Sito Ufficiale del Gruppo Consiliare "Vivere Calvene" (Giugno 2019 - Maggio 2024)

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8 Marzo

Cinzia Sartori

Ha ancora senso nel XXI secolo celebrare una giornata dedicata alle donne?

Celebrare questa data vuol dire continuare, anno dopo anno, a rivendicare i diritti acquisiti e le sfide ancora aperte per colmare il divario di genere, ma anche mettere l’accento su che cosa significhi essere donna oggi nella vita pubblica, sociale, economica e nella sfera quotidiana.

Il Report biennale sulla situazione del personale maschile e femminile in Veneto, predisposto dalla Consigliera Regionale di Parità, Francesca Torelli e previsto dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna entrato in vigore nel 2006, analizza il mondo del lavoro delle aziende venete con oltre 50 dipendenti, le assunzioni, le promozioni, le retribuzioni e i pensionamenti.

I dati parlano chiaramente: la differenza retributiva tra uomini e donne rimane alta soprattutto nelle posizioni dirigenziali, a parità di istruzione la mobilità interna promuove una percentuale più alta di maschi, e se si è raggiunto un equilibrio sul numero delle assunzioni in azienda, il bilancio è negativo per il numero di contratti a tempo parziale e determinato.

Nel 2022 il 34,8% delle donne è impegnato in regime di part time contro il 6,1 % degli uomini: il part time rimane una prerogativa femminile.

La carriera delle donne è molto più immobile di quella degli uomini a causa delle rinunce lavorative dovute ad impegni e responsabilità familiari, la maternità e il dover farsi carico dei figli o dei genitori anziani (circa il 44% delle donne contro il 19 % dei maschi).

Il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia rimane in Italia un problema fondamentalmente privato e che riguarda le donne. I servizi sociali sono scarsi e talvolta troppo costosi (come nel caso degli asilo nido) e se ci sono anziani da assistere o figli piccoli le donne sono costrette a rinunciare al lavoro.

Uno sguardo all’estero ci fa sperare nella possibilità di superare l’ostacolo.

In  Svezia già dal 1974 si garantiscono congedi parentali della durata di oltre un anno ad entrambi i genitori e anche se in Italia è stata recepita  la direttiva europea 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, secondo i dati dell’INPS, oggi la percentuale di papà che fruiscono del congedo è di solo il 20%.

Possiamo dire che dal punto di vista culturale, economico e geografico siamo molto lontani dallo stile di vita svedese ma i nostri vicini spagnoli dal primo gennaio 2021 hanno introdotto il diritto di congedo a 16 settimane retribuito al 100% e non trasferibile da un genitore all’altro, una scelta di condivisione dei lavori di cura e non solo di conciliazione.

Secondo l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) nel 2030 l’Italia sarà il 14esimo paese al mondo in termini di proporzione di dipendenza degli anziani dalle persone in età lavorativa; molto probabilmente saranno le donne a fare le spese della longevità dei nostri cari anziani.

Dopo la pandemia i servizi di assistenza agli anziani o alle persone con disabilità hanno subito un calo di investimenti soprattutto i centri diurni comunali e in convenzione che offrono servizi  di sostegno.

Le donne italiane svolgerebbero (secondo l’ultimo rapporto  dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro) 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito di assistenza e cura al giorno mentre gli uomini un’ora e 48 minuti, si tratta del 74% del totale delle ore di lavoro non retribuito.

https://www.weforum.org/publications/global-gender-gap-report-2023/

Il Global Gender Gap report 2023, pubblicato dal World Economic Forum (Foro Economico Mondiale) fornisce uno strumento utile per la comparazione internazionale sulla parità di genere in 146 paesi attraverso 4 sfere chiave: la partecipazione e l’opportunità economica, il livello di istruzione, la salute, l’empowerment politico.

Come nel caso della rappresentanza femminile nella leadership aziendale, continuano a permanere i divari di genere nella leadership politica. A livello mondiale si è registrato aumento del numero di donne che ricoprono incarichi decisionali politici. L’Italia peggiora la sua  posizione passando dalla 40esima alla 69esima posizione su 146 paesi, al di sotto della media europea, nonostante l’ascesa a premier di una donna.

L’anno in cui presumibilmente verrà raggiunta la parità di genere nel mondo  viene identificato nel 2154.

Secondo i dati rilevati nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere. L’Islanda occupa la prima posizione seguita da Norvegia e Finlandia.

L’Italia si posiziona al 79esimo posto su 146 paesi.

