Sito Ufficiale del Gruppo Consiliare "Vivere Calvene" (Giugno 2019 - Maggio 2024)

Categoria: Ambiente e percorsi natura

La Porta dell’Ovest

di Gianni Balzan

Bepi

Don Beppe. No, anzi, Bepi!

Ecco, questo è un nome che non ha bisogno di presentazioni tra la nostra gente. Chi, tra noi, non conosce questo mite prete proveniente da un’altra Diocesi che qui ha piantato e coltivato il seme di un grande sogno?

Non sono necessari aggettivi altosonanti per descriverlo e raccontarlo. Basta guardarlo negli occhi per capire subito chi abbiamo davanti: un uomo di Dio determinato a portare avanti la sua missione con le armi della pace, della mitezza e dell’esempio.

Ed è proprio qui, al confine ovest del nostro paese, che quaranta anni fa (era il 1983) Bepi ha dato un senso pratico al comandamento fondamentale della cristianità: il comandamento dell’Amore. E’ qui che “Amatevi come io vi ho Amato”  ha preso forma nella sua essenza: l’amore verso gli ultimi, gli indifesi.

Ma procediamo con ordine

La Comunità

Siamo agli inizi degli anni ‘80 e Bepi prestava  il servizio come cappellano in una parrocchia di Bassano del Grappa.

Per chi se li ricorda, gli anni ’80 sono stati anni caratterizzati da tante luci e altrettante ombre nella storia e nella vita della nostra società. Momenti di esaltazione si alternavano a momenti di paura e preoccupazione.

In questo clima stava prendendo piede anche una nuova coscienza nei giovani sui temi della pace, della non violenza e dell’impegno verso la società. Parecchi giovani rifiutavano la leva, allora obbligatoria, per dedicarsi ad attività di volontariato e impegno civile prestando la loro opera in associazioni e istituzioni che rivolgevano le loro attenzioni verso le persone più fragili della collettività.

Bepi accolse questi giovani negli ambienti parrocchiali, assieme a loro prese coscienza di un fenomeno in continua espansione a quei tempi, in particolar modo nel bassanese: la criminalità minorile; ovvero quei minori che commettevano un reato, venivano richiusi in riformatori o carceri minorili, e lì restavano dimenticati da tutti. Quando uscivano non erano certo migliori rispetto a quando erano entrati.

Ecco: la prima idea, che scaturì poi nel primo grande sogno, è stata quella di rivolgere le proprie attenzioni a questi minori e dare loro una possibilità di reintegrarsi nella società.

Per far questo bisognava trovare un ambiente idoneo e chiedere al Vescovo di potervisi dedicare.

Fortunatamente il Vescovo era di larghe vedute e approvò la nuova missione di Bepi. Molto più problematica è stata invece la ricerca dell’ambiente idoneo.

Il territorio attorno a Bassano è stato il primo oggetto delle attenzioni di Bepi e di questo sparuto gruppo di giovani obiettori. Attenzioni purtroppo vane: non appena i proprietari venivano a sapere a quale scopo era destinato l’immobile da mettere a disposizione venivano accampate le più svariate scuse pur di non vendere. Nessuno voleva avere minori problematici come vicini di casa.

Fu così che si decise di ampliare l’area di ricerca spargendo la voce ad amici e conoscenti  con il passaparola.

Non è stata “una notizia un po’ originale che non ha bisogno di alcun giornale e come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca (De André)”, però arrivò alle orecchie di un calvenese DOC: Antonio Testolin (Toni Fornaro) e questo bastò.

Toni si interessò alla cosa e trovò un immobile semi abbandonato, fuori mano, e dalle grandissime potenzialità nella parte ad ovest del nostro paese.

Per Bepi fu amore a prima vista. Alla prima visita trovò una casetta immersa in un campo stracolmo viole fiorite e con un albero altrettanto pieno di fiori. Sembrava proprio che la natura e il cielo assieme dicessero: “questo è il posto per la tua missione!”

Non fu facile convincere i proprietari a vendere. Non è che i calvenesi non avessero le stesse perplessità e paure dei bassanesi, però la mitezza e la caparbietà di Bepi, assieme all’importante mediazione di Toni ebbero la meglio e, nell’estate 1983, Bepi e i primi obiettori conclusero l’acquisto e iniziarono l’opera di sistemazione della prima casetta.

