Vivere Calvene

Sito Ufficiale del Gruppo Consiliare "Vivere Calvene" (Giugno 2019 - Maggio 2024)

Informazioni sul Consiglio comunale del 29 marzo 2021

Sono trascorsi ormai due anni dalle elezioni amministrative e nel rispetto dell’impegno assunto con gli elettori ecco un aggiornamento sull’attività amministrativa del Gruppo consiliare “Vivere Calvene”.

A seguire, i nostri interventi:

Intervento del Consigliere Antonio Dalla Stella sul punto dell’Ordine del giorno “Approvazione rendiconto di gestione 2020”

Nell’ultima seduta del Consiglio comunale abbiamo discusso del Bilancio di previsione 2021, stasera siamo chiamati ad esprimerci sull’altro importante documento che regola le attività dell’Ente, ossia sul Rendiconto della gestione 2020.

Per esprimere il nostro voto è necessario ricordare alcuni fatti che hanno caratterizzato il 2020 e lo faremo, come sempre, con le nostre osservazioni e proposte.

 Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia:

nella conferenza dei Sindaci dell’Unione Montana del 21 ottobre 2020, i Sindaci decidevano, di comune accordo, di revocare la delega per i Servizi Sociali all’Unione Montana, per poter restituire le deleghe ai Comuni stessi con decorrenza 1 gennaio 2021.

La revoca, decisa ad ottobre, è stata portata in Consiglio comunale, a Calvene, il 29 dicembre 2020. Il Consiglio ha deliberato, la revoca stessa, con delibera n. 33 dove stà scritto “dato atto, pertanto, che il Comune di Calvene, con decorrenza dal 1^ Gennaio 2021, riassumerà la titolarità della funzione sociale (a titolo esemplificativo e non esaustivo: servizi di assistenza sociale, assistenza domiciliare, integrazione rette in strutture di cura e accoglienza, servizi per conto della Regione Veneto, servizi per conto ULSS, altri progetti in ambito sociale, ecc.)”  alla nostra domanda posta “su come si intende procedere per la gestione dei servizi sociali” la risposta del Sindaco è stata che “questi servizi devono essere garantiti e di essere, per il momento, in fase di valutazione”.

Fase di valutazione; era il 29 dicembre e il servizio a carico del Comune doveva iniziare tre giorni dopo, il primo di gennaio. Un argomento così importante meritava, da solo, un Consiglio comunale, almeno un mese prima del passaggio delle deleghe, visto che lo si sapeva dal 21 ottobre.

La stessa sera, del 29 dicembre, mezz’ora dopo il Consiglio, si è riunita la Giunta che con D.G. n. 72 dà “indirizzo alla Responsabile dell’Area Amministrativa, per l’affidamento e la ridefinizione dei contratti relativi all’assistenza sociale e domiciliare, a decorrere dal 1^ gennaio 2021”; servizio che è poi iniziato il 21 gennaio.

La mancanza di dibattito su un argomento così importante, che interessa tutta la comunità, è stata un’altra occasione, mancata, di come promuovere, insieme, il futuro di questo essenziale servizio.

Sempre nell’Area delle politiche sociali:

il Covid è stato il terribile protagonista del 2020 e lo sarà ancora per gran parte del 2021. Non aver mai iscritto l’argomento all’ordine del giorno dei Consiglio Comunale, se non in occasione della presentazione del nostro ordine del giorno, votato all’unanimità ma poi disatteso dalla maggioranza, è stato a nostro avviso un fatto molto grave, non giustificabile vista l’importanza dell’argomento stesso che riguarda, anche in questo caso, l’intera comunità. Un dibattito avrebbe aiutato a porre le basi, a prepararsi, a ragionare su quali strumenti mettere in campo, su come costruire una rete sociale attiva in grado di leggere i bisogni del territorio, rilevare le nuove povertà, in un periodo in cui c’è molta solitudine e marginalità. Una rete sociale attiva a supporto delle Famiglie, dell’Assistente Sociale e dell’Amministrazione comunale.

Il 2020 poteva essere l’anno della coesione sociale; sono proprio questi i momenti in cui la comunità deve ritrovarsi unità per esprimere il meglio di sé.  Avevamo suggerito di dar vita ad una Consulta delle Associazioni per non disperdere il ricco patrimonio associativo costruito nel tempo e riconosciuto a Calvene anche dai paesi limitrofi. Una Consulta delle Associazioni, che coinvolga altre realtà importanti, quali la Parrocchia e la Cooperativa Radicà, una collaborazione in grado di unire tutte le forze del Volontariato per affrontare insieme questo difficile periodo. Anche il Comitato Biblioteca, più volte richiesto ma mai deliberato, presente e organizzatore di eventi culturali in molti paesi, ma non a Calvene, poteva esserne un valido promotore di aggregazione. Nulla è stato fatto.

La coesione sociale è lo strumento base per la costruzione del Bene Comune.

Un’ultima considerazione:

Nel 2020 lo Stato ha trasferito al Comune di Calvene, per prevenire e gestire l’Emergenza Coronavirus, 15.800 euro a “sostegno delle Famiglie” e altri 45.500 euro quale “contributo per l’esercizio delle funzioni fondamentali”.

Attendavamo, qui, stasera in occasione del rendiconto 2020 una relazione informativa sulla destinazione delle risorse messe a disposizione da Stato e dai Cittadini per l’emergenza Covid-19; non a chi sono state destinate, ma per quali finalità sono state impiegate, è questione di trasparenza.

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Intervento del Consigliere Marco Sartori sul punto dell’Ordine del giorno “Approvazione rendiconto di gestione 2020”

Il mio contributo all’analisi del rendiconto di gestione 2020 si soffermerà sulle due Missioni:

  • Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità
  • Missione 8 – Assetto del Territorio ed Edilizia abitativa

Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità

Innesto di Via Roma con la provinciale, ne abbiamo parlato più volte; la progettazione ha ignorato i nostri suggerimenti del dicembre 2019, suggerimenti che abbiamo puntualmente riproposti e implementati, nel Consiglio del 29 dicembre 2020, in fase di approvazione del progetto. A questo proposito ci si aspettava che in quella sede, per un progetto così importante, di 440.000 euro, che riguarda tutta la comunità, vi fosse, in Consiglio comunale, una illustrazione dettagliata del Progettista supportata dalla proiezione della planimetria (o dalla consegna ai consiglieri della tavola del Progetto definitivo-esecutivo) in modo da consentire l’apertura di un dibattito costruttivo ed esaustivo.

E’ questione di metodo.

Viabilità montana: nel 2020 lo Stato ha erogato al Comune di Calvene 50.000 euro per efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. I 50.000 euro sono stati usati per il ripristino del manto stradale in località Malleo, in un intervento di manutenzione ordinaria.

Altri 40.000 euro, prelevati da avanzo di amministrazione, erano stati usati nel 2019 per il rispristino del manto stradale dopo la località Monte. I due fatti sono collegati; due ripristini resisi necessari viste le condizioni deteriorate dell’asfalto.

La strada, che porta in montagna, è una strada fragile che mal sopporta il traffico di mezzi pesanti, attuali e futuri, soprattutto dopo località Monte dove permangono tuttora zone con criticità.

Negli ultimi anni, a seguito di un progetto di edificazione di una stalla con fienile a nord della Località Monte, (da precisare che il progetto è stato rilasciato dalla Regione senza l’assenso del Comune), la strada ha subito il transito di numerosi mezzi pesanti, soprattutto autobetoniere cariche di cemento, visto che le strutture dei fabbricati sono state realizzate in cemento armato e, questo transito, ha sicuramente contribuito al deterioramento del fragile manto stradale. Per non parlare della planimetria di progetto, esposta lungo la strada dove insiste il cantiere, dove si evince che la stalla è circondata da una vistosa e ampia zona a pascolo, con animali al pascolo, zona che in realtà non c’è.

Francamente quella planimetria, è una presa in giro.

Siamo del parere che l’argomento meriti un approfondimento, per poi coinvolgere la Regione e, con dati alla mano, chiedere un congruo contributo, a fondo perduto, per la sistemazione della strada che sale alle Malghe.

Missione 8 – Assetto del Territorio ed Edilizia abitativa

il 2020 doveva essere l’anno che portava a soluzioni le tante situazioni pendenti nel settore dell’Urbanistica. Lo sviluppo del paese passa attraverso strumenti urbanistici aggiornati; da troppo tempo i cittadini attendono il nuovo Piano degli Interventi.

E intanto gli abitanti di Calvene continuano a diminuire, al 31 dicembre 2020 i residenti erano 1296, dieci anni fa, nel 2010 eravamo 1.334, un calo di ben 38 unità. E altri giovani se ne stanno andando.

Calvene non può più aspettare.

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A questi nostri interventi non è stata data alcuna risposta e si è passati subito alla votazione. Votazione che ha visto il nostro voto contrario.