Con 130 anni di attesa stimati per il raggiungimento della parità di genere nel mondo è evidente che il processo verso il progresso sia troppo lento. E’ quindi necessario uno sforzo  per accelerare i tempi, perché la strada da fare in Italia, in Europa e nel mondo è ancora tanta e i dati del Global Gender Gap report possono essere uno strumento utile per guidare i governi mondiali nell’adozione di politiche mirate volte a colmare le disparità.

Molta la strada da fare perché i diritti, che questa giornata si propone di celebrare, siano a tutti gli effetti riconosciuti, tutelati e garantiti.

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in occasione dell’8 Marzo Associazione Radicà e Associazione LiberaMente invitano la cittadinanza alla Mostra in Contrà:

  • esposizione opere di Lara Brazzale
  • letture e interpretazioni di Valentina Pellegrini

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Giornata della memoria – 27 gennaio 2024

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario

Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso. La scelta nazista, con le leggi di Norimberga e quella fascista, che la seguì, di creare una gerarchia umana fondata sul mito della razza, fornì i presupposti per la persecuzione e il successivo sterminio di sei milioni di ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere. Nei campi di sterminio trovarono la morte ebrei, prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, testimoni di Geova, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose.

Il sistema di Auschwitz e dei campi a esso collegati ne fu l’estrema conseguenza.

Primo Levi: a commento del suo libro “Se questo è un uomo”

Nei mesi in cui questo libro è stato scritto, e cioè nel 1946, il nazismo e il fascismo sembravano veramente senza volto: sembravano ritornati al nulla, svaniti come un sogno mostruoso, giustamente e meritatamente, così come spariscono i fantasmi al canto del gallo. Come avrei potuto coltivare rancore, volere vendetta, contro una schiera di fantasmi?

Non molti anni dopo, l’Europa e l’Italia si sono accorti che questa era una ingenua illusione: il fascismo era ben lontano dall’essere morto, era soltanto nascosto, incistato; stava facendo la sua muta, per ricomparire poi in una veste nuova, un po’ meno riconoscibile, un po’ più rispettabile, più adatta al nuovo mondo che era uscito dalla catastrofe della seconda guerra che il fascismo stesso aveva provocata.

Devo confessare che davanti a certi visi nuovi, a certe vecchie bugie, a certe figure in cerca di rispettabilità, a certe indulgenze, a certe connivenze, la tentazione dell’odio la provo, ed anche con una certa violenza: ma io non sono un fascista, io credo nella ragione e nella discussione come supremi strumenti di progresso, e perciò all’odio, antepongo la giustizia”.

Parole di ieri, attuali più che mai.

Purtroppo, ancora una volta, la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo viene calpestata e negati i suoi principi.

Guerre di aggressione, repressioni ottuse, esecuzioni sommarie, il riemergere, alimentato dall’uso distorto dei social, dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo, del revisionismo storico che nega la veridicità di alcuni avvenimenti del periodo nazista e fascista sono segnali sempre più preoccupanti.

E noi, cosa possiamo fare, come possiamo reagire a questi eventi?

La strada la troviamo nelle parole del Presidente Mattarella, in occasione della proclamazione di Pesaro quale capitale della cultura 2024:

Attraversiamo una stagione difficile, per molti aspetti drammatica, in cui l’uomo sembra, ostinatamente, proteso a distruggere quel che ha costruito, a vilipendere la propria stessa dignità.

Le guerre che si combattono ai confini d’Europa ci riguardano.

Ci riguardano perché l’Europa, rinata nel dopoguerra, ha iscritto la parola pace nella sua identità.

L’Europa è tornata a vivere con la pace e nella pace.

Ma la pace è anche un grande tema che riguarda la cultura.

La cultura è un lievito che può rigenerare la pace.

Perché la cultura è paziente semina, specialmente nelle nuove generazioni.

Perché la cultura è beneficamente contagiosa e permette di riflettere sulla storia per non ricadere negli errori del passato.

Cultura è conoscenza. Ma anche coscienza.

Ci vogliono intelligenza e coraggio per battere strade nuove”.

Un impegno oggi ci unisce e ci chiama. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo”.

Per non dimenticare

Yad Vashem – Gerusalemme – Memoriale olocausto

Antonio Dalla Stella

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Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne

di Cinzia Sartori

Il 25 novembre 2023 è un appuntamento  in cui il mondo si unisce per combattere la violenza di genere e promuovere l’uguaglianza. Questa giornata non è solo una data commemorativa ma deve essere un momento per riflettere ed agire.

La violenza di genere non conosce confini geografici, economici, etnici e sociali; è un problema globale che affligge milioni di donne in tutto il mondo.

