Nel 1960 la popolazione mondiale stimata era di 3 miliardi di persone, vent’anni dopo, nel 1980, aveva raggiunto i 4,5 miliardi; nell’anno 2000 le statistiche parlavano di 6 miliardi, all’inizio del 2023 secondo una stima ufficiale delle Nazioni Unite la popolazione mondiale ha raggiunto 8 miliardi di individui (in 60 anni da 3 a 8 miliardi) e il prossimo anno saremo 80 milioni in più.
Oggi, nel mondo, ci sono un miliardo e duecento milioni di veicoli, se questo modello di crescita fosse seguito da tutte le società, la stima è di cinque miliardi di veicoli nel 2050.
Più il mondo si sviluppa, più cresce la sete di energia; prima della fine del secolo lo sfruttamento eccessivo, di minerali e petrolio, avrà esaurito quasi tutte le riserve del pianeta.
Non ci può essere una crescita infinita in un mondo finito.
La Scienza lo ripete da anni, dobbiamo avere il coraggio di affrontare la realtà, prendere atto delle conseguenze dannose di questo modello di sviluppo incontrollato.
Il pianeta si sta surriscaldando troppo, troppo in fretta; la calotta glaciale e i ghiacciai si stanno fondendo ad un ritmo che neanche gli scienziati più pessimisti avevano previsto solo 20 anni fa.
Tutta l’energia che, con le nostre attività, rilasciamo nell’atmosfera sotto forma di anidride carbonica si ritrova nella forza dirompente di tempeste, uragani, cicloni, ondate di calore, inondazioni e incendi sempre più intensi e sempre più frequenti: siamo tutti coinvolti.
È urgente una decisa e globale inversione di tendenza che passi dalla drastica riduzione dell’utilizzo delle energie fossili al massiccio sviluppo delle energie rinnovabili.
Questa volta il dato è certo e definitivo, il 2023 è stato l’anno più caldo da quando si misura la “febbre” del pianeta Terra: 1,46°C superiore alla media pre-industriale del periodo 1850-1900.
Secondo il prestigioso Global Carbon project, gruppo che riunisce oltre 90 università ed istituti di ricerca in tutto il mondo, è “ormai inevitabile” che la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale venga superata «costantemente per diversi anni» e c’è il 50% di possibilità che ciò accada in soli sette anni.
Il carbone rappresenta il 41% delle emissioni globali e il suo utilizzo è aumentato soprattutto in Cina e India, mentre è diminuito drasticamente in Unione europea e negli Usa.In aumento anche le emissioni del petrolio (32% del totale).
Oggi l’80 % delle risorse è consumato dal 20 % della popolazione mondiale e metà della ricchezza è nelle mani del 2 % della popolazione. Un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile sicura e 800 milioni di persone soffrono la fame.
Sempre più persone fuggono dalla povertà, dalle guerre, dalle crisi ambientali.
Nel 2019 erano 20 milioni i rifugiati posti sotto il mandato delle Nazioni Unite, nel 2050 l’ONU prevede 250 milioni di rifugiati climatici.
È triste constatare come il mondo stia andando alla deriva; anziché affrontare, tutti insieme, queste enormi problematiche ambientali e sociali che riguardano il futuro dell’umanità, aumenta la follia distruttiva di sempre nuove guerre.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato l’allarme sullo stato del pianeta e sulla impossibilità dell’Onu di agire in presenza di un così alto numero di conflitti: “dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan alla Repubblica Democratica del Congo, dallo Yemen alla Birmania. Accanto alla proliferazione degli scontri armati, i bisogni umanitari globali sono urgentissimi, ma i finanziamenti non tengono il passo e ovunque c’è la guerra, prevale la fame”. Sembra proprio che il nostro mondo sia entrato in un’era dominata dal caos.
In questo contesto, Guterres ha esortato i governi di tutto il mondo a sfruttare l’occasione del “Vertice del futuro” che si terrà a settembre a New York durante la riunione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per dare vita ad una riforma approfondita del Consiglio di Sicurezza, per renderlo più incisivo, superando anche la logica dei veti.
Un esempio su tutti: son passati sei mesi dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas ad Israele; l’inizio di un conflitto che ha già prodotto 33.000 morti, più della metà minori e ancora il Consiglio di sicurezza dell’ONU non è riuscito ad imporre il cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi. Una risoluzione è stata approvata ma non è stata rispettata, dimostrato in modo evidente l’impotenza del Consiglio.
La stessa logica dei veti che troppo spesso paralizza le decisioni più importanti anche in Europa.
Oggi l’Europa sta perdendo credibilità: non è riuscita ad esprimere la sua forza di mediazione nel conflitto tra Russia-Ucraina, non è in grado di imporre una linea europea sui migranti ed è attore passivo nella competizione tra Usa e Cina.
Non era questa l’Europa sognata da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, nel Manifesto di Ventotene.
Il futuro dell’Europa sono gli Stati Uniti d’Europa, con una difesa comune, una politica estera comune, una politica fiscale comune, una politica energetica comune; il futuro dell’Europa sta nella semplificazione dei bandi comunitari e delle procedure di accesso ai fondi europei per favorire così la reale fruizione da parte dei cittadini europei dei benefici che ne derivano.
Europa come opportunità economica, culturale, sociale.
Europa che investe sempre più nei giovani, nei progetti di formazione dei giovani, nel futuro delle nuove generazioni.
Le prossime elezioni dell’8 e 9 giugno sono l’occasione per esprimere la nostra visione dell’Europa.
Partecipiamo insieme a costruire l’Europa dei padri fondatori.
Antonio Dalla Stella

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