Al punto dell’ordine del giorno “Variazione al Bilancio di previsione 2021” abbiamo chiesto alcuni chiarimenti in riferimento a due Voci oggetto di variazione:

  • Voce “contributo dallo Stato per investimenti di 50.000 euro” alla domanda se il contributo fosse finalizzato, come i precedenti, a finalità di efficientamento energetico o interventi nel campo della sicurezza e in questo caso la nostra osservazione è stata che va rispettata la destinazione, la risposta è stata che saranno destinati ad asfaltare strade.   E’ un vero peccato dover tornare ancora su questo argomento per ricordare che “i contributi finalizzati vanno usati per le finalità previste”. Ci sono interventi sul risparmio energetico o sulla sicurezza (pedoni e ragazzi che sono costretti a percorrere via Roma in mezzo alla strada per la mancanza del marciapiede), che abbiamo proposto da tempo.  Calvene è l’unico paese che non ha un marciapiede lungo la via principale a tutela dei pedoni.   E’ questione di scelte, c’è chi preferisce tenersi i soldi in cassa e chi invece decide di investirli, creare lavoro, creare sicurezza ai cittadini, rendere Calvene più attrattivo. Noi siamo per questa seconda ipotesi. Si poteva fare il marciapiede e altri investimenti e si poteva asfaltare, bastava decidere di assumere un mutuo, la disponibilità finanziaria c’è e i tassi di interesse non sono mai stati così bassi.
  • Voce di “spesa di 15.000 euro per incarichi professionali esterni” alla domanda a quali incarichi fossero destinati, la risposta è stata “Ufficio Tecnico”; ma sono incarichi esterni, sono per la variante di piano? o altro? risposta: “Ufficio Tecnico”.

In sintesi, i Consiglieri comunali non devono sapere cosa ha in mente la Giunta.

Come è questione di trasparenza riferire al Consiglio le entrate da erogazioni liberali e la relativa destinazione.

Intervento del Consigliere Dino Polga al punto “approvazione regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale”.

Richiamando l’art 44 del Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale e delle Commissioni:

chiediamo la “Questione sospensiva” 

art 44: “La questione sospensiva consiste nella richiesta motivata che la trattazione dell’argomento sia rinviata ad altra seduta”

Motivazioni: “il regolamento per la disciplina del canone patrimoniale di occupazione del suolo pubblico e di esposizione pubblicitaria e del canone mercatale” di cui stasera si chiede l’approvazione, è un Regolamento corposo e articolato che merita, a nostro avviso, un adeguato approfondimento, che non è stato possibile fare visti i tempi ristretti a disposizione e visti gli altri importanti argomenti previsti in questo Consiglio comunale.

Cosa diversa se il testo del Regolamento fosse pervenuto ai Consiglieri almeno dieci giorni prima del Consiglio o meglio ancora se il Regolamento fosse stato discusso, come succede da prassi in tanti Comuni, da una Commissione consiliare, di cui chiediamo la nomina.

Queste le motivazioni della richiesta di sospensiva.

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Era una richiesta di “buon senso” tenuto conto che:

  • l’ordine del giorno del Consiglio era datato mercoledì 24 marzo e gli atti messi a disposizione, nelle ore d’ufficio, dal 24 marzo;
  • giovedì 25 Uffici chiusi per festa del Patrono;
  • venerdì mattina presa di visione degli atti (9 argomenti nell’ordine del giorno e un regolamento di 70 articoli con tabelle tariffarie), tecnicamente impossibile esaminarli;
  • lunedì il Consiglio comunale.

La richiesta è stata respinta ed è stata chiamata la votazione per l’approvazione del Regolamento: il nostro voto, a questo punto, non poteva che essere un voto contrario.

  Gruppo Consiliare “Vivere Calvene”

Il Ponte sull’Astico di Calvene: gioiello ingegneristico della Pedemontana Vicentina.

Parte prima Fase Progettuale e costruttiva

Silvia Binotto

Il ponte di Calvene sull’Astico, che unisce il paese alle contrade meridionali di Pralunghi, Chiossi e Magan, fu per molti anni il ponte ad arco più ribassato mai costruito e al tempo della sua costruzione, avvenuta tra il 1907 e il 1908, rappresentava una tra le migliori strutture ideate e mai realizzate in cemento armato, spiccando per la sua struttura snella e leggera, unica nel campo dell’ingegneria strutturale. Purtroppo non valorizzato come dovuto (nei suoi pressi infatti sarebbe interessante la posa di un pannello informativo) rappresentò al tempo della sua costruzione un’opera di incredibile arditezza: fu costruito in cemento armato, sostituendo così il precedente ponte ligneo distrutto dalla piena dell’Astico nel maggio del 1905, quando ancora l’uso del materiale non era regolamentato da precise normative, non erano nemmeno previsti criteri di verifica e ci si affidava alla garanzia fornita dai brevetti e alla professionalità dei progettisti.

Vengono qui ricostruite brevemente le vicende storiche più significative relative alla costruzione del ponte sull’Astico: utile e fondamentale è stata la tesi “Il ponte di Calvene sull’Astico (1907, A. Danusso). Architettura e Costruzione” dell’Ing. Marco Liverani – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Ingegneria, Laurea Magistrale in Ingegneria e Tecniche del costruire, A.A. 2010/2011, gentilmente prestatami dal geometra Giovanni Pozzan, per 25 anni Responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Calvene, il quale fornì personalmente al laureando copia della documentazione presente negli archivi comunali.

A Calvene, nel maggio 1905 le continue piogge provocarono un ingrossamento del torrente Astico, che danneggiò irrimediabilmente il ponte ligneo che collegava le contrade a sud-ovest con il resto del paese: Pralunghi, Chiossi e Magan. Fu allora necessario per l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Sig. Pietro Brazzale, occuparsi del problema e decidere per la costruzione di un nuovo ponte. Molti furono i problemi che si presentarono: come ricostruire il ponte sull’Astico? Sempre in legno, e quindi un giorno probabilmente il problema di un eventuale suo danneggiamento da parte delle piene dell’Astico si sarebbe ripresentato, oppure in altro materiale, più resistente come il cemento armato che in quegli anni iniziava ad essere più frequentemente impiegato anche in Italia? Come affrontare l’ingente spesa e come reperire le risorse necessarie? E ancora, a chi affidarsi per la progettazione e l’esecuzione dell’opera?

L’Amministrazione non aveva particolari pretese circa la ricostruzione dell’opera, se non rispettare le quote già esistenti e possibilmente sfruttare le “spalle” non danneggiate dalla piena del maggio 1905, per poter così ridurre i costi complessivi. Inoltre la scelta del materiale ricadde sul cemento armato, che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, conobbe grande impiego in Europa grazie al sistema Hennebique[1]. Per la progettazione del nuovo ponte l’Amministrazione di Calvene si affidò allo studio tecnico dell’ingegnere civile Quirino Dalla Valle di Thiene, poi divenuto Studio Tecnico Ingegneri Quirino Dalla Valle e Adelchi Zuccato. Lo studio però non si presentava ancora “pronto” per poter progettare un ponte in cemento armato, in quanto non possedeva ancora il brevetto per l’utilizzo del materiale. Così il 6 agosto 1905, l’ingegnere Zuccato inviò una raccomandata allo Società Porcheddu di Torino[2] (la raccomandata originale è conservata presso l’archivio stesso della Società, depositato presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica – DISEG del Politecnico di Torino).

Desiderando un Comune del Circondario avere dei dati sul costo e sulle condizioni di pagamento per un ponte in cemento armato […]”  l’ingegnere Adelchi Zuccato continua fornendo i dati su come dovrà essere costruito il ponte, larghezza, altezza e numero di “luci”, ovvero pilastri di sostegno, precisando che con la suddetta raccomandata il Comune di Calvene non intendeva assumersi verso la Ditta torinese nessun obbligo di tipo contrattuale. Iniziano così i rapporti tra la Società Porcheddu di Torino e lo studio Thienese, in rappresentanza del Comune di Calvene, per la definizione in primis del progetto del nuovo ponte da costruire sul torrente Astico, ma anche dell’esecuzione dei lavori di verifica, che porteranno poi alla costruzione del ponte ad un’arcata in cemento armato sul torrente Astico, ancora oggi presente, recentemente ristrutturato e consolidato[3], e rappresentante un’opera pubblica unica in tutto l’Alto Vicentino. Cospicuo fu anche lo scambio epistolare tra Comune e Società Porcheddu, per concordare modi e tempi di pagamento. Dagli scambi epistolari si può stabilire come, almeno in principio, lo studio thienese Dalla Valle propose la tipologia e la struttura architettonica del ponte, chiedendo alla Società Porcheddu solamente la redazione di un progetto tecnico e strutturale su un impianto architettonico in pratica già stabilito, ma destinato a subire notevoli modifiche: da un’iniziale proposta di un ponte a più campate si giunse alla progettazione di un ponte ad unica campata ad arco fortemente ribassato. In seguito ad un sopralluogo avvenuto tra l’agosto e il settembre del 1906, l’ingegnere Arturo Danusso della Società Porcheddu elaborò il progetto per il nuovo ponte sul torrente Astico, in cemento armato e ad una sola arcata di 32.50m. Con lettera del 17 settembre 1906 l’ingegnere Arturo Danusso specificò che il costo dell’arcata fosse di lire 8000, il costo invece per il rinforzo delle “spalle” già esistenti di lire 5500, e precisò inoltre che il prezzo era riferito solo ed esclusivamente alle opere in cemento armato, non alle opere provvisionali di organizzazione e di sistemazione del sito, compito esclusivo del Comune di Calvene. Iniziò un vero e proprio iter per la contrattazione del prezzo totale della spesa prevista per la costruzione del nuovo ponte: da una parte il Comune di Calvene, di cui lo studio thienese si fece portavoce, cercava di abbassare i costi complessivi e si adoperava per richiedere allo Stato “il sussidio governativo, in base alla legge 13 Luglio 1905, n. 400[4]”, dall’altra la Società Porcheddu che proponeva di arrotondare la cifra a lire 13000.

La situazione mutò ancora in seguito a nuove vicende: le piene autunnali del 1906 causarono danni irreparabili anche a una delle due spalle “sopravvissuta” alla precedente alluvione del 1905. Questo comportò un’ulteriore modifica del progetto e inevitabilmente un altro rialzo del prezzo da parte della Società torinese e continue trattazioni economiche tra l’Amministrazione Comunale e la Società stessa. Infine, con lettera datata al 30 luglio 1907, il Comune di Calvene accettò la proposta della Società Porcheddu ovvero uno sconto del 2% sul totale, a patto che il Comune stesso si impegnasse ad effettuare i pagamenti con estrema puntualità (per un totale dunque di lire 13720).