Si partiva al mattino presto da Bassano e si tornava la sera tardi. Lo spirito era quello di chi si stava dedicando anima e corpo al sogno.

In questo periodo era più facile trovare Bepi in calzoncini e maglietta con in mano un badile o la cazzuola a trainare i ragazzi nel lavoro, piuttosto che stare solo a guardare e comandare. Caratteristica, questa, che non l’ha mai abbandonato pure negli anni a seguire.

La notte di Natale del 1983 Bepi passò la sua prima notte nella casetta appena ristrutturata assieme al suo primo ospite.

Il Sogno varcò una tappa fondamentale: il germoglio piantato era appena nato.

Non sono state però tutte rose e viole. L’accettazione da parte di noi calvenesi non è stata immediata. E’ stato un processo lentissimo. L’incerto, la non conoscenza e la paura per i cambiamenti nella società sollecitavano e risvegliavano tra la nostra gente sentimenti di chiusura e di rifiuto.

Tuttavia il tempo, l’esempio di Bepi e le persone che lo hanno appoggiato fin dall’inizio hanno contribuito a creare le prime crepe nel muro che si era eretto e pian piano lo si è visto crollare. Ad oggi ci sono ancora dei residui ai margini, ma la via verso l’ovest è libera, sicura e percorribile.

Con il tempo la comunità si è evoluta sia territorialmente che professionalmente ed ha raggiunto le dimensioni e competenze attuali. Il germoglio nato la notte di Natale del 1983 è diventato un albero rigoglioso pieno di fronde, fiori e frutti. Descriverne la storia, i risultati, le delusioni e i successi ottenuti nel corso di questi 40 anni porterebbe ad un tomo di qualche centinaio di pagine e non è questo il nostro tema.

Noi parliamo di sogni e, nato da un fiore dell’albero così rigogliosamente cresciuto, c’è un altro sogno molto interessante di cui vi vorrei raccontare la storia.

Il Bosco

C’è stato un periodo in cui la Comunità aveva raggiunto dimensioni importanti e ci si poneva il problema di riscaldare gli ambienti nei mesi invernali.

La legna cominciava a scarseggiare e la si doveva cercare laddove era messa a disposizione. Più di qualche volta Bepi con i suoi si erano recati sul Novegno dove i ragazzi di Schio avevano tagliato della legna e messa a disposizione della comunità. Era un lavorio immane.

Come si dice, anche la provvidenza ci mise del suo, tanto che si presentò a Bepi il proprietario del bosco a nord della comunità con la proposta di vendergliene un pezzo. All’inizio Bepi era titubante perché il bosco era praticamente inaccessibile (non c’erano strade di accesso) e in mezzo c’erano altre proprietà da attraversare. Però l’insistenza del proprietario ebbe la meglio e Bepi acquistò un primo pezzo del bosco.

Cominciò così un’importante e faticosa opera di taglio e pulizia del bosco da parte di Bepi e dei volontari. Man mano che si andava avanti si scoprivano aree sempre più invitanti e belle. Si incrociavano manufatti diroccati e pianori erbosi.

Fu proprio lavorando in questo tratto di bosco che a Bepi venne in mente Franco Totaro: un amico conosciuto a Bassano, prematuramente scomparso, che considerava un visionario e una fucina di idee innovative.  E mentre pensava a Franco e lo immaginava lì, davanti a lui, che lo aiutava ad estirpare rovi e a far pulizia del bosco, nacque e prese forma l’idea di utilizzare questo pezzo di terra come luogo magico, immerso nella natura, dove si potessero fare delle passeggiate nel verde e ci si potesse rigenerare lo spirito.

Ecco: un nuovo sogno aveva occupato tutti i posti disponibili nella mente di Bepi.

L’innamoramento definitivo però avvenne più avanti, quando la natura mostrò a tutti la più bella della sorprese. Andando verso il confine ad ovest, la vegetazione diventava sempre più fitta e si sentiva in lontananza e molto attutito il gorgoglio dell’acqua che scendeva a valle. Una volta tagliato le piante più grandi e pulito dalle sterpaglie le rocce, si manifestò agli occhi dei presenti una bellissima cascata che alimentava una pozza naturale che lasciò tutti a bocca aperta.