La violenza di genere è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e persistenti nel mondo, anche i paesi dell’Unione Europea non fanno eccezioni.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su tre nel mondo ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nella sua vita, di coercizione economica o psicologica (compreso lo stalking e il mobbing).

La lotta contro la violenza di genere non può non prendere in considerazione la promozione dell’uguaglianza di genere, un diritto basilare (obiettivo n°5 dell’Agenda 2030),  per la costruzione di una società equa e inclusiva.

L’11 maggio 2011 a Istanbul si è firmato un Trattato Internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Questo accordo, noto anche come Convenzione di Istanbul, si propone attraverso le 4 P:

(Prevenzione, Protezione e sostegno delle vittime, Perseguimento dei colpevoli e Politiche Integrate) di prevenire la violenza, accompagnare e sostenere le vittime e impedire l’impunità dei violenti.

Il 10 maggio 2023 il Parlamento europeo ha espresso voto favorevole per l’adesione dell’Unione Europea alla Convenzione.

L’Articolo 1 dichiara che la convenzione ha l’obiettivo di

proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;

–  contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la  cooperazione internazionale e la concreta parità tra i sessi.

L’Unione Europea ha proposto, dieci anni dopo la Convenzione di Istanbul, una Direttiva (  atto giuridico che stabilisce un obiettivo che i paesi dell’UE devono conseguire) sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica che  cerca di regolamentare le lacune giuridiche relativamente alla violenza online contro le donne.

Secondo un’indagine americana condotta del PEW Research Center,  il 33% delle donne con meno di 35 anni, contro solo l’11% degli uomini della stessa fascia d’età, ha subito molestie online. E molto spesso la violenza online fa da corollario alla violenza subita dalle vittime nella vita reale.

Secondo il report settimanale del Ministero dell’Interno sugli omicidi volontari dall’inizio dell’anno al 12 novembre 2023 sono 102 le donne uccise, di cui 82 ammazzate in ambito familiare- affettivo. A questo numero dobbiamo purtroppo aggiungere il nome di Giulia Cecchettin,  uccisa dal suo ex fidanzato.

La radice dei delitti di genere e la violenza sulle donne è culturale

La violenza in rete contro le donne si può presentare sotto varie forme:

La cyber sorveglianza: consiste nel monitorare segretamente attraverso uno spyware (un app spia) i dispositivi mobili delle vittime controllando telefonate, localizzazione, fotografie, messaggistica e le attività sul web dell’ utente.

Il cyberstalking  è un reato di persecuzione che sfrutta la tecnologia per molestare e intimidire le sue vittime attraverso l’invio di messaggi minacciosi, con contenuti offensivi  che minano la sicurezza e la serenità della vittima.

Il revenge porn (porno vendetta) è uno dei crimini in ascesa legato all’uso della tecnologia. Consiste nella diffusione, pubblicazione  in rete di contenuti multimediali sessualmente espliciti senza il consenso della persona cui si riferiscono.

Il cyberbullismo e le cyber molestie contro donne e ragazze sono una forma di molestia che colpisce le donne attraverso l’hate speech, ovvero l’uso di un linguaggio minaccioso, offensivo, denigratorio che denota la totale  mancanza di rispetto verso la donna e che trova libero sfogo in rete grazie all’anonimato .

L’associazione Parole OStili, nata a Trieste nell’agosto 2016, ha l’obiettivo di “responsabilizzare ed educare gli utenti della Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile; si rivolge a tutti i cittadini consapevoli del fatto che virtuale è reale, e che l’ostilità in Rete ha conseguenze concrete, gravi e permanenti nella vita delle persone”.

La Polizia Postale ha redatto un breve vademecum per le donne vittime di violenza online:

https://www.commissariatodips.it/approfondimenti/cyberstalking/consigli/index.html

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito presenterà questa settimana il piano “Educare alle relazioni” un progetto nella lotta contro la violenza di genere affinché l’educazione nelle scuole (in accordo con l’educazione in famiglia) diventi strumento di prevenzione, spazio per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza, supporto alla risoluzione non violenta dei conflitti.

Ci auguriamo che sia un primo passo attraverso il quale il mondo politico metta da parte le divisioni e lavori insieme con un obiettivo condiviso.

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Poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres dedicata a tutte le vittime di femminicidio in America Latina (e non solo)

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.
Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).
Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.
Ti diranno che era giusto, che ero da sola.
Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.
Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.
Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.
Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome.
Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.
Ma, per carità, non legare mia sorella.
Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.
Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.
Sono loro, saranno sempre loro.
Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.
Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.
Combatti perché possano urlare più forte di me.
Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.
Mamma, non piangere le mie ceneri.
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

conflitto Israelo-Palestinese

Antonio Dalla Stella

Nel 1947 le Nazioni Unite, a seguito dello sterminio di ebrei europei durante l’Olocausto, votarono per la spartizione della Palestina in due Stati: uno ebraico (Israele) e uno arabo (Palestina).