Iniziarono così i lavori per la costruzione del nuovo ponte in cemento armato ad arco ribassato, non senza problemi dovuti alle frequenti piogge dell’autunno 1907. Il 23 maggio 1908 furono effettuate le prove di carico statiche e dinamiche che diedero ottimi risultati. Le prove avvennero alla presenza del progettista del ponte stesso, l’ingegnere Arturo Danusso che in lettera datata 23 maggio 1908 scrisse: “L’arcata presentò una perfetta elasticità […]. Quanto al pagamento, che io mi presentai in Comune a sollecitare, mi disse il Sindaco che è già avvisato per uno di questi giorni la visita del Genio Civile per riconoscere l’esistenza dell’opera e accordare il sussidio governativo[5] (che tardava ad arrivare).” Furono utilizzati due carri da 30 quintali a un asse, ma per precauzione si fece passare un solo carro vuoto all’inizio. La prova di collaudo fu ampiamente soddisfacente e mise in risalto non solo la stabilità della struttura ma anche la sua grande e perfetta elasticità.

Domenica 25 ottobre 1908 si tenne la cerimonia di inaugurazione del nuovo ponte, presenziata dall’Onorevole Commendatore Attilio Brunialti: per l’occasione l’Amministrazione Comunale volle invitare l’ingegnere Porcheddu o un suo illustre rappresentante. Giunse da Torino la notizia secondo la quale “Non rispondemmo subito alla Sua lettera sperando di poter aderire all’invito e di intervenire alla simpatica riunione, che presenta per noi uno speciale interesse. Cosicché è con vero rincrescimento che dobbiamo oggi comunicare alla S. V. l’impossibilità di compiere la gita a Calvene nel giorno indicato, come avremmo vivamente desiderato; rincrescimento tanto maggiore in quanto ci tocca rinunziare al piacere di ascoltare l’eloquente parola dell’On. Brunialti. Scriviamo però a al n/ Rappresentante per codesta Provincia sig. Ing. Priuli-Bon, affinché, potendo, voglia procurarsi il piacere di assistere all’inaugurazione, del che potrà dare avviso direttamente alla S.V.”.

Il ponte sull’Astico di Calvene fu prototipo per il ponte del Risorgimento (1911) sul Tevere a Roma, di cui avremo modo di parlare nel prossimo articolo con l’approfondimento su Arturo Danusso, progettista del “nostro” ponte.


[1] Il sistema prende il nome dal suo inventore: François Hennebique (Neuville-Saint-Vaast, 26 aprile 1842 – Parigi, 7 marzo 1921) che fu inizialmente riconosciuto come l’inventore del calcestruzzo armato, sistema edilizio che brevettò nel 1892.

[2] Giovanni Antonio Porcheddu (Ittiri, 26 giugno 1860 – Torino, 17 ottobre 1937), ingegnere italiano che introdusse in Italia la tecnica delle costruzioni in cemento armato. Fu il primo ad intuire la validità del Systéme Hennebique (cioè il conglomerato cementizio armato internamente con profilati di ferro disposti e rafforzati con apposite staffe), del quale ottenne già nel 1892 il brevetto per il suo utilizzo, primo in Italia.

[3] Dopo oltre novant’anni d’utilizzo il ponte presentava segni di logoramento, causati sicuramente dagli agenti atmosferici ma anche e sicuramente dall’incremento delle sollecitazioni superiori a cui è sottoposto ogni giorno. Fu quindi necessario un intervento di ristrutturazione e di consolidamento statico: i lavori iniziarono il 12 luglio 2004 e terminarono il 15 novembre 2004. Si intervenne su più punti: immediato intervento manutentivo sulle strutture, recupero e salvaguardia degli elementi costruttivi; aumento della portata dei carichi in transito da 5,00 t. a 45,00 t.; adeguamento della viabilità veicolare e pedonale e superamento delle barriere architettoniche; rispetto della tradizione popolare del paese stesso mediante valorizzazione dell’antico ponte.

[4] Lettera dello Studio Dalla Valle alla Società Porcheddu del 9 ottobre 1906. Le legge a cui fa riferimento l’Ingegnere Zuccato nella medesima lettera si riferisce ai provvedimenti “a sollievo dei danneggiati dalle alluvioni del primo semestre 1905…” (https://www.gazzettaufficiale.it/).

[5] In base alla Legge 13 Luglio 1905 n. 400 il Comune di Calvene ottenne come sussidio governativo per la ricostruzione del ponte sull’Astico lire 8250,00.

Fig. 1 Primo progetto architettonico per il ponte sull’Astico a Calvene, con quattro campate.
Progetto inviato dalla Società Porcheddu nel settembre 1905 allo studio thienese Dalla
Valle-Zuccato (da LIVERANI 2010/2011)
Fig. 2 Ulteriore progetto architettonico per il ponte sull’Astico a Calvene, con due campate.
Progetto inviato dalla Società Porcheddu nell’ottobre 1905 allo studio thienese Dalla
Valle-Zuccato (da LIVERANI 2010/2011)
Fig. 3 Progetto definitivo per il ponte sull’Astico di Calvene inviato con lettera del 29 maggio
1907 dalla Società Porcheddu agli ingegneri Quirino Dalla Valle e Adelchi Zuccato (da
LIVERANI 2010/2011)
Il Ponte prima della ristrutturazione dell’estate 2004

Piena dell’Astico durante i lavori di ristrutturazione e consolidamento statico (estate 2004)

Il Ponte dopo l’intervento di ristrutturazione e consolidamento

A ricordo di Silva e dei partigiani della Valle delle Lore e di Lozzo Atestino, Martiri della Resistenza

Oggi 28 Marzo 2021 cade il 76° anniversario della morte di “Silva”, Francesco Zaltron di Marano Vicentino (1920-1945), comandante partigiano, Medaglia d’Oro al valor militare.   A ricordo di Silva e dei partigiani della Valle delle Lore e di Lozzo Atestino, Martiri della Resistenza

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un momento della commemorazione con la partecipazione dei Sindaci di Lugo di Vicenza, Marano Vicentino e Lozzo Atestino, i Sindaci dei Consigli comunali dei ragazzi di Lugo-Calvene e Marano, rappresentanti ANPI e AVL

L’intervento di Davide Brazzale il Sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi di Lugo e Calvene:


Vorrei ringraziare per l’opportunità che mi è stata data nel partecipare a questo evento. Proprio in questo momento a scuola stiamo studiando il fascismo e la Resistenza. Mi sono documentato un po’ leggendo alcune parti del libro “Il comandante Silva l’ardimento e il sacrificio” di Liverio Carollo. Grazie a questo libro ho capito quanto Calvene e Lugo siano stati fulcro della Resistenza.

Non è più la storia dei libri, ma quella del mio territorio.

Ad esempio ho scoperto che Silva, ferito, trovò rifugio in contrada Campanella a 100 metri da casa mia. E la casa dove fu catturato Silva è nella contrada dove abitava la mia bisnonna Maria.
Credo che adesso, ogni volta che passerò per quei posti penserò alle battaglie e alle persone che hanno perso la vita per gli ideali di tolleranza, di pace, di giustizia sociale e per un’Italia più libera.

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Per l’occasione consigliamo il libro, recentemente pubblicato, “Il comandante Silva, l’ardimento e il sacrificio” di Liverio Carollo, che presentiamo qui brevemente con le parole dell’autore.

“Il comandante Silva, l’ardimento e il sacrificio” di Liverio Carollo, pubblicato per commemorare i cento anni dalla nascita di Francesco Zaltron, detto “Silva”

Il libro vuole commemorare la figura del partigiano Silva, Francesco Zaltron di Marano Vicentino, classe 1920, ucciso il 28 marzo 1945 tra le valli di Mortisa dai nazifascisti. La pubblicazione si divide in tre parti: nella prima parte si traccia “un profilo del comandante” della Brigata Mazzini “partendo dalla sua formazione fino alle azioni e ai colpi di mano che realizzò con il suo battaglione di montagna, per giungere ai giorni della battaglia di Granezza e poi alla sua tragica morte avvenuta tra le valli di Mortisa di Lugo di Vicenza.” La seconda parte presenta le lettere inviate da Silva ai familiari. Nella terza parte è invece presentato e descritto l’itinerario (segnalato) “L’ultimo viaggio di Silva”, che accompagna il lettore sugli ultimi passi del comandante Silva prima della sua uccisione. Un itinerario che vuole essere “un pellegrinaggio civile sui luoghi dove un giovane ha sacrificato se stesso perché tutti noi vivessimo in una società migliore”; una testimonianza della Resistenza, che non deve essere dimenticata e i cui ideali di libertà, pace, giustizia, tolleranza, vengano recepiti da tanti giovani e non solo. Come ricorda l’autore Liverio Carollo “solo la memoria può contribuire al ricordo. E la memoria può essere una lapide, un libro, una camminata suoi luoghi della lotta; la memoria ha il potere di stimolarci, di tenerci vigili, sulla breccia e di trasmettere i valori nei quali crediamo.”

L’itinerario “L’ultimo viaggio di Silva”, presentato nel volume di Liverio Carollo e curato dal Gruppo Silva Mortisa, “Amici della Resistenza” ANPI – AVL di Thiene (CAROLLO 2020.)