E’ difficile, se non impossibile, descrivere le emozioni che accompagnano la scoperta delle bellezze naturali. Bisogna viverle direttamente per poterle comprendere.

Questo rafforzò in Bepi l’idea nata da poco e arricchì il sogno di altre idee che nella sua mente vulcanica si continuavano ad accavallare.

Tanto che l’anno successivo acquistò anche il rimanente pezzo di bosco e andò alla ricerca di finanziamenti verso privati e istituzioni proponendo un progetto per il “Parco delle cascate Franco Totaro” dove descrisse il sogno.

Arrivarono così i primi finanziamenti che permisero la costruzione della strada di accesso e la pulizia del bosco.

A questo punto l’area divenne accessibile a tutti e venne continuamente arricchita di nuove attrazioni che la valorizzarono sempre più.

Bepi coinvolse degli amici del CAI di Schio per tracciare una piccola via ferrata per scalare le pareti a fianco delle cascate, coinvolse anche un gruppo di artisti che impreziosirono con le loro opere d’arte rigorosamente in equilibrio con la natura, vari angoli del parco, e trasformò, con l’aiuto di tanti, un bosco inaccessibile, in un luogo sempre aperto a tutti, dove si possono fare passeggiate in mezzo al verde,  al riparo dal sole  e dove la bellezza della natura e l’arte umana si fondono assieme per elevare lo spirito dei visitatori.

Le Associazioni di Calvene hanno capito sin da subito il potenziale di questo posto. La Pro Loco vi ha organizzato per parecchi anni la festa del primo maggio, e da qualche anno un insieme di Associazioni di Calvene l’ha utilizzato come luogo di proposte teatrali e incontri culturali, grazie anche ad uno spazio ricavato risanando una vecchia cava di saldame dandogli la forma di un anfiteatro.

Quest’anno sono previste 2 attività:

  • Il 30 Giugno alle ore 20.30 la presentazione del libro “Il cane d’oro” di Sara Segantini
  • Il 30 Luglio alle ore 21.00 la proiezione di un cortometraggio realizzato dai giovani talenti della Contrada

Tutto qua?

Non sto certo a fare una guida turistica di questo luogo magico. Bisogna andarci e dedicarci il tempo necessario seguendo la lentezza dei tempi della natura.

Poi, ormai conosciamo Bepi. La sua mente vulcanica è piena di nuove idee. Alcune anche me le ha raccontate, ma non le voglio raccontare in queste righe. Sarebbe come rivelare il finale di un libro a chi ancora deve leggerlo.

Vi invito davvero ad accedere a questa porta dell’ovest e assaporarne l’essenza.

Porta di ingresso al Parco
Cavallo ligneo
GabbiaNO

Elevarsi

spazio ricavato per gli eventi

Prossimo appuntamento al Parco:

Il torrente Chiavona – un ambiente da salvaguardare e valorizzare

Articolo di Loris Manzardo inviato alla mailgruppo@viverecalvene.it

Non solo preservarlo per le future generazioni ma…. Contribuire a migliorarlo!“.

Con queste parole si apre nel vostro sito il capitolo dedicato all’Ambiente!

Bene.

Come tutti sappiamo il nostro piccolo paese oltre ad essere attraversato dal torrente Astico è anche attraversato dal torrente Chiavona. Quelli che hanno più o meno la mia età possono ricordare molto bene che fino agli anni 70/80 del secolo scorso le acque di questa piccola valle si potevano tranquillamente bere in tutta sicurezza.

Si pescavano i gamberi ed i marsoni.

Penso che molti in paese conoscono la Chiavona fino al Capitello della Peste, ma la parte più bella è certamente quella che dal Grumale va fino alle sorgenti sotto Mortisa/Lore.  

Tutto però è cambiato e compromesso da quando sono state fatte le fognature di Mortisa.

Come si può vedere dalle foto allegate, le acque della fognatura vengono fatte scaricare in una piccola valle che porta direttamente al torrente.

