a parità di istruzione la mobilità interna promuove una percentuale più alta di maschi, e se si è raggiunto un equilibrio sul numero delle assunzioni in azienda, il bilancio è negativo per il numero di contratti a tempo parziale e determinato.

Nel 2022 il 34,8% delle donne è impegnato in regime di part time contro il 6,1 % degli uomini: il part time rimane una prerogativa femminile.

La carriera delle donne è molto più immobile di quella degli uomini a causa delle rinunce lavorative dovute ad impegni e responsabilità familiari, la maternità e il dover farsi carico dei figli o dei genitori anziani (circa il 44% delle donne contro il 19 % dei maschi).

Il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia rimane in Italia un problema fondamentalmente privato e che riguarda le donne. I servizi sociali sono scarsi e talvolta troppo costosi (come nel caso degli asilo nido) e se ci sono anziani da assistere o figli piccoli le donne sono costrette a rinunciare al lavoro.

Uno sguardo all’estero ci fa sperare nella possibilità di superare l’ostacolo.

In  Svezia già dal 1974 si garantiscono congedi parentali della durata di oltre un anno ad entrambi i genitori e anche se in Italia è stata recepita  la direttiva europea 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, secondo i dati dell’INPS, oggi la percentuale di papà che fruiscono del congedo è di solo il 20%.

Possiamo dire che dal punto di vista culturale, economico e geografico siamo molto lontani dallo stile di vita svedese ma i nostri vicini spagnoli dal primo gennaio 2021 hanno introdotto il diritto di congedo a 16 settimane retribuito al 100% e non trasferibile da un genitore all’altro, una scelta di condivisione dei lavori di cura e non solo di conciliazione.

Secondo l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) nel 2030 l’Italia sarà il 14esimo paese al mondo in termini di proporzione di dipendenza degli anziani dalle persone in età lavorativa; molto probabilmente saranno le donne a fare le spese della longevità dei nostri cari anziani.

Dopo la pandemia i servizi di assistenza agli anziani o alle persone con disabilità hanno subito un calo di investimenti soprattutto i centri diurni comunali e in convenzione che offrono servizi  di sostegno.

Le donne italiane svolgerebbero (secondo l’ultimo rapporto  dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro) 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito di assistenza e cura al giorno mentre gli uomini un’ora e 48 minuti, si tratta del 74% del totale delle ore di lavoro non retribuito.

https://www.weforum.org/publications/global-gender-gap-report-2023/

Il Global Gender Gap report 2023, pubblicato dal World Economic Forum (Foro Economico Mondiale) fornisce uno strumento utile per la comparazione internazionale sulla parità di genere in 146 paesi attraverso 4 sfere chiave: la partecipazione e l’opportunità economica, il livello di istruzione, la salute, l’empowerment politico.

Come nel caso della rappresentanza femminile nella leadership aziendale, continuano a permanere i divari di genere nella leadership politica. A livello mondiale si è registrato aumento del numero di donne che ricoprono incarichi decisionali politici. L’Italia peggiora la sua  posizione passando dalla 40esima alla 69esima posizione su 146 paesi, al di sotto della media europea, nonostante l’ascesa a premier di una donna.

L’anno in cui presumibilmente verrà raggiunta la parità di genere nel mondo  viene identificato nel 2154.

Secondo i dati rilevati nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere. L’Islanda occupa la prima posizione seguita da Norvegia e Finlandia.

L’Italia si posiziona al 79esimo posto su 146 paesi.

Con 130 anni di attesa stimati per il raggiungimento della parità di genere nel mondo è evidente che il processo verso il progresso sia troppo lento. E’ quindi necessario uno sforzo  per accelerare i tempi, perché la strada da fare in Italia, in Europa e nel mondo è ancora tanta e i dati del Global Gender Gap report possono essere uno strumento utile per guidare i governi mondiali nell’adozione di politiche mirate volte a colmare le disparità.

Molta la strada da fare perché i diritti, che questa giornata si propone di celebrare, siano a tutti gli effetti riconosciuti, tutelati e garantiti.

================================================

in occasione dell’8 Marzo Associazione Radicà e Associazione LiberaMente invitano la cittadinanza alla Mostra in Contrà:

  • esposizione opere di Lara Brazzale
  • letture e interpretazioni di Valentina Pellegrini

================================================