L’itinerario “L’ultimo viaggio di Silva” parte da Piazza Resistenza di Calvene e sale verso la frazione Monte per la “strada vecia”, ovvero l’antica strada che collegava il centro del paese con Casa Corona e il Monte, attraversando la Val Porca, poi lentamente abbandonata in seguito alla costruzione della cosiddetta “Strada della Salvezza” (1916/1917 – una lapide commemorativa ne ricorda la costruzione proprio sul “ponte de Piaréla”). Dalla località Monte l’itinerario prosegue per contrada Murari, scende al Malleo e poi ai Gramoli, contrada ormai abbandonata, per poi ritornare al punto di partenza. L’itinerario è segnato e lungo il percorso sono presenti pannelli informativi, il tratto in salita corrisponde al sentiero CAI n. 697.

Indicazioni sull’itinerario “L’ultimo viaggio di Silva”

22 Marzo – Giornata mondiale dell’Acqua

Una giornata per ricordare l’importanza dell’acqua, bene primario, fonte di vita e per promuovere comportamenti responsabili nell’uso di questa preziosa risorsa.

La giornata mondiale dell’acqua è l’occasione per ricordare che al mondo su 7,8 miliardi di persone, 750 milioni non hanno accesso ad acqua salubre e 2,5 miliardi devono convivere con la costante scarsità di risorse idriche.

Etiopia – regione del Tigrè

Risolvere i problemi dell’acqua molto spesso aiutano a prevenirne altri, come la fame, i conflitti o la migrazione.


Nel nostro vivere quotidiano, oltre alla gestione oculata dell’acqua, l’impegno per la salvaguardia di questa importante risorsa si può concretizzare nella tutela delle sorgenti e dei corsi d’acqua di cui è ricco il nostro territorio.

Torrente Chiavona

21 marzo 2021, 26°Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie

Ventisei anni, un periodo lungo che ha reso protagonista una vasta rete di associazioni, scuole, realtà sociali in un grande percorso di cambiamento dei nostri territori, nel segno del noi, nel segno di Libera.

…. a ricordare e riveder le stelle è lo slogan scelto per questo 21 marzo

Il desiderio di ‘riveder le stelle’ e di uscire dall’inferno della pandemia, dopo un anno di isolamento e distanziamento, è un desiderio forte tra tutti i cittadini. La parola stessa desiderio ci rimanda al cielo: desiderare è avvertire la mancanza di stelle, sentire forte la necessità di buoni auspici, di luce che illumina e dà energia.

E in questo senso le stelle sono anche le persone che ogni giorno si battono per la giustizia sociale e la legalità democratica, fari del nostro operare ed esempi ai quali guardare. A loro dobbiamo quotidianamente volgere il nostro sguardo. Osservare le stelle nel cielo vuol dire avere un panorama sgombero da nuvole, nitido, ciò a cui dobbiamo tendere per superare una fase caratterizzata da offuscamento e confusione. Il firmamento è la nostra capacità di andare oltre ciò che stiamo vivendo oggi, per generare un futuro migliore.

(fonte: Libera.it)

8 marzo Giornata Internazionale delle Donne

Gruppo di lavoro “Cultura – Scuola – Associazioni”

Un po’ di storia…..

Sull’origine della festa c’è una falsa leggenda da sfatare perché di fatto questa data viene spesso collegata a due episodi storici.

Il primo si riferisce ad un incendio che scoppiò all’interno di una fabbrica a New York dove alcune operaie avevano iniziato una protesta contro le inumane condizioni in cui erano costrette a lavorare. I datori di lavoro avevano bloccato l’uscita per evitare che la protesta si estendesse. Quando l’incendio scoppiò le 134 operaie (la maggior parte immigrate) bloccate all’interno del capannone morirono.

L’altro evento storico a cui molte volte si fa riferimento è la Rivoluzione Russa. L’otto marzo del 1917 molte operaie russe protestarono contro lo zar per ottenere pane e pace.

In realtà la prima Giornata Nazionale della Donna fu festeggiata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti. La data venne scelta per ricordare uno sciopero di lavoratrici tessili newyorchesi che richiedevano migliori condizioni di lavoro.

Nel 1910 in occasione del Congresso Internazionale Socialista a Copenhagen, si decise di accogliere una mozione istituendo la Giornata Internazionale della Donna, per promuovere i diritti delle donne e contribuire alla campagna in favore del suffragio universale.

Soltanto nel 1921 si pensò ad un’unica data internazionale, l’otto marzo.

E solo a partire dal 1975, Anno internazionale della donna, si ottenne il riconoscimento della celebrazione ufficiale da parte dell’ONU che, nel 1977, dichiarò l’8 marzo “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.

Il simbolo della festa

In Italia, a partire dal 1944, la mimosa è il simbolo di questa ricorrenza. L’idea della mimosa fu proposta da Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei (ex partigiana), partecipanti all’UDI (associazione femminile nata nel 1944 e tuttora impegnata in attività di difesa e promozione dei diritti della donna).

La mimosa sboccia normalmente nei primi giorni di marzo e da sempre è considerato un fiore economico e molto resistente.

Perchè festeggiare?

Molti sono i traguardi che sono stati raggiunti in questi anni di rivendicazioni a partire dal diritto di voto, ma molti sono gli obiettivi ancora da raggiungere per la piena realizzazione dei diritti umani delle donne.

L’UNDP, Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, ha diffuso, a marzo dello scorso anno, il report Tackling Social Norms che indaga le disparità di genere nel mondo attraverso un indice specifico, il Gender Social Norms Index (GSNI), che misura il modo in cui i pregiudizi sociali ostacolano la parità di genere in settori come la politica, il lavoro e l’istruzione.

Il report ha riguardato 75 Paesi che, insieme, accolgono l’80 per cento della popolazione globale, raccogliendo informazioni, statistiche e sondaggi sull’applicazione e la percezione dei diritti di genere, basandosi su indicatori socio demografici e di benessere (come per esempio il livello scolastico, le opportunità di lavoro, il tasso di mortalità per parto, la capacità di leadership etc.).

Lo studio è un momento di riflessione per chiederci se veramente si raggiungerà la parità di genere nel 2030 come stabilito dal programma d’azione dell’Agenda Onu 2030 sottoscritto da 193 paesi.

Il progetto dell’Onu vuole promuovere il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e nello specifico gli obiettivi  4 (Istruzione di qualità) e 5 (Uguaglianza di genere)

Per quanto riguarda l’obiettivo 4 l’ONU ha chiesto a tutti gli Stati Membri di promuovere l’educazione della prima infanzia e raggiungere l’uguaglianza educativa a livello di genere.

In quest’ottica la casa editrice Zanichelli ha redatto delle linee guida per  promuovere la parità di genere nei libri, per superare una visione del mondo stereotipata, con ruoli predeterminati dall’appartenenza a un genere, a un’etnia o da diverse abilità. E’ un lungo cammino, in cui si cerca di superare la disparità sociale rappresentando in modo paritario i generi, evidenziando il contributo del genere femminile al sapere, usando un linguaggio inclusivo e condannando il sessismo linguistico (perché le parole sono importanti!)

https://www.zanichelli.it/chi-siamo/obiettivo-dieci-in-parita

L’obiettivo 5 si prefigge di eliminare ogni discriminazione contro le donne, promuovere la loro partecipazione alla vita sociale e politico-economica, eliminare ogni forma di violenza nei loro confronti e tutelare la loro salute.

https://unric.org/it/obiettivo-5-raggiungere-luguaglianza-di-genere-ed-emancipare-tutte-le-donne-e-le-ragazze/

E’ innegabile che nell’ultimo decennio sono stati fatti passi da gigante ma c’è ancora molto da fare, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dove la possibilità di studiare non è incentivata e dove il fenomeno delle spose bambine non permette a queste di emanciparsi dalla famiglia.

Fortunatamente ci sono dei segnali positivi di rappresentanze femminili in istituzioni internazionali: Christine Lagarde BCE, Ngozi Okonjo-Iweala leder WTO, Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea….ma non basta.

La pandemia di Covid ha peggiorato la situazione. Secondo gli ultimi dati Istat su 101mila nuovi disoccupati, 99mila sono donne. La pandemia ha allargato il problema della disparità di genere: dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne. L’emergenza sanitaria ha amplificato un fenomeno già conosciuto e che si aggiunge allo svantaggio del carico di lavoro non remunerato; le donne lavorano in settori messi in ginocchio dalla crisi pandemica e sono le prime vittime della crisi economica a causa dei loro contratti più precari e di posizioni aziendali meno “sicure”. Il reddito medio delle donne è il 59,6% di quello degli uomini a livello complessivo, ha recentemente dichiarato Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria del Ministero dell’Economia e creare delle infrastrutture di supporto come ad esempio una maggiore offerta di asili nido può favorire una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

Anche l’Unicef per festeggiare l’8 marzo promuove “8 azioni per l’8 marzo” perché per sconfiggere gli stereotipi ciascuno deve fare la sua parte:

1.Riflettiamo e mettiamo in discussione i nostri pregiudizi.

2.Incoraggiamo ogni bambina/o nella nostra vita a perseguire i propri sogni al di là degli stereotipi di genere.

3. Reagiamo di fronte ai commenti sessisti e discriminatori.

4. Informiamoci su questioni di genere ascoltando diversi punti di vista.

5.Condividiamo il carico di lavoro domestico.

6. Diffondiamo una cultura del consenso imparando a parlarne tra e con i giovani.

7. Ascoltiamo, non giudichiamo e crediamo alle persone che hanno subito violenza di genere.

8. Firmiamo la petizione dell’UNICEF per consentire a bambine e ragazze di essere maggiormente protette e protagoniste del cambiamento.

https://8marzo.unicef.it/?utm_source=sitoistituzionale&utm_medium=modulo_lancio&utm_campaign=festadonna_01032021_LD_LW05_MLFD

Ora tocca a noi farci promotori dell’uguaglianza di genere, combattendo gli stereotipi e sottolineando la preziosa ricchezza nella diversità.