I palestinesi rifiutarono il compromesso. Il 14 maggio 1948 David Ben Giurion proclamò ufficialmente la nascita dello Stato di Israele.

Quello stesso giorno le armate arabe di Siria, Giordania, Egitto e Iraq attaccarono il paese. Cominciò così la prima di una serie di guerre che Israele si è trovato a combattere contro un fronte arabo deciso a eliminare questa sua presenza dalla carta geografica. 

Lo stato ebraico conquistò più territorio di quello che era stato offerto dall’Onu e oltre 700mila palestinesi furono cacciati o fuggirono dalle loro terre. Fu la “Nakba”, “la catastrofe”, che ogni 15 maggio viene celebrata con dolore. Lo stesso giorno in cui gli israeliani festeggiano il loro Giorno dell’Indipendenza. Altre centinaia di migliaia di palestinesi sarebbero diventati profughi nel 1967.

Il 13 settembre 1993 gli accordi di Oslo, sottoscritti tra Rabin e Arafat alla presenza dei rappresentanti di Stati Uniti e Russia in veste di garanti, prevedevano l’istituzione della Autorità Nazionale Palestinese con il compito di autogovernare, in modo limitato, parte della Cisgiordania (WEST BANK colorata in verde nella mappa sottostante) e la striscia di Gaza ed hanno riconosciuto l’OLP (Organizzazione Liberazione Palestina) come partner di Israele nei negoziati sulle questioni in sospeso.

Le questioni mai risolte: i confini tra Israele e Palestina, gli insediamenti israeliani, la presenza militare di Israele nei territori palestinesi.

La Cisgiordania  (WEST BANK) fa parte, assieme alla Striscia di GAZA, dei “Territori Palestinesi”.

È sufficiente seguire il tracciato della linea rossa (il muro o filo spinato) che delimita i territori Palestinesi da quelli Israeliani per capire la complessità della questione.

Confini contorti che penetrano nei territori Palestinesi là dove ci sono sorgenti d’acqua.

All’interno della zona verde “Territori palestinesi” i triangoli neri rappresentano gli insediamenti israeliani. 

muro di ingresso a Gerusalemme sulla strada da Gerico
muro da Gerusalemme a Betlemme

La realtà Palestinese tra Hamas e Al-Fatah

Hamas è un movimento militante islamico che non riconosce Israele ed è uno dei due principali partiti politici dei Territori palestinesi. L’altro movimento è Al-Fatah, un partito laico e nazionalista che riconosce Israele e che detiene la presidenza dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

Dal 2006, l’ultima volta in cui si sono tenute le elezioni parlamentari palestinesi, Hamas governa la Striscia di Gaza con più di due milioni di abitanti, mentre Al-Fatah governa la Cisgiordania con 3,5 milioni di abitanti.

Nel 2007, una breve guerra civile tra Hamas e Al-Fath ha decretato definitivamente il controllo di Hamas sulla Striscia di Gaza, eliminando o allontanando gli esponenti avversari. Lo stesso avvenne per i funzionari di Hamas eletti in Cisgiordania.

Il 18 giugno 2007, il Presidente palestinese Abu Mazen (Al-Fath) ha emesso un decreto che mette fuorilegge le milizie di Hamas.

Gaza

Dal 1967 al 2005, la Striscia di Gaza è stata occupata militarmente da Israele. Dal 2007, due anni dopo il ritiro israeliano, Israele continua a operare un blocco sulla striscia, ovvero la chiusura quasi totale dei valichi di frontiera e degli accessi via mare e aerei, che dura tutt’ora.

In questi ultimi 16 anni la vita quotidiana di Gaza si è costantemente deteriorata, creando una situazione al limite della sostenibilità.

La maggior parte degli abitanti di Gaza, 71 %, sono rifugiati che vivono in un esilio perenne, dopo essere stati espulsi dai territori occupati da Israele nel corso della prima guerra arabo-israeliana (Nakba) del 1948.

A Gaza le persone tra 0 e 14 anni sono il 39 % della popolazione (in Italia sono il 12 %), quelle con più di 65 anni il 2,9 % (in Italia sono il 23 %); l’età media è di 18 anni, in Italia di 46 anni.

A Gaza, nel 2022, l’elettricità è stata erogata in media 13 ore al giorno.

Il 96 % dell’acqua è considerata non potabile, più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, l’80 % fa affidamento sugli aiuti esteri e il 75 %  dei giovani è disoccupato.