Se si fa un sopralluogo si vede chiaramente nel punto di incontro, senza bisogno di nessuna analisi, la differenza tra prima e dopo.

Circa 30 anni fa era nato, con scarso successo, un “comitato per la salvaguardia della Chiavona” che era riuscito ad avere un incontro con il comune di Lugo, ma la cosa è finita lì non avendo trovato seguito in paese.

Credo che ora la sensibilità ambientale sia cresciuta, in parte per la salvaguardia stessa della natura (a volte ancora poca), ma soprattutto per la presa di coscienza delle conseguenze per la salute quando si vive in un ambiente inquinato.

Vivere un ambiente sano è interesse di tutti.

Dal punto di vista tecnico ci sono varie soluzioni. Tutto dipende dalla volontà politica e dalla disponibilità economica.

Sono cambiate anche le condizioni dei Comuni, la gestione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione) fa capo a VIACQUA, società per azioni a capitale totalmente pubblico che gestisce 68 Comuni della Provincia di Vicenza, con capacità finanziarie completamente diverse da quelle dei Comuni.

Questo potrebbe essere il momento di un’azione congiunta tra il Comune di Lugo ed il Comune di Calvene per chiedere a VIACQUA di inserire nella prossima programmazione degli interventi, un collettore che raccolga le acque di scarico di Mortisa.

Il vostro capitolo accenna anche a percorsi natura: ecco, questo sarebbe un bel percorso che parte dal ponte della Chiavona e arriva fino a Mortisa.

Ci sarebbe solo da aprire qualche centinaio di metri di un vecchio sentiero per creare un collegamento nella zona Grumale.

Il ritorno si può fare per le cascate della Rocca, anche queste quasi sconosciute in paese.

Loris Manzardo

Ringraziamo Loris per il suo contributo, sarà nostro compito portare l’argomento alla discussione del Consiglio comunale.

L’idea di un percorso natura va nella giusta direzione della valorizzazione di un ambiente unico a due passi dal centro del paese. Una valle che esprime la sua bellezza in ogni stagione dell’anno: dai tappeti di “aglio orsino” in primavera alla fioritura estiva, al verde intenso dei muschi autunnali e invernali.

Punto di partenza Capitello della Peste.

La Montagna di Calvene

di Antonio Dalla Stella

Dal punto di vista altimetrico Calvene è un paese un po’ speciale; si passa infatti dai 156 sul livello del mare, nel punto di confluenza del torrente Chiavona con l’Astico, ai 1.518 metri  di Cima Fonte, punto più alto della parte sud dell’Altopiano di Asiago che dà sulla pianura. 

Più di 1.300 metri di dislivello che caratterizzano aspetti ambientali diversi e interessanti.

Della parte bassa del paese, attraversata dai due corsi d’acqua Astico e Chiavona, ne parleremo in uno dei prossimi articoli dedicati a questa rubrica “Ambiente e percorsi natura”; qui parleremo della Montagna, la “Montagna di Calvene”.

Dai 607 metri s.l.m. di Località Monte, seguendo l’itinerario che arriva all’Ex Malga Cima Fonte, si incontrano luoghi di particolare interesse e bellezza sia dal punto di vista storico, panoramico, naturalistico. 

  • Località Monte di Calvene: una comunità ben radicata, forte e operosa, come sa essere la gente di montagna.

Nella contrada, tra le caratteristiche e strette vie, una targa ricorda la casa di Marcellina Brazzale, staffetta Partigiana della Brigata Mazzini; un Capitello votivo dedicato a San Rocco e, salendo un breve sentiero, la bella chiesa di San Bellino, del 1754.

Dalla contrada Monte a Costa della Mare (700 m.s.l.m.) l’ambiente, prima aspro e chiuso, si apre ora in ampi pendii, prati ben lavorati che in modo armonioso si affacciano sulla pianura.

In località Vanzo, a quota 1.004, un Capitello votivo dedicato a “Cacciatori e Volontariato” costruito anni fa dall’Associazione Cacciatori a ricordo di cari Amici.

A quota 1.068 metri, in località Cavalletto, in un’area ben conservata dai Gruppi Alpini e Protezione Civile è posta la statua della Madonna del Cavalletto.