Proposta di legge popolare contro la propaganda fascista e nazista

Per non dimenticare

Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.

Sabato 6 marzo è possibile firmare dalle 15 alle 18 in Piazza Chilesotti a Thiene

Cambiamenti climatici 2021 e pandemia… tutto è collegato

…. ma dove stiamo andando ?

a cura del Gruppo Consiliare “Vivere Calvene” – Febbraio 2021

“La terra non è nostra proprietà, ci è data in prestito dai nostri nipoti: togliere futuro a chi verrà è un crimine contro l’umanità.”

50 anni di sviluppo industriale incontrollato stanno mettendo in ginocchio il pianeta Terra.

Il cambiamento climatico innescato non ci consente più di ignorare la realtà. Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno, il punto critico, il limite oltre il quale l’equilibrio della terra potrebbe essere compromesso.

La terra si stà riscaldando e questo è un dato inconfutabile e l’innalzamento della temperatura globale favorisce la formazione di eventi atmosferici estremi. Più fa caldo, più si sciolgono i ghiacci ai poli, e più si sciolgono i ghiacci, più si innalza il livello del mare. Questo è quello che stà accadendo lungo molte coste di tutto il mondo, dove vivono seicento milioni di persone: Bangladesh, India, Thailandia, Vietnam, senza dimenticare i problemi di casa nostra come l’ultima “aqua granda” a Venezia.  Inoltre, l’acqua del mare che sale, compromette lentamente la qualità dell’acqua dolce, riempiendo l’acquifero di acqua salata.

Più fa caldo e più aumentano le possibilità, in certe aree, di desertificazione rendendo impossibile anche la vita degli animali e con essi la vita dell’uomo che si trova nelle condizioni di dover abbandonare per sempre le proprie case. Diventano così realtà i migranti ambientali. Senz’acqua non c’è vita.

Come non bastasse… abbiamo violato e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e altri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le comunità che vi abitavano, in Congo, in Amazzonia, nel Borneo, in Madagascar, in Nuova Guinea, con l’insediamento di industrie minerarie estrattive e costruendo nuovi insediamenti urbani.

Per non parlare dello spazio….la vigilia di Natale di 52 anni fa (24 dicembre 1968, l’abbiamo ricordato nella pubblicazione dello scorso anno) la missione Apollo 8 portava, per la prima volta, un equipaggio umano in orbita attorno alla Luna.  Anders esclamò “oh mio Dio! Guarda che immagine! È la terra che sorge. Wow, è proprio bella”.  Si avvertiva in quelle parole il bisogno dell’uomo di inchinarsi davanti alla potenza del creato.

A 50 anni di distanza dai dati disponibili, pare che orbitino intorno alla terra più di 8 mila tonnellate di detriti spaziali, pari a quasi 30 mila oggetti volanti di oltre dieci centimetri, le cui dimensioni consentono di essere tracciati da terra.

Una casa fragile “la nostra terra” limitata da uno strato superficiale che va da 10.000 metri sotto il livello del mare a 10.000 metri al di sopra di esso; solo 20 km che racchiudono l’unico luogo dell’universo, ad oggi conosciuto, all’interno del quale esiste la vita, che noi con il nostro sviluppo incontrollato stiamo compromettendo.                 

Dall’aria che respiriamo, ormai talmente inquinata che soffoca città e pianure, soprattutto nei mesi invernali, ai mari dove galleggiano tonnellate di plastica. Le stime prevedono che entro il 2050 la quantità di plastica nei mari quadruplicherà. Una sconvolgente realtà è l’immensa quantità di plastica che col tempo si è concentrata formando un’isola galleggiante nel Pacifico tra la California e le Hawaii, grande ormai come la Francia.

Ma dove stiamo andando?…..

Il tempo che rimane è oramai poco.  L’appello di Greta Thunberg : “mi state rubando il futuro. I politici diano priorità alla questione climatica, si concentrino sul clima per trattarlo come una vera crisi” è di una attualità disarmante. I potenti della terra sanno benissimo che Greta ha ragione dalla prima all’ultima parola: lo ripete da anni anche “la scienza”.

Ma prevale l’idea di andare avanti sottovalutando le conseguenze che sono all’orizzonte, coltivando l’illusione che si tratti di un’eventualità lontana, astratta, irrealizzabile. Qualcosa che potrà accadere solo nel futuro remoto, quando nessuno di noi ci sarà più.

Prima che sia troppo tardi è indispensabile cambiare le modalità della crescita con un’azione globale coordinata. Bene l’Europa che si stà muovendo in questa direzione e “obbliga” i paesi membri a ripensare una crescita economica basata sull’innovazione, la ricerca, una crescita che sia inclusiva, redistributiva e sostenibile dal punto di vista ambientale, spingendo verso l’abbandono di carbone e petrolio a favore di energia solare.

Purtroppo gli eventi, del 2020 e di questo inizio 2021 con la pandemia in atto, hanno distolto l’attenzione dal tema dei cambiamenti climatici; ma questo è un tema fondamentale che deve ritornare prioritario perché ……. tutto è collegato.

L’inquinamento atmosferico, la cattiva qualità dell’aria, favorisce anche il diffondersi della pandemia da Coronavirus.

Dall’origine della nostra specie, circa duecentomila anni fa, all’anno 1804 la popolazione mondiale è cresciuta fino a raggiungere un miliardo di abitanti. Tra il 1804 e il 1927 è aumentata di un altro miliardo; nel 1960 ha raggiunto i tre miliardi; e da allora è cresciuta di un miliardo ogni tredici anni circa. Nell’ottobre del 2011 eravamo sette miliardi, nel 2024 la stima è di otto miliardi di persone e probabilmente arriveremo a nove miliardi prima che si preveda un appiattimento della crescita.

David Quammen nel suo saggio predittivo del 2012  dal titolo “Spillover” scriveva: “In una popolazione in rapida crescita, con molti individui che vivono addensati e sono esposti a nuovi patogeni, l’arrivo di una nuova epidemia è solo questione di tempo. E’ ipotizzabile che la prossima Grande Epidemia (il famigerato Big One) quando arriverà si conformerà al modello perverso dell’influenza, con alta infettività prima dell’insorgere dei sintomi.”

L’ipotesi di nove anni fa sembra diventata realtà, potrebbe essere il Covid-19, la malattia da Coronavirus che causato ormai più di 100 milioni di contagi e più di 2,5 milioni di decessi.

In latino virus significa veleno; il Covid-19 è un virus che si diffonde per via aerea, dunque altamente trasmissibile ed è per questo che è riuscito a fare, in poco tempo, il giro del mondo.  Il Covid-19 è una malattia molto pericolosa che deve essere affrontata con misure preventive adottate da tutte le persone.

Le azioni di noi singoli hanno un grande effetto sul fattore di trasmissione; con il nostro agire (lavarsi spesso le mani, usare la mascherina, mantenere il distanziamento fisico, usare gel disinfettante) possiamo fermare o accelerare l’evoluzione della pandemia; possono salvare la nostra vita e quella degli altri.

Quel che accadrà dipenderà da tutti noi.

E in futuro ? … Molto è stato fatto nel campo della ricerca ma molto rimane ancora da fare; questa pandemia ha evidenziato ancora una volta la fragilità del sistema sanitario mondiale e la criticità di questo modello di sviluppo.

confiniamo migliaia di bovini, suini, polli, in allevamenti intensivi dove è facile che gli animali siano esposti a condizioni poco igieniche e a patogeni provenienti dall’esterno (dai ratti ai pipistrelli) e che si contagino tra loro.  In tali condizioni i patogeni hanno opportunità di evolvere e assumere nuove forme in grado di infettare gli esseri umani tanto quanto maiali, mucche e altro. Molti di questi animali li bombardiamo con dosi profilattiche di antibiotici e di altri farmaci, non per curarli ma per farli aumentare di peso e tenerli in salute il minimo indispensabile per arrivare vivi al momento del macello, tanto per generare profitti. In questo modo, con l’uso di antibiotici, favoriamo l’evoluzione di batteri resistenti.”

Più volte il giornalismo d’inchiesta ha evidenziato le deviazioni pericolose degli allevamenti intensivi incontrollati; necessitano ora nuove e stringenti regole che garantiscano modalità di allevamento, provenienza e sicurezza alimentare e magari da parte nostra rivedere l’alimentazione riducendo il consumo di carne.

Va rivisto il ruolo fondamentale dell’OMS, (l’Organizzazione Mondiale della Sanità);  vanno migliorate le basi scientifiche, per migliorare la capacità di risposta. Ciò significa sapere quali tipi di virus tenere sotto osservazione, essere in grado di riconoscere uno spillover (passaggio del virus dall’animale all’uomo) anche in luoghi remoti, prima che si trasformi in un’epidemia e avere capacità organizzative per bloccare le epidemie localizzate prima che diventino pandemie.

E in Italia, per non trovarsi impreparati, è indispensabile dotare il sistema sanitario nazionale di un piano di intervento ben strutturato. Questo è il momento di costruire la Sanità del domani al servizio di tutti i cittadini, rafforzare la sanità sul territorio, investire nelle persone, nelle università, nella ricerca, con tecniche e tecnologie avanzate.

Chiediamo alla Politica, con la “P” maiuscola, a tutti i livelli, di dimostrarsi all’altezza della situazione e saper usare correttamente le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa.

Questo virus e la crisi che stà provocando, ci costringe ad andare all’essenziale e a rivedere le nostre priorità, individuali e sociali.  Abbiamo bisogno di solidarietà e fiducia reciproca che sono le basi di un patto sociale e vanno costruite e alimentate giorno per giorno.