Una generazione di ragazzi, ragazze, che nasce in un luogo da cui non può uscire.

(intervista Vicario di Gerusalemme)

Il 16 maggio 2021, nella sezione “Sguardo nel Mondo” di questo sito, abbiamo pubblicato un articolo sulla crisi Israelo-Palestinese con questo grido di allarme del Patriarca Vicario di Gerusalemme, profondo conoscitore del territorio: Speriamo non si arrivi alla disperazione totale, allora sarebbe una terza Intifada, disastrosa per ambo le parti, bisogna assolutamente evitarla; la non ricerca di soluzioni che si trascina da decenni, è la strada che porta allo scontro militare tra Israele e Hamas di Gaza”.

7 ottobre 2023 – Non possiamo che condannare con fermezza l’efferato attacco di Hamas, del 7 ottobre scorso, ai danni di Israele e della sua popolazione e fare nostra la dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Borrel:

dopo l’attacco del 7 ottobre scorso, Israele ha certamente il diritto di difendersi, ma questo diritto non può in alcun modo travalicare il diritto internazionale e umanitario. Non è tagliando l’energia elettrica, l’acqua e lasciando alla fame i palestinesi che si sconfiggono i terroristi. Dobbiamo fermare Hamas, lo vogliamo tutti, ma anche in guerra ci sono delle regole che vanno rispettate. A seguito dei bombardamenti israeliani successivi all’attacco di Hamas a Gaza ci sono già, ad oggi, più di 4.000 morti e 13.000 feriti, un quarto sono bambini. Non aggiungiamo dolore al dolore. Non rispondiamo alla morte di civili spezzando le vite di altri bambini, anziani o persone innocenti. Non alimentiamo il linguaggio d’odio e le false informazioni che non fanno che incendiare il clima già teso. Questo conflitto deve fermarsi una volta per tutte, assicurando che ognuno possa finalmente vivere in pace nella propria terra. Non c’è altra soluzione per evitare una strage ancora peggiore di quella che abbiamo sotto gli occhi”.

Oggi la comunità internazionale si trova di fronte ad una catastrofe umanitaria di dimensioni e pericolosità mai viste e deve prendere una decisione: o rimuovere finalmente alla radice le cause di tanta e tale violenza o prepararsi ad altre tragedie la cui portata sarà sempre maggiore, con il pericolo di saldarsi con altre guerre e altre crisi con conseguenze inimmaginabili.

Senza il riconoscimento dello Stato di Palestina, esiste un solo Stato, quello Israeliano e un popolo, quello Palestinese senza una patria.

È inderogabile una iniziativa del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per una immediata Conferenza internazionale di pace per sancire, finalmente, il riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, fissando i confini tra i due Stati e trovando tutte le formule di compensazione tra le due comunità che dovranno essere garantite e accompagnate dall’impegno e dalla responsabilità dei due Stati d’Israele e di Palestina e dalla comunità internazionale.

Stati Uniti, Russia, Cina, ma soprattutto l’Europa che, con una “voce unica”, deve contribuire alla soluzione definitiva del problema.

Altro ruolo fondamentale, in questo processo di Pace, lo devono svolgere i paesi Arabi moderati.  

Da parte nostra partecipiamo attivamente alle iniziative di Pace

A sostegno dell’iniziativa per la Pace, promossa da Papa Francesco, del 27 ottobre

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25 aprile Festa della Liberazione

Giornata che ricorda la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista.

Due regimi, nazista e fascista, responsabili di crimini contro l’umanità e condannati con parole forti e chiare dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau: “Siamo qui oggi a rendere omaggio e fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei, che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità. Ci furono complicità. E quelle complicità si chiamano fascismo. Il fascismo europeo e quindi italiano fu complice dell’Orrore, non un incidente della storia”.

Destano viva preoccupazione dichiarazioni, decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato.

Si impone una netta condanna del fascismo.

Libertà, Democrazia, Pace, Giustizia, Solidarietà, valori conquistati dalla Resistenza, siano le basi dell’agire delle nostre Istituzioni.

La Resistenza è storia e da quel fatto storico nacque la nostra Repubblica, parlamentare, antifascista, una e indivisibile e su quel fatto storico poggiano le fondamenta della nostra Costituzione.

Ogni 25 aprile insieme per non dimenticare.

22 marzo 2023 – Giornata mondiale dell’Acqua

Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992.

Una giornata per ricordare l’importanza dell’acqua, bene primario, fonte di vita e per promuovere comportamenti responsabili nell’uso di questa preziosa risorsa.