Continuando a salire, quando la strada si apre nella vallata di Pian del Pozzo, all’altezza della “Malga Busa Fonte”,  ai 1.160 metri, un luogo dedicato al ricordo dei caduti della prima guerra mondiale:  il Cimitero Inglese del Cavalletto.

L’ambiente circostante “Malga Busa Fonte” si apre in ampi spazi a pascolo dediti all’alpeggio.

A quota 1.486 Cima del Porco luogo dell’Ex Malga di Cima Fonte: un ambiente di una bellezza unica.

Una bellezza che ho avuto il piacere di condividere più volte quando, camminando tra i pendii di Cima del Porco, ho incontrato persone che provenienti da Monte Corno avevano scelto di esplorare questa zona alla ricerca di luoghi citati nei libri, in riferimento alla prima guerra mondiale e alla posizione particolarmente panoramica del luogo.

Quì, a Cima del Porco, luogo simbolo della Montagna di Calvene, c’era una volta un pannello informativo che descriveva i luoghi di maggiore interesse che si incontravano percorrendo il “sentiero storico naturalistico”, sotto riportato; un Progetto finanziato con Fondi della Comunità Europea. Il “sentiero storico-naturalistico” completava il “sentiero dell’acquedotto” creando così un percorso ad anello molto interessante.

Particolare della Mappa con indicato il sentiero storico-naturalistico e i punti di interesse.

Questo pannello informativo installato, nel posto più importante della Montagna di Calvene, dall’Amministrazione Finozzi e stato poi tolto dall’Amministrazione Pasin senza spiegarne le motivazioni; ma su questo argomento ritorneremo con il prossimo articolo che parlerà in modo dettagliato di questa area, della sua bellezza, dei soggiorni a Malga Cima Fonte che hanno contribuito alla Formazione di intere generazioni.

Ex Malga Cima Fonte – giugno 2021

Nel punto informativo, tolto, era riportata anche questa foto che ricorda l’importanza attribuita al luogo durante il conflitto: punto strategico di Osservazione.

Altra foto d’epoca, riportata in un altro punto informativo ritrae una contraerea Italiana a Cima del Porco.

Oggi la natura è ritornata in possesso di questi luoghi; non più solo roccia ma verdi prati e fieri abeti che slanciati verso il cielo circondano la Cima. Quassù, fortunatamente, non è arrivata la furia della Tempesta Vaia e il luogo ha conservato la sua bellezza.

Di certo Cima del Porco con i suoi 1.486 metri, sia pur circondata da alti abeti rimane un Punto di Osservazione straordinario per chi desidera “Vivere la Montagna” nella sua pienezza.

Camminando da est verso ovest, nella parte alta di Cima del Porco, è possibile spaziare: a sud sulla pianura veneta, ad est sul Grappa e le Pale di San Martino, a nord sulla piramide di Cima d’Asta, ad ovest sul Gruppo del Brenta e infine il gruppo dell’Adamello con il suo imponente ghiacciaio: un VERO SPETTACOLO PER GLI APPASSIONATI DELLA MONTAGNA. 

la piramide granitica di Cima d’Asta
il Gruppo del Brenta
il Gruppo dell’Adamello

Altre EMOZIONI straordinarie regalate dalla natura passeggiando tra prati e boschi.

RISPETTO  è la parola chiave di chi va in Montagna, RISPETTO per l’AMBIENTE, la FAUNA, la FLORA e la NATURA saprà sempre restituire le sue BELLEZZE.

Un’ultima osservazione, purtroppo dolente, riguarda la presenza dei cinghiali; non solo nelle zone a pascolo o a fondovalle, ma anche quassù si incontrano zone evidenti di terreno mosso in profondità, segno del loro passaggio.

L’aumento, sempre più consistente, di questi animali stà alterando gli equilibri della montagna; è urgente attivare una soluzione a livello regionale.

Prossime pubblicazioni che troverete nel nostro sito   www.viverecalvene.it 

  • Resoconto del Consiglio comunale di Luglio
  • Un interessante articolo su Giovani (e non solo) con suggerimenti su Formazione e Ricerca Lavoro
  • Ambiente e corsi d’acqua
  • Terzo approfondimento sui Cambiamenti Climatici

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