Serve una rinnovata voglia di Vivere, “Vivere una nuova normalità”, occorre impegno consapevolezza, equità e solidarietà, soprattutto tra generazioni.

con la collaborazione del “Gruppo di lavoro”  della Lista  “Vivere Calvene”

Cambiamenti climatici 2020

Cambiamenti climatici  e non solo….. Azioni

a cura del Gruppo Consiliare “Vivere Calvene” Febbraio 2020

Il simbolo della Lista “Vivere Calvene” racchiude nel nome e nella grafica il nostro impegno per l’Ambiente.  Acqua, terra, cielo, germoglio: un insieme di elementi che danno origine, in equilibrio perfetto, alla vita.

Questo tema “Ambiente, cambiamenti climatici, conseguenze, azioni da intraprendere”, sempre più attuale, sarà motore delle nostre azioni.  Abbiamo già avuto un interessante prologo nella serata, molto partecipata, del 6 dicembre 2019.

Iniziamo il nostro racconto con alcune foto spettacolari:                               

La vigilia di Natale di 52 anni fa (24 dicembre 1968) la missione Apollo 8 portava, per la prima volta, un equipaggio umano in orbita attorno alla Luna.  Willian Anders, Frank Borman e James Lowell furono i primi a poter osservare lo spettacolo dell’alba della Terra vista dalla Luna.  La foto chiamata da Anders “Earthrise” “il sorgere della Terra” ci rilevò un pianeta di maestosa bellezza, ma anche fragile e delicato.  Una colorata isola di vita in un universo per il resto vuoto e buio.

Una casa fragile, limitata da uno strato superficiale che va da 10.000 metri sotto il livello del mare a 10.000 metri al di sopra di esso; solo 20 km che racchiudono l’unico luogo dell’universo, ad oggi conosciuto, all’interno del quale esiste la vita.  

E’ vero, lo sentiamo ripetere ormai quasi tutti i giorni, è in atto un cambiamento climatico, ma forse la percezione di dove stiamo andando non è ancora così forte come dovrebbe essere.

Il pianeta si trova di fronte a profondi mutamenti climatici e in assenza di azioni concrete per invertire tale percorso, entro pochi anni ci si potrebbe trovare di fronte ad un punto di non ritorno:

  •  milioni di ragazzi nel mondo all’insegna del “Fridays For Future” si battono per l’ambiente rivendicando azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico
  • non solo ragazzi, c’è il forte messaggio di Papa Francesco a tutti i potenti della terra con la “lettera enciclica Laudato si” che evidenzia come la nostra terra, maltrattata e saccheggiata, richieda una “conversione ecologica”, perché “l’ambiente è un dono collettivo, patrimonio di tutta l’umanità”.

Ecco, ciò che serve è diffondere la conoscenza di queste tematiche, riconoscere il ruolo della scienza, l’impegno delle persone che in modo scientifico affrontano i problemi e ci forniscono la chiave di lettura, gli strumenti per comprendere, le azioni che aiutano a gestire questa difficile transizione. Questo è il contributo che vorremmo dare con questa nostra iniziativa.

Il pericolo maggiore è che, sommersi dalla quotidianità e dalla nostra normalità, rischiamo di isolarci da ogni esposizione di idee nuove o lontane dal nostro modo di vedere il mondo, modificando così la nostra percezione della realtà.

Vivere dei giacimenti di combustibili, in primis carbone e petrolio, per oltre due secoli ci ha indotto erroneamente a immaginarci un futuro senza fine, dove tutto sarebbe stato possibile e il prezzo da pagare irrisorio. Abbiamo finito per credere di essere padroni assoluti del nostro destino e che la Terra esista perché noi possiamo sfruttarla, non abbiamo capito che qualunque cosa avvenga in questo fragile pianeta presenta un conto modificando lo stato di equilibrio esistente da millenni.

Fino ad un certo punto, tutto ha funzionato a dovere: da una parte l’anidride carbonica si liberava nell’atmosfera con le combustioni, dall’altra si fissava nelle piante attraverso la fotosintesi.    Per milioni di anni questo sistema ha funzionato come un orologio. Finché, in concomitanza con la rivoluzione industriale, la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera è diventata così enorme da non poter essere più interamente fissata dalle piante. Le piante che sono il motore della vita, attraverso la fotosintesi e grazie all’energia del sole, fissano l’anidride carbonica dell’atmosfera producendo ossigeno. Grazie a questo miracoloso processo la vita ha potuto diffondersi e prosperare.

Ma questo perfetto equilibrio stà per saltare e non solo in atmosfera. Secondo la maggior parte degli studi, molte delle principali risorse che sostengono il nostro modello economico e le nostre tecnologie sono ormai vicine al punto di esaurirsi. Il petrolio dovrebbe cominciare a diminuire entro il 2030, il rame verso il 2040, l’alluminio il 2050, il carbone il 2060, il ferro nel 2070.

Risorse limitate non possono sostenere una crescita illimitata. Quando si parla di crescita si intende crescita dei consumi. Il pianeta potrebbe ospitare una popolazione umana molto più numerosa di quanto non sia oggi, anche i 10 miliardi di persone che si prevedono per il 2050, potrebbe, appunto.  Ma soltanto qualora l’umanità cambiasse radicalmente stile di vita, riducendo drasticamente l’uso delle risorse non rinnovabili.  Ma purtroppo tutto sembra indicare una tendenza opposta.     Nei prossimi anni una percentuale crescente della popolazione terrestre aumenterà in misura significativa i propri consumi. Secondo la Banca mondiale entro vent’anni da oggi la classe media crescerà, dai quasi due miliardi di persone attuali, a un numero che ragionevolmente si collocherà intorno ai cinque miliardi.

Tre miliardi di persone in più che vorranno, legittimamente, consumare come abbiamo fatto noi.     Tre miliardi di persone che, consumando carne, acqua, carburanti, metalli e materie prime in generale, faranno salire i consumi delle risorse terrestri a picchi enormemente più elevati di quelli già insostenibili odierni.

Conseguenze del nostro vivere quotidiano

Se tutta la popolazione terrestre consumasse oggi, come consumano mediamente i cittadini degli Stati Uniti, servirebbero le risorse di cinque terre ogni anno. Se l’intera umanità consumasse risorse come noi italiani, ne servirebbero 2,6 mentre se gli abitanti del pianeta consumassero risorse allo stesso livello degli abitanti dell’India (1,4 miliardi di persone, per lo più vegetariani) le risorse sarebbero sufficienti per altri due miliardi di persone oltre alle quasi otto che già popolano questo pianeta.

Qualsiasi azione del nostro vivere quotidiano, dal trasporto al riscaldamento nelle abitazioni, dalle attività industriali alle attività commerciali, usano energia ricavata da petrolio, gas, carbone, legna, liberando nell’aria anidride carbonica e altri gas.  Tutte queste sostanze si accumulano nell’atmosfera (nei soli 10 km di aria sopra di noi che ci garantiscono la vita).  Ad esse si aggiungono poi le conseguenze derivanti da calamità naturali, o indotte dall’uomo quali incendi (nel recente passato vedi Amazzonia o Australia) che devastano intere aree verdi, generatori di ossigeno del pianeta.

L’anidride carbonica è il principale responsabile del cosiddetto “effetto serra” e quindi, dell’innalzamento della temperatura del pianeta. Questo aumento della temperatura sta provocando due effetti opposti: l’aumento della desertificazione che toglie vaste aree all’agricoltura e lo scioglimento di grandi quantità di ghiaccio, sia al polo nord che al polo sud, nonché in tutti i ghiacciai della terra, dal Kilimangiaro (sorgente di numerosi corsi d’acqua nella zona dell’Equatore dove il ghiacciaio sta praticamente scomparendo, si è ridotto dell’80 % dal 1912 ad oggi) ai ghiacciai delle nostre montagne, dando origine ad un lento e progressivo innalzamento delle acque che in tempi non lontani allagheranno ampie zone costiere del pianeta. Due fenomeni che daranno origine a massicce migrazioni: i Migranti climatici.

 sommità del Kilimangiaro    

ghiacciaio della Marmolada

Abbiamo chiamato quest’epoca l’Età del progresso.    Ora il conto è arrivato ed è il cambiamento climatico. Stiamo entrando in una nuova fase, dove dobbiamo imparare a convivere con l’incertezza, con fenomeni climatici sempre più estremi ma soprattutto una fase dove serve una presa di coscienza collettiva immediata della gravità del problema.

L’impegno dei Giovani “Fridays For Future” stanno mettendo i Governi di tutto il mondo di fronte alle proprie responsabilità; in questo momento storico, per salvare il futuro, è necessario agire tutti insieme al di là delle frontiere politiche.

Prima che sia troppo tardi, prima che l’Umanità precipiti verso un punto di non ritorno è indispensabile un  “NUOVO CORSO RISPETTOSO DELL’AMBIENTE”.

Nell’autunno di quest’anno l’Italia ospiterà la prima conferenza globale dei giovani sul clima (Youth Cop26); è l’occasione per far entrare i giovani nella stanza dei bottoni. Giovani di tutto il mondo verranno in Italia a discutere e verrà stilato un documento che sarà la dichiarazione base dei giovani per la Cop26 di Glasgow dal 9 al 19 novembre 2020.

Per prima cosa, a supporto dalla natura:                            

Difendiamo le foreste e copriamo di piante le nostre città.