Dal comunicato 2023 dell’ ISPRA – (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale)  che analizza la disponibilità idrica nazionale degli ultimi 30 anni:

“È decisamente un trend in calo quello registrato in Italia a livello di disponibilità di risorsa idrica. Nell’ultimo trentennio climatologico 1991–2020, con un valore che ammonta a più di 440 mm, la disponibilità di acqua diminuisce del 20% rispetto al valore di riferimento storico di 550 mm.  Questa riduzione, dovuta in gran parte agli impatti dei cambiamenti climatici, è da attribuire non solo alla diminuzione delle precipitazioni, ma anche all’incremento dell’evaporazione dagli specchi d’acqua e dalla traspirazione dalla vegetazione, per effetto dell’aumento delle temperature. Sono le stime del BIGBANG, il modello idrologico realizzato dall’ISPRA che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia. Le proiezioni climatiche future evidenziano, sia su scala globale che locale, possibili impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica, dal breve al lungo termine”.

Tutto è connesso: invertire questa tendenza è già molto difficile; quello che possiamo fare, da subito, prima che sia troppo tardi, è, sia mettere in campo ulteriori azioni atte a ridurre drasticamente le emissioni dei gas a effetto serra, sia intervenire fortemente sulla gestione della risorsa idrica. La siccità 2022, con un deficit di precipitazione e la persistenza di elevate temperature, ha di fatto ridotto la disponibilità d’acqua nelle riserve idriche ad uso agricolo, civile, industriale, evidenziando ancor più la necessità di affrontare tempestivamente le problematiche a 360 gradi.

La giornata mondiale dell’acqua è anche l’occasione per ricordare che al mondo su 8 miliardi di persone, 750 milioni non hanno accesso ad acqua salubre e 2,5 miliardi devono convivere con la costante scarsità di risorse idriche.

comportamenti responsabili nell’uso di questa preziosa risorsa:

  • installare il rompigetto nei rubinetti – con il rompigetto nei rubinetti la portata dell’acqua viene ridotta, a seconda dei modelli, dal 30% ed il 50% con conseguente risparmio d’acqua;
  • abituarsi a chiudere il rubinetto quando ci si lava i denti o ci si fa la barba, si evita così di lasciare scorrere l’acqua senza utilizzarla;
  • riparare eventuali perdite da rubinetto o water; la piccola goccia che cade dal rubinetto o il lento ma costante fluire dell’acqua nel water sprecano inutilmente litri d’acqua;
  • controllare la cassetta di scarico del water, le normali cassette di scarico del water hanno una capacità di circa 12 litri, che, ad ogni scarico vengono rilasciati; se è possibile, conviene installare cassette in grado di rilasciare 6 litri d’acqua anziché 12, risparmiando così fino al 50%;
  • per una doccia sono necessari circa 20 litri d’acqua, per un bagno ne occorrono circa 150, il calcolo del risparmio è presto fatto;
  • le verdure devono essere accuratamente lavate, per farlo conviene tenerle a mollo in una vaschetta per un po’ di tempo e risciacquarle poi velocemente sotto un getto d’acqua;
  • utilizzare la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico;
  • per annaffiare si può adoperare l’acqua già utilizzata per altri scopi, ad esempio per lavare le verdure;
  • è preferibile scongelare gli alimenti all’aria o in una bacinella, anziché usare l’acqua corrente.

Tanti piccoli accorgimenti che possono ridurre il consumo d’acqua potabile e il conseguente costo della bolletta.

8 marzo 2023 – Giornata Internazionale della Donna

In tutto il mondo l’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna, una ricorrenza simbolica e importante, che ricorda le mille battaglie politiche e sociali combattute dalle donne per la conquista dei loro diritti.

Un primo pensiero va a tutte le Donne che ogni giorno, in tante parti del mondo, lottano con forza per la propria libertà, per la propria autodeterminazione.

  • Ucraina: donne che nella guerra pagano sempre il prezzo più alto, donne costrette a lasciare le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che piangono morti innocenti.
  • Afghanistan: dove il regime dei talebani ha chiuso le scuole secondarie femminili e dallo scorso dicembre ha esteso il divieto per le donne di frequentare le università private e pubbliche. Preoccupante l’allarme lanciato da Medici senza Frontiere che riguarda la sanità, ossia l’ipotesi di escludere le donne dal servizio sanitario. Una decisione che va contro ogni principio di umanità ed etica medica: “Se alle donne viene impedito di lavorare nelle strutture sanitarie e se le donne possono essere curate solo da donne, sarà praticamente impossibile per loro accedere all’assistenza sanitaria”. 
  • Iran: dove lo slogandonna, vita, libertà” guida la straordinaria mobilitazione di protesta che sta attraversando tutta la società iraniana scatenata dal femminicidio della donna curda Jîna Amini da parte delle guardie del regime di Teheran il 16 settembre. La mobilitazione guidata dalle donne si è estesa a macchia d’olio dalle città alle campagne, dalle università alle fabbriche.