Le piante hanno già dimostrato in passato di essere in grado di ridurre drasticamente la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, possono farlo nuovamente, regalandoci una seconda possibilità. Per questo dovremmo coprire di piante qualsiasi superficie del pianeta in grado di poterle accogliere. Ma prima è necessario bloccare ogni ulteriore deforestazione. La difesa delle foreste dovrebbe diventare argomento di un trattato internazionale vincolante. E le città, che ospitano ormai il 50 % della popolazione mondiale, luoghi dove viene prodotta la maggior quantità di anidride carbonica, dovrebbero essere interamente coperte di piante. Non solo nei parchi, nei viali, ma in ogni luogo possibile, nelle terrazze, ovunque dove sia possibile far vivere una pianta.

E poi … COSA POSSIAMO ….e  DOBBIAMO FARE ?

E’ importante dire che non siamo all’anno zero.

L’Unione Europea ha intrapreso fin dal 2009 la strada verso un’economia verde a emissioni zero. Prima con obiettivo fissato (20-20-20) di raggiungere entro il 2020 il 20% dei consumi da energie rinnovabili, il 20% di aumento dell’efficienza energetica ed il 20% di riduzione di emissione di anidride carbonica. Ora l’UE ha fissato per il 2030 nuovi obiettivi, ancora più ambiziosi: almeno il 32% dei consumi da energie rinnovabili, un aumento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica e la riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990) ed emissioni di carbonio pari a zero entro il 2050.

Secondo la scienza, queste sono le condizioni indispensabili per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi centigradi nel 2050.

Dopo l’UE con i suoi 500 milioni di abitanti, anche la Repubblica popolare cinese, forte di quasi 1,4 miliardi di abitanti ha intrapreso la strada, con un ambizioso piano, della transizione verso un’era post carbonio. Al gruppo sembra finalmente che siano in procinto di unirsi anche gli Stati Uniti con i loro 330 milioni di abitanti.  Ora è indispensabile che questi tre attori principali dell’economia mondiale marcino in sincronia condividendo le migliori pratiche, standard e regolamenti e riescano a coinvolgere il resto dell’umanità. 

Il Sole, fonte della vita è la chiave per salvare l’Umanità.

L’energia catturata dal sole, dai pannelli fotovoltaici (il cui costo è molto diminuito negli ultimi anni) e immagazzinata in batterie di nuova generazione (anch’esse a costi molto più bassi) abbinate a pompe di calore, consentirà, a breve, di rendere le abitazioni completamente autosufficienti dal punto di vista energetico, compresa la sostituzione del tradizionale riscaldamento a gas con il riscaldamento elettrico.

Tutto questo grazie all’Unione Europea.  Sono stati gli obiettivi vincolanti imposti agli stati membri e le tariffe di incentivazione introdotte a stimolare un passaggio alle energie solari ed eolica, a indurre le imprese a migliorare le prestazioni delle due nuove tecnologie e la loro efficienza, riducendone drasticamente i costi.

Poi è stata la volta della Cina, e le sue aziende hanno apportato innovazioni in materia di efficienza e abbassato ulteriormente i costi di produzione di energia solare ed eolica. Ora la Cina è il principale produttore al mondo di tecnologie solare ed eolica, economica ed efficiente, ed ha iniziato ad esportare in tutti i mercati. Naturalmente la Cina ha applicato queste nuove tecnologie su larga scala anche nel suo mercato interno, accompagnando innumerevoli installazioni (es: lungo la via della seta) con la digitalizzazione della sua rete elettrica consentendo così alle aziende e alle comunità di produrre energia rinnovabile utilizzarla in proprio o rivenderla in rete.

Altre importanti innovazioni dell’energia ricavata dal sole, dopo il fotovoltaico ad alta efficienza, è la tecnologia energetica del solare a film sottile, che unita a batterie ad alta capacità consentono straordinarie applicazioni soprattutto nella mobilità elettrica. In Europa, la Norvegia ha già dichiarato che dal 2025 sarà vietata la vendita di auto con motore a combustione interna; ciò significa solo auto elettriche o a idrogeno o plug-in a bassa emissione. Si ritiene che nel 2025 l’auto elettrica costerà come l’auto tradizionale.

L’installazione del fotovoltaico potrebbe contribuire, in modo determinante, a ridurre i costi dell’energia se installato negli edifici (pubblici e privati) dove l’attività lavorativa si sviluppa nelle ore diurne quando la produzione di questa energia raggiunge il picco.

L’energia dal sole come strumento di democrazia e sviluppo: il sole splende ovunque

Circa 1,1 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’elettricità, e per molti di più la disponibilità di elettricità è marginale e inaffidabile. La caduta dei costi degli impianti solari e dei sistemi di immagazzinamento consente già ora, ma lo sarà sempre più in un prossimo futuro, di portare l’elettricità in tutti i paesi in via di sviluppo.   L’accesso a un’elettricità verde prodotta a livello locale, dal sole, trasformerà ogni aspetto della società, dalla possibilità di attivare pozzi per l’acqua potabile, migliorando le condizioni di vita, alla creazione di piccole attività artigianali e industriali. L’impatto maggiore l’eserciterà sulla condizione della donna.  Grazie all’elettricità le ragazze potranno trovare il tempo per proseguire gli studi, cercare impieghi nell’economia elettrificata emergente, raggiungere un certo grado di economia indipendente che avrà, come successo in tutte le società sviluppate, una ricaduta sulla diminuzione del tasso di natalità (oggi molto elevato in alcuni paesi dell’Africa subsahariana).            

Dal solare domestico, piccolo è bello, ad un sistema cooperativo integrato

Oggi, in Germania, quasi il 25 % di tutta l’elettricità consumata nel paese proviene da impianti solari ed eolici e gran parte di questa energia verde è prodotta da piccole cooperative.

La Germania ha annunciato, nel 2019, che intende realizzare, entro il 2025, una rete di trasmissione elettrica nazionale intelligente all’avanguardia in modo da gestire l’incremento della produzione solare ed eolica derivante dalla crescente moltitudine di microreti che operano nelle comunità sparse in tutto il paese.

Piccoli operatori agricoli, piccole e medie imprese, associazioni di quartiere, hanno costituito cooperative elettriche, contratto prestiti bancari e installato sulle loro terre tecnologie per la produzione di energia solare ed eolica, per utilizzare parte dell’elettricità verde fuori rete e vendere l’eccedenza alla rete. Se qualche regione più fortunata si troverà a disporre, in questo o quel momento o periodo del giorno, della settimana, del mese, o in questa o quella stagione dell’anno, di grandi quantità di energia solare ed eolica, il surplus di elettricità potrà essere accumulato e in seguito condiviso con altre regioni.

Questa è la strada da percorrere, anche in Italia.

Risorse umane e finanziarie

Per procedere spediti verso questo nuovo modello di sviluppo, rispettoso dell’ambiente e indispensabile per assicurare un futuro vivibile alle nuove generazioni, è necessario:

  • indirizzare le professionalità della forza lavoro del XXI secolo verso queste nuove tecnologie sostenendo la formazione, con borse di studio, stage, ricerca ….
  • importanti decisioni a livello politico, una programmazione Italia, a medio periodo, che vada oltre la fragilità e la durata dei Governi
  • reperire risorse sia disincentivando le attività ad alta emissione di anidride carbonica sia da una attenta analisi delle voci di spesa e di investimento   
  • recuperare solo la metà della metà dell’evasione fiscale (oggi stimata 100 miliardi) significa avere disponibili 25 miliardi di investimento in più ogni anno. Chi evade fa aumentare le tasse a tutti gli altri e soprattutto toglie i servizi essenziali a chi ne ha più bisogno.

Altra possibile fonte, per reperire investimenti, potrebbe derivare da una revisione della tassazione sui redditi più alti, applicando, per esempio, per la parte sopra i 100.000 euro, un prelievo aggiuntivo del 10 % (più che sostenibile) – Art. 53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”    

Comportamenti quotidiani a sostegno della natura

  • mettere in pratica forme di risparmio energetico
    • moderare il riscaldamento dei locali
    • installare elettrodomestici a basso consumo
    • installare lampade a basso consumo
    • installare se possibile impianto fotovoltaico per produzione di energia
    • installare se possibile pompa di calore per acqua calda da fotovoltaico
  • ciclo dell’acqua
    • usare acqua di rubinetto o da distributori   
    • attuare un uso attento dell’acqua (con recupero acqua piovana per orto)
  • mobilità sostenibile
    • preferire il cammino quotidiano o con bicicletta
    • nella scelta dei mezzi scegliere mezzi a bassa emissione e là, dove è possibile, usare i mezzi pubblici
  • ridurre il consumo di carne

Comportamenti quotidiani a sostegno della natura

  • ciclo dei rifiuti
    • ridurre la produzione di rifiuti (preferire confezioni multiple)
    • limitare l’acquisto di prodotti “usa e getta”
    • non utilizzare sacchetti di plastica o riutilizzarli evitando di gettarli dopo il primo utilizzo
    • usare prodotti locali a filiera corta (rifornirsi con contenitori dove possibile)
    • attuare la raccolta differenziata spinta per un riciclo di qualità

la raccolta differenziata inizia in casa, separando i rifiuti secondo le loro caratteristiche (carta, vetro, lattine, umido ecc.) e conferendo i diversi materiali negli appositi contenitori in modo da permetterne il riutilizzo e trasformando così i rifiuti in risorsa.

Es: per produrre una tonnellata di carta, in modo tradizionale, servono in media 15 alberi, circa 45.000 litri d’acqua e tanta energia elettrica.  Per produrre la stessa quantità di carta riciclata non si tagliano alberi, si utilizzano circa 1.800 litri d’acqua e meno della metà di energia elettrica.

Lo stesso vale per il vetro, le lattine; possono essere riciclati all’infinito con un risparmio di una pari quantità di materia prima e di molta energia elettrica. Dalla plastica si possono ricavare accessori vari per auto ed elementi per arredo urbano, ad esempio panchine

essere di esempio con il proprio agire

Dalle Energie rinnovabili la chiave per un futuro migliore

Gli investimenti su energie rinnovabili, solare, eolico, …… oltre ad avviare un importante processo interno che renda più sicuro l’approvvigionamento energetico (riducendo la dipendenza dalle importazioni di energia) consentono, su più ampia scala, di immaginare un futuro:

  • che crei nuove opportunità di crescita e posti di lavoro
  • che assicuri energia a prezzi accessibili a tutti i consumatori
  • un Medioriente luogo di pace anziché luoghi di conflitto (spesso generati dalla presenza di giacimenti petroliferi)

Le fonti di energia rinnovabile non prevedono alcun processo di combustione e pertanto sono prive di emissioni nocive per l’ambiente e per il clima.

A fronte della vera emergenza per le generazioni future,il Cambiamento climatico”, l’uomo si distrae, pensa all’onnipotenza, continua con ottusità a spendere ingenti risorse in guerre, fonti di odio, distruzioni ambientali e di vite umane.

Basterebbe dirottare queste risorse “da strumenti di guerra a strumenti di Pace” per risolvere i problemi dell’Umanità.    

Nota: il presente articolo trae informazioni da: “Un green new deal globale” di Jeremy Rifkin, “La Nazione delle piante” di Stefano Mancuso, fonti della Commissione Europea e note serata del 6 dicembre 2019.

con la collaborazione del “Gruppo di lavoro”  della Lista  “Vivere Calvene”

Bilancio 2021

Consiglio comunale del 29 dicembre 2020 – intervento sul Bilancio di previsione 2021

Nell’ultimo Consiglio comunale è stato votato all’unanimità un ordine del giorno, proposto dalla minoranza, sull’EMERGENZA Covid-19.  Il documento conteneva un punto molto importante che, di fronte all’emergenza, voleva costruire un ponte nei rapporti tra maggioranza e minoranza. Si chiedeva di “istituire incontri periodici con i capigruppo”. Sono passati ormai tre mesi dall’8 ottobre e non è stato promosso nessun incontro.  Votando SI all’ordine del giorno, era stato assunto un impegno, che non è stato onorato. Questo, è un fatto molto grave.   

Parliamo del Bilancio di Previsione 2021 segnalando i principali scostamenti rispetto al 2020 e alcune Voci da monitorare, a nostro avviso, particolarmente.

– Entrate:

  • al “Tit. 1 entrate correnti di natura tributaria” maggiori entrate di 27.000 euro; si passa infatti dai 392.000 euro del 2020 a 419.000 euro nel 2021.  Di questi 27.000 euro:
    • 21.000 derivano dall’IMU, l’aumento stabilito dalla D.C. n.14 del 29 luglio scorso parlava di un incremento dal 4 al 5% pari a circa 8.000 euro non 21.000; è opportuna una verifica di questa voce, come merita attenzione l’incremento delle entrate di 6.000 euro previste dalla tassa rifiuti, un aumento che non si giustifica, a tariffe invariate.
  • al Tit. 3 entrate extra-tributarie:
  • nella voce vendita energia è iscritta una maggiore entrata di 6.000 euro, che passa quindi dai 37.500 euro del 2020 ai 43.500 euro del 2021. Nel 2021 le entrate derivanti da Fotovoltaico saranno determinanti per il bilancio; a fronte di una spesa per quota ammortamento mutuo e interessi pari a 22.200 euro, le entrate iscritte a Bilancio alla Voce “vendita di energia” sono 43.500 euro, un saldo positivo di 21.000 euro
  • nel capitolo “proventi legname”, a seguito dei danni causati dalla tempesta Vaia, nel 2020 sono stati venduti schianti per 47.000 euro contro i 5.000 euro medi degli anni precedenti; nel 2021 sono nuovamente iscritte vendite per 5.000 euro con una minore entrata nel 2021 rispetto al 2020 di 42.000 euro
  • “alienazione immobili comunali” per 88.000 euro, è una procedura da seguire con particolare attenzione visto l’esito del 2020 (voce già segnalata lo scorso anno).

Parte Spese – Titolo  1 spese correnti :

  • Minori spese per acquisto beni di consumo per uffici, acquisto servizi, manutenzioni, prestazioni di servizi, per 35.000 euro; (è un obiettivo che richiederà un costante controllo).
  • Gestione rifiuti: come ribadito lo scorso anno, servono interventi urgenti di sensibilizzazione per migliorare la raccolta differenziata, altrimenti le risorse stanziate nel 2021, i 105.000 euro, non saranno sufficienti;
  • Gestione emergenza Coronavirus: non risultano iscritte a Bilancio spese per Emergenza Coronavirus; un argomento, questo, che abbiamo riproposto più volte e che merita, a nostro avviso, maggiore attenzione, urgenza e accantonamento di risorse in un Fondo di solidarietà.  Ci sono persone bisognose, che in questo periodo, sono ancora più “invisibili” e quelle sole, ancora più sole; ansia e paura ci accompagnano ogni giorno e, a tutto questo, si aggiungono le difficoltà delle persone che hanno avuto o potranno avere problemi di lavoro.                                In questo contesto diventa più che mai urgente:  
  • promuovere una campagna di sensibilizzazione, di rispetto delle regole per combattere il diffondersi dell’epidemia, con manifesti da affiggere nei luoghi pubblici, nelle bacheche, nei bar, negozi, parrucchiere, ovunque si concentrino persone, con una scritta chiara, evidente, di impatto, tipo:” Comune di Calvene –  il Consiglio comunale all’unanimità – visto il continuo aggravarsi della pandemia – invita tutti i cittadini al massimo rispetto delle regole e a sottoporsi, appena disponibile, alla vaccinazione”;
  • mettere in campo una “rete attiva” per dare supporto alle fragilità, economiche e sociali;
  • rafforzare gli strumenti di informazione su Telegram, con comunicazioni sistematiche;
  • e appena possibile, per il rispetto del paziente e della sua privacy, installare una doppia porta, con doppio vetro, nell’Ambulatorio medico.

Titolo 2 – Spese in conto capitale: oltre agli 88.000 euro previsti per manutenzione strade (disponibili se va a buon fine la vendita del terreno), sono iscritti a bilancio 50.000 euro, quale contributo dello Stato in base alla legge 160 del 27 dicembre 2019 – art. 1 comma 29 che prevede che per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024 saranno assegnati, al Comune di Calvene, 50.000 euro anno per le seguenti finalità:

  • efficientamento energetico, ivi compresi interventi volti all’efficientamento

dell’illuminazione pubblica, al risparmio energetico degli edifici di proprietà pubblica e di edilizia residenziale pubblica, nonché all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili;

  • sviluppo territoriale sostenibile, ivi compresi interventi in materia di mobilità sostenibile nonché interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l’abbattimento delle barriere architettoniche;

E’ auspicabile che i 50.000 euro del 2021 non siano usati, come successo nel 2020, per interventi di manutenzione ordinaria, ma bensì per le finalità previste nella legge. 

A seguire, alcune proposte per investimenti nel settore del risparmio energetico, in grado di generare un ciclo virtuoso:  

  • installare un impianto Fotovoltaico da 10 KW su stabili comunali e tramite il servizio “scambio sul posto” utilizzare l’energia prodotta dall’impianto, anziché prelevarla dalla rete, riducendo così la bolletta pagata dal Comune all’Enel. Le attività degli uffici del Comune si svolgono durante il giorno, periodo in cui l’impianto fotovoltaico produce energia elettrica che può essere usata per il funzionamento dei Computer, delle attrezzature, dell’illuminazione e magari, in un prossimo futuro, ricaricare le batterie delle auto elettriche degli Insegnanti e dei dipendenti del Comune o del Parcheggio, attivando così una mobilità elettrica alimentata dal sole.
  • Sostituire il parco illuminazione degli edifici comunali e scolastici con lampade di nuova tecnologia in grado di ridurre i consumi di energia elettrica

per completare l’informazione, lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici non costituisce alcuna ipoteca per le generazioni future.  I pannelli fotovoltaici sono considerati prodotti RAEE, materiale elettrico con raggruppamento R4, che, a fine vita, vanno conferiti:  

  • in Ecocentro, a costo zero, per gli impianti domestici fino a 10kw, (impianto per tre utenze)
  • negli impianti di trattamento autorizzati, per gli impianti industriali; in questo caso il costo è di 10 euro il pannello.

In alternativa agli investimenti nel settore del risparmio energetico suggeriamo di usare i 50.000 euro per investimenti nel settore della sicurezza dei cittadini e del territorio (proposte da noi avanzate più volte), nonché per la sicurezza degli edifici pubblici.

Un’ultima considerazione va fatta sui mutui.

Segnaliamo due fatti: il primo, che i tassi di interessi sui mutui non sono mai stati così vantaggiosi, c’è la possibilità di accedere a mutui ad un tasso di interesse dello 0,52 % per mutui a 10 anni e 1,13 % per mutui a 20 anni; il secondo fatto, a nostro avviso incauto, è stato quello di aver finanziato gli 88.000 euro per la realizzazione dell’innesto sulla Provinciale, con l’Avanzo di amministrazione anziché con l’accensione di un mutuo.

L’utilizzo degli 88.000 euro ha ridotto la quota di avanzo, usualmente accantonato per gli imprevisti che possono capitare nel corso dell’anno, a soli 6.000 euro disponibili per il Bilancio 2021.          

Il Gruppo consiliare “Vivere Calvene”, in tutti gli interventi di stasera, ha confermato la sua linea:  una linea di osservazioni e proposte, in nome della trasparenza amministrativa.

Gruppo Consiliare Vivere Calvene

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