8 Marzo 2023 – Una seconda riflessione riguarda la condizione femminile in Italia.

Molto rimane da fare affinché donne e uomini abbiano pari dignità e pari opportunità.

La denatalità e il tasso di occupazione femminile, ancora troppo basso, sono il risultato di un modello sociale che ha reso la maternità un costo, ha inibito la carriera delle donne e ha di fatto costretto le donne a scegliere se essere madri o lavoratrici.

Servono investimenti in servizi educativi e asili nido, flessibilità nel lavoro, percorsi di formazione e specializzazione che consentano di partecipare al processo di transizione ecologica e digitale, alle nuove prospettive di vita.

Le giovani donne hanno molte risorse. Dispongono di saperi e linguaggi nuovi, di strumenti di comunicazione e di espressione di straordinaria potenza; chiedono spazio. Uno spazio che non sempre viene loro riconosciuto.

Non è più compatibile che, a parità di mansioni e di impiego, esista una differenza di retribuzione a sfavore delle donne.

Rimuovere questi ostacoli è un impegno, che la società nel suo insieme, si deve assumere.

Buon 8 marzo.

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16 febbraio – m’illumino di meno

M’illumino di Meno è la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili che Rai Radio2 con il programma Caterpillar organizza annualmente dal 16 febbraio 2005* per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio delle risorse.

Partecipiamo a questa iniziativa oggi e non solo oggi, facciamo in modo che diventi uno stile di vita.

La crisi climatica, giorno dopo giorno, ci manda dei segnali; stà a noi farli propri e imboccare la strada del cambiamento rivedendo parte dei nostri comportamenti.

Alcuni consigli utili per risparmiare energia:

  • spegnere le luci quando non servono
  • non lasciare le spie accese degli apparecchi elettronici
  • sbrinare frequentemente il frigorifero e se possibile tenerlo distanziato dal muro in modo che possa circolare l’aria
  • moderare il riscaldamento dei locali
  • preferire elettrodomestici a basso consumo
  • installare lampade a basso consumo
  • usare l’auto solo quando è indispensabile, preferire il cammino

Più ci illudiamo di poter gestire l’emergenza climatica senza trattarla come una vera crisi, più tempo perderemo: serve un cambio di cultura.

Trovare la giusta formula non sarà facile, ma è indispensabile.

* data dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale per contrastare il cambiamento climatico.

Giorno del Ricordo

Il Presidente Mattarella, in occasione del Giorno del Ricordo:

Nel Giorno del Ricordo, che la Repubblica ha voluto istituire, desidero anzitutto rinnovare ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti, agli esuli e ai loro discendenti il senso forte della solidarietà e della fraternità di tutti gli italiani.

Le sofferenze, i lutti, lo sradicamento, l’esodo a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree del confine orientale, dell’Istria, di Fiume, delle coste dalmate sono iscritti con segno indelebile nella storia della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze.

Tanto sangue innocente bagnò quelle terre. L’orrore delle foibe colpisce le nostre coscienze. Il dolore, che provocò e accompagnò l’esodo delle comunità italiane giuliano-dalmate e istriane, tardò ad essere fatto proprio dalla coscienza della Repubblica. Prezioso è stato il contributo delle Associazioni degli esuli per riportare alla luce vicende storiche oscurate o dimenticate, e contribuire così a quella ricostruzione della memoria che resta condizione per affermare pienamente i valori di libertà, democrazia, pace.

 Nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi. Le dittature – tutte le dittature – falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verità di Stato. La nostra Repubblica trova nella verità e nella libertà i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe.

Ribadendo la condanna per inammissibili tentativi di negazionismo e di giustificazionismo, continua il Presidente della Repubblica, segnalo che il rischio più grave di fronte alle tragedie dell’umanità non è il confronto di idee, anche tra quelle estreme, ma l’indifferenza che genera rimozione e oblio.

Il passato non si cancella. Ma è doveroso assicurare ai giovani di queste terre il diritto a un avvenire comune di pace e di prosperità.

La ferma determinazione di Slovenia, Croazia e Italia di realizzare una collaborazione sempre più intensa nelle zone di confine costituisce un esempio di come la consapevolezza della ricchezza della diversità delle nostre culture e identità sia determinante per superare per sempre le pagine più tragiche del passato e aprire la strada a un futuro condiviso.

Lo testimoniano Gorizia e Nova Gorica designate insieme unica capitale europea della cultura del 2025″.

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Prevenzione dello spreco alimentare

di Cinzia Sartori

La Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, che si celebra il  5 febbraio, promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri, compie quest’anno dieci anni. Nata per volere del  Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna è una campagna di sensibilizzazione permanente sullo spreco alimentare in Italia.

La giornata internazionale si celebra infatti il 29 settembre sotto l’egida dell’ONU.

Secondo il report compiuto da Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (Osservatorio nazionale sugli sprechi) e pubblicato in occasione della giornata celebrativa, gli italiani nel 2022 hanno gettato 75 grammi di cibo al giorno, 524 grammi settimanali, 27,253 kg all’anno che valgono 6,28 miliardi di euro nel consumo domestico e 9 miliardi di euro lo spreco di filiera. E’ aumentato l’acquisto di prodotti a KM 0 ed è diminuito il consumo dei pasti fuori casa (a causa dell’effetto pandemia).

Il trend  è comunque positivo visto che gli italiani hanno sprecato un  12 % in meno rispetto all’anno precedente.

L’Agenda ONU 2030 ha prefissato degli Obiettivi di sostenibilità: il 12esimo obiettivo si propone di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto.

La giornata nazionale è dunque l’occasione per sensibilizzare la società, le istituzioni, i cittadini e fare propri gli obiettivi dell’Agenda nell’agire quotidiano.

La Francia, nostra vicina, nel 2019 ha approvato una legge contro lo spreco dei prodotti alimentari invenduti e a partire dal primo gennaio 2022 le imprese francesi hanno il divieto di distruggere i residui  alimentari e devono riciclarli o donarli.

La Spagna è diventata il terzo paese europeo a legiferare sullo spreco alimentare al fine di ridurre in modo drastico (del 20%) il cibo che finisce nella spazzatura. È stata approvata una legge entrata in vigore il primo gennaio del 2023. La legge prevede  che il cibo in buone condizioni possa essere donato a banchi alimentari oppure trasformato in prodotti come  succhi e marmellate; in secondo luogo venga utilizzato per il consumo animale e in terzo luogo per fare compost o biocombustibili.

Nei bar e ristoranti i clienti hanno la possibilità di portarsi a casa quello che non hanno consumato senza costi aggiuntivi.

Il Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti Italiano, adottato dal Ministero dell’Ambiente con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, ha affrontato per la prima volta in modo organico il problema degli sprechi alimentari in Italia, in linea con quanto indicato dalla Commissione Europea per un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse.

L’Italia può considerarsi pioniera in questo ambito grazie alla legge Gadda (legge n.166 del 19 agosto 2016 testo completo sulla Gazzetta Ufficiale ) che persegue  la finalita’ di ridurre  gli  sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione,  distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici  e  di  altri prodotti, nonché contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni con particolare riferimento alle giovani generazioni.

Ciascuno di noi può attuare delle buone pratiche per ridurre lo spreco attraverso

  • una corretta conservazione degli alimenti in frigorifero, in congelatore, in dispensa (leggendo le etichette).
  • un acquisto pianificato controllando la dispensa e il frigorifero per evitare di acquistare più del necessario.
  • leggere con attenzione le etichette per saper distinguere tra “da consumare entro” e “da consumare preferibilmente entro”. Il termine minimo di conservazione indica una stima del produttore sul periodo di migliore qualità del prodotto. Ciò significa che superata tale data il cibo potrebbe iniziare a perdere alcune proprietà organolettiche come gusto e aroma ma non costituisce un rischio il suo consumo.
  • utilizzare ricette che permettano, con un po’ di creatività, di utilizzare gli avanzi.
  • utilizzare il congelatore per conservare porzioni di cibo  già preparate.

Oltre ai banchi alimentari negli ultimi anni sono nate alcune startup che combattono lo spreco con attività innovative.

Le applicazioni che hanno sviluppato permettono di acquistare, a un prezzo ridotto, cibo in perfetto stato di conservazione prima che un negozio, un hotel o un ristorante lo butti nella spazzatura perché non considerato più “fresco”. Un esempio è la app  Too Good To Go nata in Danimarca nel 2015 e arrivata in Italia nel 2019.

Consente all’esercente di vendere a fine giornata, a prezzo ridotto, il cibo invenduto.

To good to go

Lo spreco alimentare non ha solo un impatto negativo a livello economico ma anche a livello ambientale perché rappresenta il 10 % delle emissioni di CO2 .

Ridurre lo spreco è un imperativo etico

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